pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: 01/10/09 - 01/11/09

sabato 31 ottobre 2009

Il PDL HA INCONTRATO LA CITTA'

Relazione Introduttiva:
E’ con immenso piacere che oggi iniziamo un percorso di incontri con la città , che ci vedrà impegnati con incontri mirati su ogni singolo tema del programma per la città, per recepire ogni istanza e rilanciare la partecipazione democratica alla vita politica della città.
Il 27 marzo 2009 a Roma, è stata ufficialmente proclamata la nascita del Popolo delle Libertà.
Un avvenimento che ha segnato la storia della politica italiana.
La nascita del partito dei moderati-riformisti, costituisce oggi più che mai una profonda svolta culturale e di linguaggio non solo politico,
ma anche sociale: una svolta che va a colmare e a riparare quella che è stata da più parti indicata come una antica lacuna del centrodestra nel nostro Paese.
Le migliori tradizioni politiche italiane (cattolica, laica, socialista, liberale), unite da sempre in un comune afflato a favore della democrazia occidentale hanno lavorato, grazie all’intuizione di Silvio Berlusconi, per costruire un fronte di centrodestra coeso e continuamente rinnovato da un sincero spirito riformista.
Per quanto attaccati, spesso derisi e demonizzati.
Abbiamo saputo resistere perché sapevamo di avere dalla nostra la forza della verità. Ed è quella forza che, oggi, si afferma nei fatti.

Nel centrodestra, il linguaggio dei fatti, della verità e della libertà porta a una conquista politica di eccezionale valore.

Le forze politiche e le Amministrazioni Comunali, Regionali e Provinciali succedutesi alla guida della Città, della Regione e della Provincia, negli ultimi 15 anni dei 3 mandati amministrativi, si sono rivelate, con i loro limiti ed i loro interessi di parte, le più tenaci antagoniste del coinvolgimento democratico, dell’avanzamento civile, della ripresa produttiva, risultando i principali fautori e “garanti” del “letargo” e dello scadimento della vita pubblica !
Le ultime coalizioni di Centro-Sinistra, costruite sull‘inedito ma “redditizio” asse PDS - I POPOLARI, poi DS – LA MARGHERITA (oggi PD), sono solo riuscite a formulare un arido “schema di potere” sempre in alternativa ai precedenti ma di fatto in assoluta continuità. Una politica gattopardesca e furbescamente opportunista atta solo alla conservazione delle posizioni di potere.

In tali condizioni, la motivazione prevalente dell’impegno politico, per la maggior parte di dirigenti e amministratori, è diventato l’inserimento in un “circuito di potere”, desideroso di conservarsi, organizzando e distribuendo benefici e prebende di vario genere,
La condizioni di decadimento, di stasi, di “disagio” sono sotto gli occhi di tutti e trovano puntuale spiegazione e conferma nel consuntivo generale dell’ultimo quindicennio amministrativo, che dà piena prova dell’ inefficienza strutturale e del risultato fallimentare delle Giunte di Centro-Sinistra .

Il territorio, uno degli ambiti della vita amministrativa che è stato maggiormente esposto all’improvvisazione e al pressappochismo!
La politica di competenza del settore si è ristretta al campo dei lavori pubblici, concepiti come singoli “rimedi emergenziali” o “partite” tecnico-finanziarie per esercitarsi in “opere di facciata”, piuttosto che come risposte meditate alle esigenze del territorio e, quindi, come “tasselli” preordinati di un unico piano di valorizzazione .
Con questa mancanza di “prospettiva” e di “progettualità” non sono state affrontate, con metodo e determinazione, tutte le altre necessarie attività correlate .
¨ la pianificazione urbanistica (R.U.-Porto Canale-Santa pelagina- pi Am.)
¨ l’ambiente e il turismo ; (erosione – raccolta differ)
¨ la viabilità e il traffico e trasporti (put)
¨ solidarietà sociale (1°voce di bilancio)

