pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: 01/11/09 - 01/12/09

domenica 29 novembre 2009

FACCIA……TOSTA? O MANCANZA DI RISPETTO DEI CITTADINI?

Meno male ! il PD ha chiarito una volta per tutte che nel nostro Comune tutto è andato per il meglio in questi quindici anni bui di amministrazione di sinistra!
Ci pare, a questo punto, che sia doveroso ed opportuno un piccolo ripasso, lo impongono i bizantinismi e i contorcimenti dell’estensore del volantino, accompagnato dal solito roboante riferimento al dissesto finanziario che è costato lacrime e sangue ai cittadini di Bernalda-Metaponto, e che, noi aggiungiamo, è servito per oltre 15 anni a coprire le incapacità amministrative di alcuni personaggi della politica locale che, nonostante le cariche ricoperte, non hanno lasciato alcun segno del loro passaggio,infatti, i cittadini li spediranno, insieme agli ignavi, nell’ultimo girone dell’inferno dantesco.
Non ritorneremo più sull’argomento e comunque, per l’ultima volta, lanciamo al P.D. la sfida:
- pubblichiamo il resoconto dei Commissari sul dissesto finanziario e confrontiamoci in un pubblico dibattito per verificare:
a) gli anni dei debiti e la Giunta Comunale in carica;
b) chi ha intascato i soldi dei debiti fuori bilancio (espropri, parcelle di progettazioni etc.), partecipando materialmente al lauto banchetto ed al vero saccheggio di Bernalda-Metaponto.

Poi per il resto avremo tempo per ricordare e far conoscere ai cittadini:
- il fallimento della Felandina e l‘amministratore comunale che ha condotto con tanta incapacità e imperizia l’intera “operazione” con conseguente amara delusione dei giovani in attesa che le promesse elettorali diventassero realtà;
- chi sono gli assegnatari dei lotti di proprietà comunale, ricadenti all’interno della zona industriale, e se tali lotti sono stati pagati al Comune di Bernalda o soltanto “accaparrati” dopo aver versato un misero acconto sull’intero prezzo ?
- chi è il proprietario dei terreni circostanti il “vecchio Consorzio Agrario” (quelli prospicienti la Basentana e la stazione ferroviaria di Bernalda), già urbanizzati, prima ancora di essere lottizzati a scapito di iniziative poste a poca distanza, privi di fogna e in attività da diversi anni ?;
- quale Sindaco ha favorito il nepotismo realizzando opere a favore dei familiari contrabbandandole per opere di riqualificazione urbana (quattro metri quadrati di asfalto ed una pomposa,inutile e contestata Piazza del Popolo! Le strade di pubblica utilità, cari compagni, quelle volute dalla popolazione, si programmano nei piani, si progettano e si realizzano, non basta asfaltare quelle che le precedenti amministrazioni hanno realizzato!);
- i depuratori di Bernalda e Mataponto (andiamo a vedere gli atti) risalgono al periodo 80-90, non basta inaugurare!;
- il misero cartellone estivo per l’animazione turistica, non è stato visto da nessuno (forse dai venditori ambulanti extracomunitari presenti sul lungomare, da qualche malcapitato ospite presente nelle strutture turistica di proprietà degli amici e dei compari e forse dall’estensore del volantino !), e, comunque, nonostante la miseria e la tristezza che hanno dominato la stagione estiva a Metaponto, sono stati fatti anche debiti fuori bilancio dal simpatico e allegro ex assessore al turismo, debiti che sono rimasti sul groppone di alcuni funzionari comunali che, ora, non sanno come soddisfare le giuste richieste di pagamento da parte dei creditori;
- chi è stato l’amministratore di sinistra che con grande caparbietà ha decretato la chiusura della cooperativa “I bisognosi”, uno dei pochi esempi di buona imprenditorialità locale, operazione esecrabile e nefanda servita solo a favorire una scellerata impresa che ha immerso e lasciato Bernalda e Metaponto nel luridume, altro che raccolta differenziata ! ( è venuta “Striscia la notizia” a intervistare, a complimentarsi e a ridicolizzare il fu sindaco Renna !);

Potremmo continuare all’infinito, ma siccome siamo stati abituati da “papi” alla politica del fare, ad essere operativi e non parolai, vogliamo mandare in trans i fratelli di Marrazzo, con delle proposte operative:

1) il PDL di Bernalda e Metaponto ha organizzato un convegno per discutere e trovare una soluzione seria e definitiva alla erosione dell’arenile ed al necessario ripascimento del litorale di Metaponto Lido, argomento che tanto interessa agli operatori turistici ed ai cittadini bernaldesi-metapontini, ma, mai affrontato con determinazione dalle amministrazioni comunali di sinistra dal 1995 al 2005, tanto che, il mare, in molti punti, ha eroso non solo l’arenile ma anche la duna artificiale; al convegno, oltre a numerosi cittadini, operatori del settore,tecnici ed ambientalisti, ha partecipato, in qualità di relatore, l’ing.Nicola Duni Funzionario del Ministero delle Infrastrutture, il quale ha mostrato e discusso sul progetto di ripascimento dallo stesso redatto, in difesa della costa di Metaponto Lido, nel 1987, finanziato per circa 3,5 miliardi delle vecchie lire nel 1990.
I lavori non furono mai iniziati perché osteggiati da ambientalisti e da detrattori che non amano il Lido di Metaponto, per cui, la somma stanziata fu utilizzata altrove ! Ora non è più tempo di “chiacchierare”, bisogna passare ai fatti, l’ing.Duni, nella sua eccellente relazione ha dimostrato che il progetto redatto nel 1987 non è più attuabile per le variazioni che nel frattempo si sono verificate al piano di appoggio delle scogliere frangiflutto, per cui, è urgente eseguire un nuovo studio di “fattibilità fisico” che ha i suoi costi.
IL PDL di Bernalda-Metaponto, INVITA IL P.D., TUTTI I PARTITI POLITICI, I MOVIMENTI, I CIRCOLI CULTURALI PRESENTI SUL TERRITORIO, LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA, AD INTRAPRENDERE UNA FORTE AZIONE COMUNE, PRESSO GLI ENTI PREPOSTI (Regione-Provincia-Comune etc) PER FINANZIARE, CON URGENZA, LO STUDIO DI “FATTIBILITA’ FISICO” E LA SUCCESSIVA FASE DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE NECESSARIE PER EVITARE LO SCEMPIO DELLA NOSTRA COSTA.
In tal modo, i costi per l’istituzione ed il mantenimento dell’osservatorio regionale per la costa, potranno essere stornati ed utilizzati per uno studio più utile, più concreto e più produttivo;

