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sabato 7 novembre 2009

“Ich bin ein Berliner”. A 20 anni dalla caduta del Muro


Il 9 novembre del 1989 cadde il Muro di Berlino. Non è che cadde e basta. Fu proprio squassato, tirato giù blocco per blocco da uomini che avevano bisogno di un gesto fisico e simbolico per poter respirare a pieni polmoni. Respirare, sentire l’aria fredda entrare nella gola come un soffio liberatore. Gli uomini e i popoli hanno dentro di sé una scintilla che i tiranni si illudono di aver spento. E quando tutti paiono stanchi, bisognosi solo di condurre una modesta vita, ecco che la tirannide diventa insopportabile, ci si accorge che vivere da uomini esige di poter vivere secondo le dimensioni piene della libertà e della verità, senza aver paura che di notte qualche gendarme incappottato bussi all’uscio della porta urlando: Polizia ! Stasi ! Aprite…

Le prime crepe nel Muro si evidenziarono durante la “Rivolta ungherese” del 1956, durante la “Primavera di Praga” del 1968 e si approfondirono con l'emergere del movimento “Solidarnosc” in Polonia. Negli anni ’80 i movimenti per l'indipendenza si moltiplicano in tutto il blocco orientale: è l'inizio della fine per i regimi comunisti. La libertà e la democrazia erano diventate in pochi anni parole d’ordine dei movimenti rivoluzionari dell’Europa orientale. Strane rivoluzioni: senza armi, senza fucili. La gente si raduna, cerca di parlarsi, di essere solidale, scrive testi dove comunica ciò che profondamente crede (il Samizdat). La repressione interviene pesantemente. Incarcera, picchia. Imprevedibilmente il popolo si rialza, si raduna, l’onda dell’assedio cresce, non violenta, consapevole della propria forza che è materiale ma si radica nella verità.

Questo è accaduto in quel lontano novembre del 1989. Libertà e democrazia si sono affermate perché sentite nell’intimo da chi aveva sperimentato sul collo il tacco dello stivale tirannico. Anzi, è accaduto molto prima del 1989. Quando nell’Est alcuni uomini hanno cominciato a “vivere senza menzogna”, come spiegò a Stoccolma il premio Nobel Solgenitsin; come fecero gli operai polacchi di Danzica, radunati intorno al Papa e alla potenza dirompente del suo messaggio.

Con l’affermazione della democrazia e della libertà politica, che coincide con il potersi radunare, fondare partiti, esprimersi, circolare, la storia non finisce. La democrazia e la libertà sono come bicchieri in cui gli uomini versano il loro vino. Guai a rompere o sporcare quei bicchieri di delicato cristallo.

(Marcora)

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