Inoltre, nonostante si siano rese disponibili ingenti risorse finanziarie, la stessa politica dei lavori pubblici, carente di idee-guida, priva di una visione complessiva, ha finito per sciupare opportunità e mezzi, senza riuscire a risolvere i problemi strutturali né ad attrezzare adeguatamente il territorio, né a sviluppare le attività indotte (e l’occupazione) per cui molte opere sono state finanziate . Anzi molte di esse, una volta realizzate sono rimaste inutilizzate o comunque sono state tenute in uno stato di abbandono, mancanti anche della semplice manutenzione ordinaria.

Le Attività economiche produttive e occupazione Il “problema” non è stato mai neppure posto concretamente, per essere affrontato in modo unitario e strategico, con un adeguato piano di sviluppo socio-economico: agricoltura, artigianato, edilizia, commercio,turismo, terziario, formazione professionale, occupazione giovanile, sono rimaste solo nominalmente “voci” di programma e di bilancio,
Gli imprenditori e gli operatori economici e professionali sono stati , di fatto. abbandonati a se stessi ! Nessuna impresa economica ”locale” è nata o si è sviluppata in questo 15ennio per l’intervento programmato, diretto o indiretto, dell’Amministrazione Comunale ;

Le uniche attenzioni del Centro-Sinistra sull’argomento sembrano state poste esclusivamente alla gestione “estemporanea” dei fondi speciali del “reddito minimo d’inserimento”, e Reddito di cittadinanza” senza che ci si sia mai preoccupati di utilizzare sapientemente le cospicue risorse finanziarie per la creazione di “veri” posti di lavoro!

Se c’è un aspetto che non va dimostrato, in quanto percepito “a pelle” proprio da tutti, è la modesta, se non scadente, qualità della vita in questa Città .

Per quanto tale “requisito” sia la sintesi di molteplici fattori del vivere civile, un “peso” determinante compete, direttamente o indirettamente, all’attività e alla capacità d’iniziativa della Amministrazione Comunale, che è stata inadempiente “a 360 gradi” !

Mancano lo spirito democratico e il senso delle Istituzioni, soffocati dalla grettezza e dal qualunquismo dei “mediocri” .
Mancano inoltre l’operosità, la consapevolezza e la responsabilità del propri compiti, sviliti soprattutto da chi pensa convinti di poter oziare indisturbato, nella disinvolta “occupazione” delle “poltrone” .

Il penoso bilancio dei risultati e le condizioni generali appena descritte fanno comprendere tutta la gravità e drammaticità della situazione attuale, resa ancora più difficile dalla totale mancanza di “autocritica” da parte di Amministratori e Dirigenti della Maggioranza, che, incuranti del destino della Città, ma desiderosi di riconfermarsi “al potere”, finiscono impudentemente per “autoesaltarsi” in un delirio di onnipotenza

È questa la motivazione che ha spinto Il PDL di Bernalda e Metaponto,a ritrovare la volontà e la forza di superare egoismi, diffidenze e “paure”, di abbattere gli “steccati ideologici” e le “distinzioni formali”, per costruire insieme, laici, cattolici, liberali, socialisti, radicali, progressisti, un grande progetto di cambiamento, nel comune intento di fare uscire la Nostra Città dalla “crisi di isolamento” !

L’obiettivo primario è quello di realizzare, per il prossimo quinquennio amministrativo, con l’apporto propositivo di tutte le energie vive e la disponibilità diretta di persone “rappresentative”, di competenza e spessore umano e culturale, il “migliore governo della Città”, che, sappia dare puntuale attuazione ad un preciso “programma di svolta coraggioso”,e fortemente condiviso .