2) Il PDL di Benalda e Metaponto INVITA, altresì, IL P.D., TUTTI I PARTITI POLITICI, I MOVIMENTI, I CIRCOLI CULTURALI PRESENTI SUL TERRITORIO, AD INTRAPRENDERE UNA FORTE AZIONE COMUNE presso la Regione Basilicata per evitare che Bernalda ricada nel Distretto della Salute del Bradano che ha come sede il Comune di Irsina, questo per evitari grossi disagi ai cittadini Bernaldesi-Metapontini.

Questi i fatti veri!………….ora mettiamoci al lavoro per il bene della nostra Comunità.

sabato 28 novembre 2009

DECISIONI UNANIME? AZIONI UNANIME


Quando si vota un partito o un movimento politico, o una coalizione che si candida al governo del Paese, si sceglie in base ad un programma ed alla credibilità che riconosciamo ai candidati – primo fra tutti il candidato premier – nell’attuare questi impegni.
Durante la prima repubblica, quando cioè le alleanze ed i primi ministri si materializzavano dopo, spesso indipendentemente dal volere degli elettori, ed il programma di governo era un rituale parlamentare a cui nessuno prestava ascolto, gli impegni contavano meno. Oggi sono tutto.
E’ un salto salutare di democrazia, nato sostanzialmente dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, ma al quale hanno poi contribuito e partecipato sia il centrodestra sia il centrosinistra.
Le decisioni prese ieri dall’ufficio di presidenza del Popolo della Libertà, ed il richiamo di Berlusconi, vanno esattamente in questa direzione.
E cioè:
· attuare il programma di governo;
· rispettare gli impegni presi in campagna elettorale;
· tra questi impegni c’è quello di garantire la governabilità e la guida di palazzo Chigi affidata (dagli elettori) a Berlusconi;
· prendere le decisioni interne a maggioranza;
· rendere conto di queste decisioni sempre e comunque agli elettori;
· la dialettica interna è quella che consente che si discuta, in modo chiaro e trasparente all’esterno, ma che poi si decida;
· chi non rispetta queste elementari regole di democrazia non può far parte del Popolo della Libertà.

Ricapitolando: non sono in discussione la libertà di confrontarsi sulle varie questioni. E’ però doveroso che, una volta deciso, il Pdl si muova in maniera univoca, e non con una doppia o tripla linea.
Ancora: non è messa in dubbio la facoltà e il diritto di esprimersi su argomenti che richiedono la libertà di coscienza. Il Pdl, più di ogni altra forza politica, ha sempre garantito questa forma liberale di scegliere, anche in Parlamento. Ciò che non può essere accettato è invece il venire meno agli impegni assunti con gli elettori, o il lanciare in modo estemporaneo temi e proposte che non hanno nulla a che fare con il programma di governo, anche quello votato dagli elettori.
Diversamente ricadremmo nei vecchi riti che indebolirono e minarono la credibilità della prima repubblica, e infine la resero più vulnerabile di fronte alle indagini a senso unico dei pm.
Da questo punto di vista, è stato citata la questione del voto agli immigrati. Nulla impedisce che sia argomento di discussione, ma non fa parte del programma di governo. Può certamente essere proposto agli elettori, innovando o modificando il programma stesso: ma allora deve essere deliberato all’interno del Popolo della Libertà, confrontato con gli alleati della coalizione, verificato alla luce delle necessità del Paese. Insomma, tutto deve avvenire alla luce del sole ed in base al principio del rispetto della maggioranza.
Sulla questione in sé, sono tra l’altro evidenti due cose: non si può dare il voto a chi non sia cittadino italiano; non si può dare la cittadinanza a chi non abbia i requisiti giuridici ed economici per ottenerla; esistono inoltre i principi di reciprocità tra Stato e Stato.
Non solo: sulla sicurezza e l’immigrazione il governo ha investito gran parte della propria credibilità lanciando un segnale chiaro nel rispetto dei diritti civili. Un impegno mantenuto, una linea che la popolazione mostra di apprezzare. Vogliamo sconfessare quanto fatto finora, lanciando il segnale inverso?
E’ solo un esempio. Un altro esempio è costituito dal rafforzamento dei poteri del premier a vantaggio non di un singolo, ma della governabilità del Paese. Riforma che ha il suo contrappeso nello snellimento e nella maggiore efficienza dei lavori parlamentari, anche per evitare il ricorso ai decreti.
Tutto ciò era inoltre espresso a chiare lettere nel programma letto e approvato al congresso fondativo del Pdl, al quale tutti hanno dato il loro contributo.
A questi impegni ed a questi vincoli precisi si è richiamato l’ufficio di presidenza del Pdl. Il criterio della maggioranza che decide (e ne risponde) non è una forzatura autoritaria, ma il suo contrario: è la base della democrazia. Non c’è assemblea o organismo di alcun tipo nel quale non si decida a maggioranza.
Lo si fa, per inciso, anche a sinistra: nel Pd a maggioranza è stato appena eletto il nuovo segretario, che ha fissato una linea alla quale anche gran parte della ex minoranza si è adeguata. Chi non ha condiviso – come Francesco Rutelli e altri – ha coerentemente imboccato un altro percorso politico lasciando il Pd. Qualcuno ha menato scandalo? Non ci pare proprio.

giovedì 26 novembre 2009

FRANCO PIZZOLLA COORDINATORE DI BERNALDA E METAPONTO


Il PDL di Bernalda e Metaponto esprime tutta la propria soddisfazione e conferma la propria fiducia nella persona, nell’impegno e nelle capacità di Franco Pizzolla, già Sindaco di Bernalda, nominato a coordinare il Partito. Ringraziamo i vertici regionali e provinciali del PDL e in particolare il Coordinatore Provinciale, Sen. Cosimo Latronico, per aver posto attenzione alle esigenze di un territorio quale Bernalda e Mataponto da troppi anni martoriato dal Centrosinistra.
Siamo certi che una figura autorevole e di comprovata esperienza politica ed amministrativa come Franco Pizzolla potrà offrire il suo valido contributo e l’espressione del giusto equilibrio necessario per unificare le varie anime del PDL Bernaldese e Metapontino
Espressione delle esigenze di una popolazione che vuol uscire dall’asfissiante cappa assistenzialista per troppo tempo vissuta e dall’ombra oppressiva di provvedimenti emergenziali mai finalizzati ad avviare un organico sviluppo turistico, agricolo e industriale. Un territorio ed una popolazione che, tormentati da avversità naturali e economiche, afflitti da scelte politiche e da uomini di centrosinistra mai propensi a decisioni coraggiose e lungimiranti, hanno la concreta possibilità di invertire la rotta della servitù e della miseria e di costruire una società libera e ricca di opportunità di sviluppo.
Gli esponenti del PDL di Bernalda e Metaponto :
Franco Prisco (Dirigente Regionale del PDL)
Gianluca Colonna ( Dirigente provinciale del PDL)
Nicola Dommarco ( già candidato regionale di FI)
Rocchelia Sisto (già candidata regionale di AN)
Tonino Faliero (già assessore e consigliere di FI)
Nicola Petrocelli ( già assessore Comune di Bernalda)
Donato Grieco (già consigliere di FI)
Nicola Roselli (già Assessore del Comune di Bernalda)
Vinicio Chiore (già presidente circolo Nuova Italia)
Michele Panetta (già candidato nel Patto per la Svolta)
Leonardo Salerno (già candidato sindaco di AN)
Enzo Grippo (già candidato nel Patto per la Svolta)
Vincenzo Perriello (delegato pdl di Metaponto)
Sandro Clemente(già candidato nel Patto per la Svolta)
Francesco Salluce, Massimo Gallitelli, Nunzio Gallotta, Michele Settembrini, Maurizio Barbieri, Pietro de Nittis, Pasquale Esposito, Rocco Petrocelli, Russo Giuseppe, Russo Domenico, Enrico Paradiso, Gianfranco Fuina(iscritti del pdl)

mercoledì 25 novembre 2009

ALLA C.A. DEI CUGINETTI DI MARRAZZO ( VITTIME DELLE CRISI DI IDENTITA' ALTRUI)


POPOLO DELLA LIBERTA'
Coordinamento provinciale di Matera
Egr. Franco Pizzolla
Bernalda
e p.c. Al Sen. Guido Viceconte
Coordinatore Regionale PDL
Potenza
e p.c. Al Sen. Egidio Digilio
Vice Coord. Vicario Regionale PDL
Potenza

e p.c. Avv. Nuccio Labriola

Vice Coord. Vicario Provinciale PDL

Matera

OGGETTO: Nomina Coordinatore Comunale di Bernalda

Ai sensi del Punto V delle Norme transitorie del vigente Statuto del Popolo delle Libertà, nelle more delle procedure previste dell'art. 32, sentito il vice coordinatore vicario,

NOMINO

Il sig. Franco Pizzolla Coordinatore comunale del Popolo della Libertà di Bernalda

Matera 24 Novembre 2009

Il coordinatore Provinciale

Sen. Cosimo Latronico

MATTIA (PDL), TURISMO IN BASILICATA SENZA SUPERFICIALITA’ NELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE


Nell’attuale delicata fase di predisposizione dei Piot (Pacchetti integrati di offerta turistica) nell’ambito del Piano turistico regionale, è indispensabile tenere conto delle indicazioni emerse dal sondaggio tra i turisti che fa parte del progetto ‘Basilicata Ok’ dell’Adiconsum per adeguare servizi, ricettività ed organizzazione delle vacanze in Basilicata”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Franco Mattia (Fi-Pdl), aggiungendo che “nel leggere con attenzione i pareri espressi da quanti hanno trascorso soggiorni di ferie estive nelle principali località turistiche della regione, specie in merito ai servizi erogati, emergono ancora disfunzioni e carenze da superare, insieme ad alcune punte di moderata soddisfazione”.
“Anche i turisti che rappresentano il punto di riferimento fondamentale e ‘super partes’ per esprimere giudizi - continua Mattia - confermano che l’attività complessiva dell’industria turistica lucana è rimasta legata ai buoni propositivi della Giunta regionale, questa volta affidati al nuovo Piano turistico regionale e all’inventiva e creatività di singoli operatori che devono far ricorso con propri investimenti a sempre nuove attrazioni di richiamo. Non ci si può accontentare di un livello di generale sufficienza della soddisfazione dei vacanzieri, perché la competizione dei mercati turistici, fortemente legata al rapporto prezzi - qualità dei servizi, è sempre più spietata specie nel bacino del Mediterraneo e nel contesto europeo di nostro riferimento. Inoltre per evitare le situazioni che si sono registrate nelle ultime stagioni estive è necessario predisporre per tempo gli interventi di accoglienza turistica”.
“Mi riferisco, soprattutto - dice Mattia - alla situazione dei lidi della costa jonico-metapontina e, in particolare, di Metaponto Lido che continuano a risentire del fenomeno dell’erosione della costa. Già lo scorso anno nelle prime settimane dei mesi estivi numerosi bagnanti e turisti hanno disertato le spiagge di Metaponto. C’è il tempo adesso perché tutto ciò non si ripeta con l’estate 2010″.