Grazie agli interventi di Mimmo Lazzazera (vicesindaco di Pistici) e Giovanni D'onofrio ( presidente del Consiglio Comunale di Pisticci); con i quali si è iniziato una sinergia per il Turismo della fascia Metapontina.
Sono intervenuti inoltre nel condividere l'analisi della condizione in cui versa Bernalda e Metaponto, i giovani Nunzio Gallotta, Antonio Perrone, Francesco Salluce .
Sono intervenuti inoltre: Angelo Dell'Osso, Rocco Petrocelli; Donato Grieco, Leo Salerno , Gianfranco Sortiero, Gianluca Colonna e Francesco Pizzolla .

lunedì 26 ottobre 2009

INCONTRI CON LA CITTA'




sabato 24 ottobre 2009

Al COMMISSARIO PREFETTIZIO DEL COMUNE DI BERNALDA

L’articolo pubblicato sulla NUOVA Basilicata del 22 scorso riguardante l’area attrezzata per gli immigrati il quale evidenzia la reattività del Commissario Prefettizio al Comune di Bernalda d.ssa Mariarita Iaculli nei confronti dei cittadini di Bernalda-Metaponto che non intendono legittimare la scelta di un intervento inadeguato e precario.
La ingiustificata reazione della d.ssa Iaculli non ha tenuto conto di almeno tre punti:

- il discutibile metodo adottato per fronteggiare l’emergenza umana e ambientale. Trattasi di una emergenza che dura, tuttavia, da più di un quinquennio e che denota una evidente stanzialità degli immigrati destinatari dell’intervento. Tale constatazione avrebbe dovuto suggerire una più sicura e confortevole sistemazione in alloggi stabili, considerato il costo dell’insediamento precario di € 53.000, nonché l’impegno di un contributo mensile richiesto agli extracomunitari assegnatari dei containers;
- l’incontro che si è tenuto l’8 settembre u.s., nei locali comunali, si è risolto in un atto formale, dal momento che il Commissario Iaculli non ha recepito il dissenso dei cittadini rappresentati dalle componenti politiche e sindacali. L’unica voce concorde è stata quella del rappresentante dell’IDV
Netta è stata, in quella sede, la mia posizione in qualità di rappresentante del PDL (la “folta” delegazione del PDL era composta da n°2 rappresentanti) che ha espresso parere contrario alla qualità, all’ubicazione e all’opportunità dell’intervento poiché, dissi ….”in nessun modo agevola la necessaria integrazione degli immigrati, e,dal momento che gli immigrati costituiscono una importante forza-lavoro nel comparto agricolo del Metapontino vanno distribuiti equamente sul territorio anche dei Comuni limitrofi “;
- l’insediamento dei containers prospettato dalla d.ssa Iaculli, dissi ancora nell’incontro…” non ha tenuto conto del rispetto di una realtà territoriale e ambientale già connotata da insediamenti turistici e da percorsi archeologico-culturali”.
Tutti i cittadini e gli operatori turistici sanno che Metaponto è una grande risorsa di
pregio storico-paesaggistico; da questa consapevolezza consegue una domanda a
chi momentaneamente ci amministra : in che modo può essere giustificata la
localizzazione e l’insediamento di baracche a Metaponto ?
E’ stato questo e non altro, il mio parere espresso nell’incontro dell’8 settembre.
I cittadini ben pensanti di Bernalda-Metaponto disapprovano il tipo di intervento perché amano il loro territorio e auspicano la realizzazione di insediamenti che esaltino le bellezze naturali e favoriscono la reale integrazione culturale.
Tanto per amore di chiarezza.
Bernalda,23 ottobre 2009
Francesco Pizzolla, già Sindaco di Bernalda dal 1985 al 1990, attualmente componente del Coordinamento del PDL di Bernalda-Metaponto.

venerdì 23 ottobre 2009

LIDO DI METAPONTO: COSA RIMANE DEL RIPASCIMENTO

A solo 4 mesi dall'intervento di ripascimento del litorale di Metaponto, oggi , le prime onde di ottobre hanno spazzato via i 90 mila metri cubi di materiale di ripascimento.