lunedì 23 novembre 2009

CONVEGNO DI TORREMARE A METAPONTO

Il 5 agosto scorso viene approvato Il Nuovo Piano Turistico Regionale, con notevoli difficoltà e defezione . Alcuni, dai banchi della maggioranza, hanno avuto il coraggio di esprimere un voto contrario, altri, invece, per spirito di appartenenza , hanno accettato di votare il Piano anche se con tutta la criticità ascoltata nei loro interventi.
Un'analisi ed una riflessione meritavano di essere messe nella premessa di questo Piano Turistico Regionale, ovvero il fallimento del Piano precedente, approvato da questa stessa maggioranza di centro sinistra. Ricordo quel dibattito in cui si presentavano, con grande enfasi, le aree prodotto (BASILICATA CHE BELLO)come la grande novità per impostare e reimpostare il turismo in Basilicata. Anche quel Piano, però, aveva delle lacune, tanto è vero che è stato portato avanti per un certo numero di anni per poi finire nel cassetto, passando ad una nuova strategia totalmente diversa, a commento del fallimento della politica messa in campo dal centro sinistra.
I dati evidenziati nel Piano Turistico Regionale approvato il 5 agosto sono, seppure datati, espressione di quanto è successo in Basilicata e quindi testimonianza del fallimento.
In realtà, le politiche del turismo, nel loro complesso, non hanno fatto sì che il turismo divenisse una gamba dello sviluppo della Basilicata e non credo ci siano fatti confortanti per indurci a pensarla diversamente.
Se provassimo a mettere in relazione gli investimenti effettuati sotto la macrovoce turismo in questi anni, dall'ultimo piano ad oggi, con gli obiettivi realizzati , le ricadute ottenute ed il PIL regionale, un'analisi attenta evidenzierebbe il più grande spreco di denaro pubblico in assoluto, qui in regione. La relazione tra investimenti ed obiettivi è fortemente negativa e, questo, è un dato che deve farci riflettere!

La Basilicata, regione di entroterra, una regione che ha una difficoltà rilevante, ovvero l'accessibilità
Le porte di accesso alla Basilicata quali sono?

Il mare ne è una, ma solo se gode di porti di attracco, e non mi sembra che in Basilicata ce ne siano tali da recuperare flussi turistici, sia delle grandi navi Veloci che delle navi da crociera.
Gli aeroporti, ne sarebbero un'altra. A tale scopo, un dibattito molto forte e stringente tenuto sull'opportunità di realizzare in Basilicata l'aeroporto a Pisticci in contrada Incoronata, gestito da un privato, finanziato con soldi già messi da parte, accantonati dal CIPE, per poter realizzare una pista capace di poter intercettare flussi turistici attraverso voli charter. Quella porta di accesso sarebbe stata utile alla Basilicata anche per accedere ai mercati di smistamento del prodotto per l'economia del Metapontino, quella agricola. Inspiegabilmente, ad un sì iniziale, seguì un no deciso. La Regione preferì percorrere la strada dell'allungamento della pista Mattei, inaugurata non so quante volte ed ancora oggi incapace di poter intercettare flussi turistici.
La proposta di utilizzare, sul versante materano, l'aeroporto internazionale di Bari mi sembra non abbia avuto seguito con azioni tali da far diventare quella struttura nazionale una infrastruttura a servizio del contesto lucano.
Per non parlare della viabilità! Delle direttrici Nord –Sud e le bretelle di attraversamento.
Un'altra cosa mancante a questo Piano sono proprio gli obiettivi. Non le cose che si devono o non si devono fare, che pure in qualche maniera si sono dette ricorrendo ai Pacchetti Integrati di Offerta Turistica (PIOT) o ad altre modalità di spesa messe in atto in passato, ma le ricadute, gli obiettivi a cui il Piano mira ed in quanti anni.
Si deve fare un programma stabile nel tempo per far sì che si muovano investimenti privati, che si investa. Chi investe in un settore lo fa, non per starci 2 o 3 anni, questo è chiaro, deve, quindi, avere la possibilità di guardare avanti in un futuro lungo, sapendo che l'obiettivo che lo attende è ancora più vasto. La direzione di marcia di lungo periodo è la premessa per attrarre investitori sul nostro territorio.
il Piano un buon manuale dove, dalle aree prodotto della precedente pianificazione, si è passati ai prodotti d'area,(BASILICATA BELLA SCOPERTA) cambiando strategia, come se nulla fosse avvenuto nel passato, come se quegli investimenti non fossero serviti.
Riflettere sul fallimento del passato, dove le situazioni erano le stesse, sarebbe stato utile nella nuova pianificazione.
Da Lunedi 23 , si potranno presentare le domande per le iniziative finanziata dai Piani Intergrati Offerta Turistica!
Ma pensate che i PIOT possano essere davvero la panacea per risolvere il male che sta alla base della programmazione? Lo credete davvero? Non credete che attraverso i PIOT si metteranno in moto esattamente gli stessi meccanismi rivisti nei Programmi Integrati Territoriali (PIT)? Tolto il PIT realizzato attraverso l'evento Grancia, che ha avuto il coraggio di investire in quella direzione, gli altri PIT si sono mossi nella direzione opposta

80 Ml di euro divisi in 7 macroaree:
Matera - Metapontino - Melfi - Maratea - Val D’Agri - Pollino - Appennino Lucano

Qual'è l'obiettivo da raggiungere? Quanti posti di lavoro intende creare questo Piano? In quanto tempo? Quant' è la risorsa investita e qual'è la ricaduta economica che intende realizzare?

15 milioni di euro, dalle royalty dell'acqua, per la creazione spettacolare, l'avvenimento del secolo: LO SBARCO DEI GRECI SULLA DIGA DEL SINNI.

giovedì 19 novembre 2009

ACQUA : MENO SPRECHI, MIGLIORI SERVIZI


Protesta, protesta: qualcosa resterà. Sembra agganciato a questo motto l’atteggiamento della sinistra di fronte al voto di fiducia chiesto dal governo sul provvedimento che riduce il peso dello Stato sulle famiglie italiane; qual è appunto il decreto che riforma il sistema della distribuzione idrica in Italia.
Al momento – dicono le statistiche – la rete idrica perde un litro ogni tre distribuiti. Percentuale ad uno su due se il termine di riferimento è la Puglia, dove l’Acquedotto pugliese (la più grande società europea del settore) riesce a disperdere il 50% dell’acqua distribuita.
Di fronte a questa situazione, il governo è corso ai ripari riformando un sistema attualmente in mano ad una miriade di imprese pubbliche (252 per l’esattezza), la cui natura pubblica non è certo sinonimo di efficienza (vista la dispersione idrica). Ha cioè introdotto il principio che queste società devono essere aperte al privato; proprio con l’obiettivo di migliorare il servizio ai cittadini. La proprietà delle infrastrutture (acquedotti, reti fognarie, impianti di depurazione) resta pubblica; la gestione – dove serve – può diventare privata.
Nella sostanza la riforma del governo punta ad introdurre forme di liberalizzazione di un settore, qual è quello idrico, ancora agganciato a logiche stataliste. Ed è davvero singolare che un paladino delle liberalizzazioni, qual è stato Bersani, oggi critichi il provvedimento in totale dispregio alla coerenza.
Con un sospetto: l’atteggiamento del Pd forse matura in quel sottobosco di imprese pubbliche municipalizzate che hanno nel principale partito dell’opposizione un punto di riferimento. Ne consegue che, incurante degli effetti benefici della riforma per i cittadini, il partito di Bersani si schiera contro il provvedimento solo per difendere fette di potere politico ed economico sul territorio.
E poco importa, al Pd, se a farne le spese sono i cittadini. Uno su tre, grazie all’attuale sistema, riceve acqua in modo “discontinuo e insufficiente”. La riforma del governo punta ad eliminare questo disservizio; ma anche ad eliminare clientele. Il Pd è contro tutto questo, Berlusconi è a favore!

sabato 14 novembre 2009

INCONTRI CON LA CITTA'


SALE ANCORA LA FIDUCIA NEL CAVALIERE


Cresce il consenso del premier e del governo. E' il risultato dell'ultimo sondaggio realizzato lunedì da Nicola Piepoli e diffuso in esclusiva da Affaritaliani.it. La fiducia in Silvio Berlusconi è salita di due punti in sette giorni ed è ampiamente sopra il 50%. Pessime notizie invece per il segretario dei Democratici Pieluigi Bersani...
Sabato 14.11.2009 13:00
Cresce il consenso del presidente del Consiglio e del governo. E' il risultato dell'ultimo sondaggio realizzato lunedì 9 novembre da Nicola Piepoli e diffuso in esclusiva da Affaritaliani.it. La fiducia in Silvio Berlusconi è salita di due punti in sette giorni, come quella nell'esecutivo, ed è ampiamente sopra il 50%. "Decisiva - spiega il ricercatore - la notizia secondo la quale in Italia c'è meno crisi che negli altri Paesi e il fatto che ci riprenderemo più velocemente. Queste affermazioni, abilissimo il Cavaliere, sono piaciute ben al 75% della popolazione. Favoloso". Pessime notizie invece per il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Quindici giorni fa era al 38% come consenso, arrivato al 42% il 2 novembre e poi precipatato al 39%. Quindi in sette giorni ha perso tre punti. Resta comunque molto più alto di quanto non fosse Dario Franceschini. "Ma l'evento dominante di questa settimana è stata la sentenze della Corte europea che vieta i crocifissi nelle aule scolastiche", spiega Piepoli. "La gente è contraria con un 70% abbondante a questa decisione. Il crocifisso è un importante simbolo italiano, garantisce l'italianità. E' come la bandiera ed è radicato nel popolo. Colpisce il fatto che si ignora che le norme europee non sia vincolanti". Molto interessante la simulazione effettuata su Francesco Rutelli. L'Udc attuale vale il 7% mentre con l'aggiunta dell'ex presidente della Margherita vola all'11%. Quattro punti in più. Tre sottratti al Centrosinistra, perché si porta con sé i moderati del Partito Democratico. E un punto viene poprtato via al Centrodestra. Quanto alle intenzioni di voto, a parte il 'caso Rutelli', il Popolo della Libertà è al 38,5%, la Lega Nord - che attraversa un momento di ristagno - al 9,5, e l'Mpa all'1%. La Destra di Storace ferma all'1. Udc al 7% e Partito Democratico stabile al 27. Italia dei Valori al 7%. Il 3 per cento valgono sia Sinistra e Libertà, sia la lista comunista, sia gli altri partiti.

venerdì 13 novembre 2009

IL FALLIMENTO DI RENNA E DELLA SUA GIUNTA SINISTRA

IL "FU" PORTO DI METAPONTO
IL PORTO DEGLI ARGONAUTI



-requiem in ricordo del Lido Metaponto
-il Distretto Sanitario con sede ad Irsina
-la donazione della famiglia Margherita