1 milone di euro spazzati via dalle prime onde!

Il solito brodino Regional-Assistenziale dato al malato terminale ! a quel che resta del Lido di Metaponto!

Avevamo detto mai più elemosina ! ma a qualcuno piace dare aspirine ai malati terminali!



Mentre sull' adiacente sponda destra del Basento, si inagura il primo PORTO TURISTICO della costa Metapontina, ecco come si presenta Metaponto Lido

giovedì 22 ottobre 2009

ALLA IACULLI NON PIACE IL "GHETTO" MA L' AREA ATTREZZATA

GHETTO:
Attualmente col nome ghetto si indica un'area nella quale persone considerate (o che si considerano) di un determinato retroterra etnico, o unite da una determinata cultura o religione, vivono in gruppo, volontariamente o involontariamente, in regime di reclusione più o meno stretta (fonte wikipedia)

AREA ATTREZZATA PER IMMIGRATI:

L'area attrezzata – ha sottolineato il commissario prefettizio – risolve una situazione di precarietà che durava dal 2004. Nelle strutture, che sono arredate e dotate di tutto l'occorrente per viverci, potranno essere allocati 16 immigrati, per gran parte profughi, che dovranno mantenere gli immobili corrispondendo una piccola quota giornaliera. Le assegnazioni sono nominative e non sono previste ospitalità per terzi. I controlli sono affidati alle forze dell’ordine.
Chi nota la differenza tra GHETTO E AREA ATTREZZATA ? ,
Con la modica cifra di 75 euro mensili per persona si ha diritto a un posto letto in questi splendidi container ! venite profughi e non! Offerte eccezionali sulla strada del tempio di Apollo un soggiorno nell'antica Magna Grecia.

lunedì 19 ottobre 2009

UN GHETTO PER 16 IMMIGRATI A METAPONTO

Il Comune di Bernalda ha realizzato nei pressi di Metaponto borgo, lungo la statale 175, un’area attrezzata per lavoratori extracomunitari impegnati solitamente in lavori stagionali. Lo ha annunciato il commissario prefettizio Mariarita Iaculli. Il progetto è stato realizzato con risorse della Regione Basilicata per complessivi 53 mila euro: 30 mila legati allo sportello immigrati e 23 mila per gli allestimenti. La realizzazione dell’area attrezzata «è stata possibile – ha aggiunto Iaculli – grazie al concorso di varie componenti della Regione Basilicata. Sono l’Ufficio patrimonio per la concessione di un’area, della Protezione civile per la fornitura di quattro prefabbricati.
L'area attrezzata – ha sottolineato il commissario prefettizio – risolve una situazione di precarietà che durava dal 2004. Abbiamo attivato tutte le prerogative del Piano sociale di zona del quale Bernalda è capofila in questo settore, previa consultazione delle diverse componenti territoriali. Allo scopo ho emesso una ordinanza compatibile e urgente per attivare la struttura e approvato un regolamento di utilizzo. Nelle strutture, che sono arredate e dotate di tutto l'occorrente per viverci, potranno essere allocati 16 immigrati, per gran parte profughi, che dovranno mantenere gli immobili corrispondendo una piccola quota giornaliera. Le assegnazioni sono nominative e non sono previste ospitalità per terzi. I controlli sono affidati alle forze dell’ordine. È prevista anche una collaborazione con l’associazione Tolbà per l'integrazione culturale, con la quale in passato il Comune di Bernalda ha sottoscritto un protocollo di intesa».

ABOMINEVOLE PROGETTO DI INTEGRAZIONE SOCIALE.

UN GHETTO A METAPONTO, UNA SPESA DI 53.000 EURO!

AVEVAMO PROPOSTO UNA INTEGRAZIONE PIU' CIVILE E COMPATIBILE, DISTRIBUENDO SUL TERRITORIO, TRA BERNALDA E METAPONTO, I 16 IMMIGRATI E PROFUGHI.