Metaponto “la spiaggia degli Dei” “ la città giardino dello Jonio” “la spiaggia di Pitagora dal largo arenile di sabbia dorata”, è diventata, un avamposto del turismo africano.
Topi e rifiuti sono un problema, la solitudine, il silenzio, la disorganizzazione e l’abbandono sono i segnali prevalenti di una politica scellerata che ha costretto i pochi villeggianti che hanno avuto la disavventura di soggiornare a Metaponto, a vivere di notte, visioni oniriche e di giorno, miseria e sporcizia.
Metaponto è in coma irreversibile !
Prenderne atto non è disfattismo, è senso della realtà.
La programmazione messa in atto dalle Amministrazioni Comunali del passato è stata capoticamente ignorata, il territorio svenduto:
- il porto canale, importante infrastruttura per il turismo, voluto con forza dall’ Amministrazione centrista dell’epoca (1985-90), già inserita negli strumenti urbanistici regionali grazie alla spinta della stessa A.C., è stata, per volontà e negligenza della Giunta di sinistra Petrocelli-Chiruzzi, “svenduta” al Comune di Pisticci, infatti, l’ex Sindaco Petrocelli, disertò la Conferenza di Pianificazione per lo spostamento del porto canale da Bernalda a Pisticci, agevolando il trasferimento del porto nel villaggio degli Argonauti nel territorio pisticcese !).
Alcuni giorni orsono, mentre il Sindaco di Pisticci inaugurava il porto canale a San Basilio, il Commissario Prefettizio di Bernalda inaugurava a Metaponto il “villaggio-accampamento” costruito sulla strada archeologica, per ospitare gli extracomunitari.
- La mareggiata dell’inverno scorso ha completato l’opera, ma, il buontempone del “fu” Sindaco Renna, è corso immediatamente ai ripari (?):….. prendiamo il pietrisco di cava misto a terra, sporco e non lavato e portiamolo nel mare di Metaponto Lido.
Questa squallida, misera e disastrosa pensata è stata contrabbandata dalla Giunta sinistra come “ripascimento dell’arenile”, senza peraltro pensare ad una protezione valida e definitiva con frangiflutti di pietra così come hanno fatto in tantissime località balneari.
La scelta operativa di Renna, forse è bastata a “tappare la bocca” agli imprenditori turistici ma non ai bagnanti che uscivano dalle “sabbie mobili “sporchi di fango, riconoscendo al Lido di Metaponto “la bandiera nera” per il grave disastro ambientale provocato!
- Un’altra brutta pagella è toccata al “fu” Sindaco Renna ed alla sua Giunta per:
a) la funzionalità degli impianti di depurazione;
b) per lo smaltimento dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata;
c) per le mancate iniziative volte a migliorare la vivibilità nel periodo estivo;
d) per la mancata valorizzazione delle aree naturalistiche di Santa Pelagina e del Lago Salinella;
e) per il mancato impegno nella cura dell’arredo urbano a Bernalda e Metaponto;
f) per la impossibilità di accesso al mare su alcuni tratti del lungomare;
g) per la sporcizia dell’arenile;
h) per l’abbandono delle attrezzature a servizio del turismo, fatte realizzare,con contributi dello Stato, dall’Amministrazione centrista, programmate per allungare la stagione estiva e per promuovere iniziative collaterali al turismo (campo sportivo, centro di servizi turistici, strade di collegamento dei poli turistici di Bradano e Basento, etc.).

Una delle più belle trovate, perpetrata a danno dei bernaldesi-metapontini dal “fu” Sindaco Renna e dalla sua Giunta sinistra, è stata LA SCIAGURATA SCELTA DEL DISTRETTO SANITARIO.
I cittadini di Bernalda-Metaponto, per la inopinata decisione di Renna, in caso di necessità burocratica presso il Distretto Sanitario (ex ASL) saranno costretti a recarsi nientedimeno che a Irsina ! (circa 150 km di strada tra l’andata e il ritorno)
L’ultima chicca del Franceschiello bernaldese, riguarda la donazione che la benemerita famiglia Margherita ha elargito a favore di tutta la popolazione bernaldese, in cambio, secondo gli accordi, di una semplice targa ricordo dell’importante iniziativa culturale e, noi aggiungiamo, anche di una manifestazione cittadina a titolo di ringraziamento per il gesto che aveva il solo scopo di favorire l’arte e le lettere a Bernalda.
Francesco,invece, preso da mille altre faccende, non è stato neppure attento e diligente a custodire il lascito consistente nella donazione dell’intera biblioteca della famiglia Margherita composta da oltre 500 antichi volumi , manoscritti e spartiti musicali.
Dopo la roboante pubblicità dell’evento l’ex sindaco Renna ha fatto marcia indietro ( forse costretto da qualcuno dei suoi amici?), l’iniziativa è stata dimenticata senza neppure procedere alla catalogazione dei beni ricevuti in donazione. Il materiale donato è stato abbandonato alla mercè degli sciacalli e, pare, che alcuni volumi, unici per il loro genere, siano stati trafugati.
Ma, ahinoi, la mecenate non ha dimenticato le promesse di Francesco ed il giorno dei defunti nel cimitero, il nostro ex sindaco, buontempone del passato, è stato redarguito di brutto, alla presenza di molti cittadini che hanno assistito, stupiti e allibiti al trattamento a lui riservato dalla donataria della biblioteca.
Questo è il risultato della politica “francescana” degli ultimi cinque anni di amministrazione di sinistra : la totale inadeguatezza di Francesco Renna e della sua Giunta, consumati all’insegna del nepotismo e alle attenzioni per la famiglia (sua).

mercoledì 11 novembre 2009

RIFORME / POSSIAMO CAMBIARE IL PAESE

"Basta con un clima di odio pericoloso per l'Italia, basta con una conflittualità sistematica che abbandona i cittadini a se stessi e li porta a disaffezionarsi alla loro nazione". Sono le parole - sacrosante - pronunciate ieri dal cardinale Bagnasco all'assemblea generale dei vescovi italiani. Un monito totalmente condivisibile nella forma e nella sostanza, ma è giusto sottolineare che le responsabilità di questa situazione non possono essere salomonicamente divise a metà fra centrosinistra e centrodestra, altrimenti si dà una visione distorta del perché il sistema democratico italiano vive ancora in un clima da Guerra fredda a ormai vent'anni dalla caduta del Muro di Berlino.
La sinistra italiana non ha mai accettato, dopo quella data e dopo i quarant'anni di consociativismo, la presenza di Berlusconi in politica, cioè di colui che ha impedito alla rivoluzione politico-mediatico-giudiziaria di raggiungere l'obiettivo, ossia un ventennio di governo del postcomunismo grazie alla scomparsa di tutti i partiti democratici. Lo schema è quello classico della sinistra leninista, ed entrò in funzione già nel '48: in democrazia il voto popolare non conta, conta soltanto la volontà di una ristretta élite, ossia dell'intellighenzia comunista che ha la facoltà - a differenza del popolo - di discernere il bene e il male e di guidare le masse nella giusta direzione al di là, appunto, della loro stessa espressione di voto.
Negli anni della Guerra Fredda il Pci impose il regime consociativo alla Democrazia Cristiana partendo proprio da questo presupposto, e aggiungendo sul tavolo la minaccia della guerra civile. Quello democristiano fu così un potere effettivamente dimezzato, anche quando per la Dc votava quasi un italiano su due. La presenza del più grande partito comunista d'Occidente, insomma, ci è costata carissima, e ancora ne stiamo pagando le conseguenze. Se noi guardiamo a cosa è accaduto in Italia dopo la caduta del Muro di Berlino e dopo che il Pci ha cambiato tre o quattro volte nome, ci accorgiamo che lo schema è rimasto esattamente lo stesso. La minaccia di guerra civile, infatti, è rimasta, un po' più sottotraccia ma è rimasta: la Guerra fredda, insomma, è finita dappertutto meno che in Italia.
Ancora una volta il voto popolare non conta, contano le minoranze organizzate che si mobilitano per far ravvedere gli italiani narcotizzati dalle televisioni del tiranno Berlusconi. La trama eversiva in questi anni non si è mai fermata: è inutile ripercorrere la storia dal '94 a oggi, basta ricordare che c'è un filo rosso che unisce tutti gli avvenimenti e che vede sempre la sinistra impegnata a sostenere una battaglia contro il Paese.
Siamo dunque al paradosso: il premier più legittimato del mondo dal voto popolare con sette elezioni vinte in un anno e mezzo si trova assediato dai magistrati che ormai lo colpiscono spudoratamente anche nel patrimonio personale, da un'opposizione allo sbando ma pronta a tutto per tornare al potere, dal partitone di Repubblica, dalla Tv di Stato che manda in onda Santoro, e via dicendo. E la prova del nove di dove sta la responsabilità dello sfascismo la si ha proprio in questi giorni: giusto o sbagliato che sia, il governo italiano, convinto di tutelare l'interesse del Paese, sta sostenendo con tutte le forze la candidatura di D'Alema al ruolo di ministro degli Esteri dell'Ue. Cioè del leader politico che aveva preconizzato "scossoni" e che non ha mai mostrato un atteggiamento costruttivo verso il governo. Anche da questo si capisce da che parte stanno davvero gli sfascisti in Italia.


Giustizia/Cossiga: ‘no’ di Fini alla firma non è decisione politica
“La decisione del presidente della Camera di non firmare un eventuale progetto di legge di iniziativa parlamentare in materia di giustizia ed in particolare di abbreviamento dei termini della prescrizione non è politica”. Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, secondo cui la decisione di Gianfranco Fini “è una doverosa conseguenza della imparzialità che deve assisterlo in ogni suo atto”.
“È infatti una vecchia e consolidata tradizione - spiega il senatore a vita - rimasta però praticamente in vigore solo fino a questa legislatura che i presidenti delle Camere non solo dovrebbero astenersi dal firmare disegni di legge, ma anche dal pronunziarsi fuori dalle loro Aule parlamentari su qualunque aspetto di merito o procedurale relativo a materie che sono, o verosimilmente saranno, oggetto di esame delle Assemblee”.


Giustizia/Schifani: condivisione è imperativo categorico

“Non c'è dubbio che occorre lavorare perchè ci sia condivisione. Io l'ho definito un imperativo categorico”. Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha risposto così alla domanda sul confronto aperto per una riforma della giustizia. A margine della prima delle tre giornate di studio a Guglielmo Marconi dalla fondazione Ugo Bordoni, Schifani ha poi risposto sul confronto interno al Pdl e sulle possibilità di dialogo con l'opposizione: “io mi occupo di aspetti istituzionali e non politici, comunque credo sia importante che si avvii un percorso per una legislatura costituente. Sarebbe una occasione mancata se non venisse fatto in questi giorni”.

lunedì 9 novembre 2009

LA FAVOLA DI PIERFREGO E GIANFREGO di Marcello Veneziani

C’era una volta un Re che si cresceva due delfini, Pierfrego e Gianfrego. Crebbero allo stesso modo, con la stessa statura, emiliani entrambi, anche la loro specialità era comune: la politica, e nemmeno il governo o l’amministrazione, ma proprio la politica parlante, tutta video e partito. Non avevano mai fatto altro nella vita che quello, la politica. Ma per il Re erano i suoi pupi e le sue pupille politiche, erano come per Cornelia i suoi Gracchi e lo affiancavano come due colonnine altoparlanti che sovrastavano lo stereo.


Trovatelli ambedue, Pierfrego aveva perduto la sua famiglia Diccì nel terremoto del ’92, denominato Mani Pulite; Gianfrego, orfano della famiglia Missì, aveva dato alle fiamme la casa paterna, ormai fatiscente. Furono adottati dal Re e portati alla reggia dove in un primo tempo concorsero ad accrescerla e in un secondo si fecero accidiosi, fino a remare contro. Dopo aver fatto le scuole materne insieme a un privatista irrequieto di nome Umberto, Pier e Gian in età scolare furono mandati a presiedere i parlamenti. Poi Pier decise di far fortuna lasciando la Casa e Gian decise di mettersi in proprio ma senza perdere le comodità della Casa.


Fu la prima volta che si separarono, e bisticciarono pure, ma come siamesi vissero la separazione come un trauma contronatura. Da tempo si mormora che marciano divisi ma colpiscono uniti, che hanno trescato con altri, Paolo il Mieloso, Luca il Montezuma e perfino Ciccio il Rutello, per far le scarpe al sovrano o più cautamente per succedere a lui. Sarà ma il problema è che le aspirazioni di entrambi si intralciano a vicenda. Però temono ambedue il Terzo Incomodo, dal Gran Ciambellano del Re al Gran Tesoriere di corte, ai gran governatori del Reame.