SAREBBE STATO PIU' CIVILE OSPITARLI IN 4 APPARTAMENTI I 16 PROFUGHI E CON LA STESSA CIFRA GARANTIRGLI UNA SISTEMAZIONE DECENTE PER ALMENO 5 ANNI E NON IN UN CAMPO PROFUGHI.



venerdì 16 ottobre 2009

ECCO LA BANCA DEL MEZZOGIORNO


“Si chiamerà Banca del Mezzogiorno” perchè il nome Banca del Sud era già stato depositato. Lo afferma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, presentando in conferenza stampa a palazzo Chigi il neo istituto di credito, la cui istituzione è stata varata dal Consiglio dei ministri.

“Il mezzogiorno –spiega Tremonti- è l'unica parte d'Italia senza banche proprie. C'erano, ma sono venute meno”.

“La nostra impressione è che l'attività delle banche non del Mezzogiorno, ma attive lì, veda maggiore raccolta piuttosto che impieghi nel Sud. L’istituto si occuperà del piccolo e medio credito: è un pò come è stato in Francia il Credit Agricole, che nasce dal territorio ma poi confluisce in una struttura unica. Il nostro modello è quello, è un modello disegnato dallo Stato ma realizzato dai privati.

Lo Stato non avrà ruolo nella banca: ne sarà promotore, ma la scommessa è che questa cammini con le sue gambe. Infatti –prosegue il ministro- non può diventare un ‘carrozzone’, anche perchè l'Unione europea non lo consente”.
“Ora resistenze preconcette sull'iniziativa vengono meno e da Abi e Confindustria c'è apprezzamento crescente”.

Quello delle Poste nella nascente Banca del Mezzogiorno "è un ruolo da definire, stiamo studiando, ma un ruolo molto importante. Ad esempio potrebbe essere complementare o sussidiario al servizio della banca. Dobbiamo studiare un modo ma abbiamo grande fiducia nel management delle Poste”.

Con la Banca arriverà “uno strumento di raccolta per il capitale canalizzato sul meridione: gli interessi hanno un'aliquota del 5%". I titoli con la tassazione agevolata possono essere certificati o comunque strumenti di raccolta emessi dalla Banca del Mezzogiorno o da altre banche ma destinati al sud. Che faccia condizioni di credito migliori di adesso –sottolinea Tremonti- ci vuole poco...”.

Tremonti auspica infine una discussione "intensa ma veloce in Parlamento" sul disegno di legge che istituisce la banca: "Quando vuole, il Parlamento sa essere veloce".

La Banca del Sud nascerà inizialmente su due pilastri: la rete degli sportelli postali, ed il controllo della Cassa depositi e prestiti attraverso la gestione delle Casse di credito cooperative, banche da oltre un secolo radicate sul territorio. Il suo obiettivo sarà erogare credito al Mezzogiorno, cosa che finora non hanno fatto le grandi banche private. Entro cinque anni lo Stato cederà la maggioranza a soggetti privati, pur mantenendo il controllo sugli indirizzi. Inutile dire che l’operazione è avversata da mille interessi e privilegi. Ma anche in questo caso il governo aveva promesso atti concreti per rilanciare il Sud, e mantiene l’impegno