È comprensibile, più che comprensibile, il loro ammutinamento al Re che li ha cresciuti e adottati. I due ragazzi sono stanchi di fare i ragazzi, vogliono le chiavi di casa e magari sfrattare il padrone di casa; sono stanchi di dire grazie a chi li ha portati alla reggia, vogliono fare per conto loro e sentirsi Capi e non solo Capetti, sovrani e non principi azzurri o promessi sposi. E sono molto pressati e blanditi da amichetti volpini e istruttori potenti, che li portano in cielo ad ogni sberleffo che fanno nei confronti del Re e li riempiono di complimenti.


Tra i due, a dir la verità, c’è qualche differenza di metodo. In fondo Pier non è stato carino con il Sovrano ma è stato leale ad andarsene, perlomeno, mettendosi in proprio. E poi è stato leale con la sua famiglia di origine, non si è mai scordato di essere uno di loro, anzi. Gian, invece, spernacchia il Sovrano ma vive largamente a suo carico, e non è stato leale nemmeno con la sua famiglia d’origine; sarà perché viveva in una casa più povera e malandata, ma ha scontentato sia il sovrano che i suoi stessi parenti.


E ancora: Pier in fondo non ha cambiato le sue opinioni (dai, non chiamiamole idee) e la sua mentalità cristiana (su, non parliamo di valori). Gian, invece, ha cambiato radicalmente anche quelle e querela il se stesso di venti, di dieci ma anche di due anni fa. Dico le opinioni e le posizioni, mica le idee e i valori (dai non scherziamo). Ma è la politica, ragazzi, ed è inutile star lì a menarsela. È inutile invocare la gratitudine, che non è una categoria umana, figuriamoci se può essere una categoria della politica; ma se è inutile invocare la riconoscenza, superfluo è pure pretendere il riconoscimento, cioè la considerazione dei fatti e dei meriti.


La politica non è abituata a questo, non si correla con la giustizia e nemmeno con la solidarietà o, per essere più ridicoli, con gli interessi supremi del paese. L’unica cosa che si può chiedere alla politica è un po’ di intelligenza applicata all’efficacia, quel che in versione plebea è la furbizia o l’opportunismo.


Beh, in nome di quella cosa lì, vorrei dire ai due ragazzi: giocate almeno la partita doppia, ovvero fate pure i vostri conti per il dopo, attrezzatevi per il nuovo giro. Ma in questi tre anni e mezzo che ci separano dalle votazioni politiche, lasciatelo governare, il vostro Re o il vostro Ex, se preferite. E sapendo che governa con un largo consenso popolare, cercate di non soffiare sulla fronda, di non trescare con i suoi nemici; cercate di capire, nel vostro interesse, e non nel suo, che per ereditare un domani il suo consenso dovete cercare più i motivi di continuità che di frattura e ora stargli più vicini.

Poi vi farete il vostro centro senza più il bipolarismo, o la vostra destra senza più la destra, insomma farete il vostro gioco. Ma nell’interesse vostro, non giocate questa partita contro di lui perché si ritorcerebbe contro di voi. Dispiace dirvelo, cari Pierfrego e Gianfrego, ma l’interesse vostro coincide con quello dell’Italia.

sabato 7 novembre 2009

“Ich bin ein Berliner”. A 20 anni dalla caduta del Muro


Il 9 novembre del 1989 cadde il Muro di Berlino. Non è che cadde e basta. Fu proprio squassato, tirato giù blocco per blocco da uomini che avevano bisogno di un gesto fisico e simbolico per poter respirare a pieni polmoni. Respirare, sentire l’aria fredda entrare nella gola come un soffio liberatore. Gli uomini e i popoli hanno dentro di sé una scintilla che i tiranni si illudono di aver spento. E quando tutti paiono stanchi, bisognosi solo di condurre una modesta vita, ecco che la tirannide diventa insopportabile, ci si accorge che vivere da uomini esige di poter vivere secondo le dimensioni piene della libertà e della verità, senza aver paura che di notte qualche gendarme incappottato bussi all’uscio della porta urlando: Polizia ! Stasi ! Aprite…

Le prime crepe nel Muro si evidenziarono durante la “Rivolta ungherese” del 1956, durante la “Primavera di Praga” del 1968 e si approfondirono con l'emergere del movimento “Solidarnosc” in Polonia. Negli anni ’80 i movimenti per l'indipendenza si moltiplicano in tutto il blocco orientale: è l'inizio della fine per i regimi comunisti. La libertà e la democrazia erano diventate in pochi anni parole d’ordine dei movimenti rivoluzionari dell’Europa orientale. Strane rivoluzioni: senza armi, senza fucili. La gente si raduna, cerca di parlarsi, di essere solidale, scrive testi dove comunica ciò che profondamente crede (il Samizdat). La repressione interviene pesantemente. Incarcera, picchia. Imprevedibilmente il popolo si rialza, si raduna, l’onda dell’assedio cresce, non violenta, consapevole della propria forza che è materiale ma si radica nella verità.

Questo è accaduto in quel lontano novembre del 1989. Libertà e democrazia si sono affermate perché sentite nell’intimo da chi aveva sperimentato sul collo il tacco dello stivale tirannico. Anzi, è accaduto molto prima del 1989. Quando nell’Est alcuni uomini hanno cominciato a “vivere senza menzogna”, come spiegò a Stoccolma il premio Nobel Solgenitsin; come fecero gli operai polacchi di Danzica, radunati intorno al Papa e alla potenza dirompente del suo messaggio.

Con l’affermazione della democrazia e della libertà politica, che coincide con il potersi radunare, fondare partiti, esprimersi, circolare, la storia non finisce. La democrazia e la libertà sono come bicchieri in cui gli uomini versano il loro vino. Guai a rompere o sporcare quei bicchieri di delicato cristallo.

(Marcora)