giovedì 15 ottobre 2009

ANCHE BERLUSCONI E' UN UOMO DELLE ISTITUZIONI


Tutti i giornali di oggi hanno dato grande risalto alle parole del presidente della Repubblica, che per rispondere alle accuse di essere un uomo di parte ha replicato: sono 13 anni che faccio parte delle istituzioni.
Niente da dire, in merito. Però se è uomo delle istituzioni Napolitano, se tali vanno considerati i componenti della Corte Costituzionale, se nei confronti di tutti va assicurato il massimo rispetto, allora questo deve valere anche per il presidente del Consiglio. Perché piaccia o meno, il premier è il titolare del potere esecutivo, è colui che – forte di un mandato della maggioranza degli elettori – ha il diritto-dovere di governare il Paese in nome e nell’interesse di tutti gli italiani, che rappresenta in Europa e nel mondo. Anche il presidente del Consiglio è uomo delle istituzioni, anche lui ha diritto al massimo rispetto, alla correttezza, sia nei confronti della persona, sia nei confronti del ruolo che rappresenta.
Invece, a sinistra tutti si riempiono la bocca di parole quali “senso dello Stato”, “rispetto delle istituzioni”, “buon nome dell’Italia”, per poi praticare – nei soli confronti di Berlusconi – una politica dell’odio, dell’intolleranza, dell’insulto. Ormai è passato il concetto che nei confronti del presidente del Consiglio tutto è permesso. All’indirizzo di Berlusconi si può dire e scrivere qualsiasi cosa, lo si può offendere, vilipendere, infangare anche con menzogne gravi. Perché per la sinistra e i giornali che la sostengono, una cosa sono gli uomini di Stato, un’altra è Berlusconi, cosa ancora più grave perché questa affermazione contiene al suo stesso interno lo sgarbo istituzionale. E quando l’attacco sconfina nelle menzogne e nei veleni e l’interessato cerca di difendersi con l’unica arma a sua disposizione (quella della legge), non solo viene accusato di voler mettere il bavaglio alla stampa, ma si sostiene che egli, in quanto uomo di Stato, non può rivolgersi alla magistratura, perché tale intervento rappresenta un’intimidazione. A quanti brandiscono la Costituzione ad ogni pie’ sospinto per contrapporsi al premier va ricordato che esiste l’articolo 24, che stabilisce: “Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”. Tutti, anche il presidente del Consiglio.

domenica 11 ottobre 2009

DIFENDIAMO IL SUFFRAGIO UNIVERSALE

Un film già visto. Una “rivolta del passato”, del genere di quelle ordite nei regimi in transizione tra forme diverse di organizzazione politica per convogliare verso la rivincita delle vecchie oligarchie il consenso popolare che fa’ loro difetto. La sentenza della Corte costituzionale doveva essere la prima cannonata della reazione, volta alla restaurazione del decrepito assetto di potere. Per meravigliosa coincidenza, sono ricomparsi in sincrono perfino gruppetti incaricati di oltraggiare pubblicamente il capo del governo. Volenterosi replicanti dei lanciatori di monetine che segnarono l’inizio della rimozione di Bettino Craxi.
A quel tempo era Craxi l’ostacolo di turno al ripristino dell’egemonia della sinistra di scuola comunista, come sempre in combutta con i poteri parassitari delle feudalità del denaro e della sovranità parcellizzata. Adesso tocca a Berlusconi, in quanto ostacolo di turno, subire l’urto della “rivolta del passato”. La sentenza della Consulta può essere commentata in molti modi, diversi tra loro. Ma comunque la si consideri, presenta, incontrovertibile, la caratteristica di un trappolone ordito con l’evidente scopo di far deragliare l’iniziativa legislativa del lodo Alfano sul binario morto della legge ordinaria. Un “bellissimo inganno” ai danni della maggioranza parlamentare e dello stesso presidente della Repubblica. Il quale è stato indotto ad avallare, come esaustivi, i criteri enunciati dalla Corte nel 2004 per “costituzionalizzare” lo scudo di salvaguardia dei vertici dello Stato, occultandone il requisito principale, cioè la forma di legge costituzionale da dare al provvedimento. L’anello di congiunzione tra i due momenti dell’operazione è plasticamente rappresentato dall’attuale presidente della Corte, già relatore del precedente lodo, bocciato nel 2004.
Tutto si tiene. Con modalità diverse, si persegue un unico scopo: quello di annientare il suffragio universale quale via regia alla formazione del governo. Poiché questa sinistra è “strutturalmente minoritaria” nella società italiana, occorre che il principio maggioritario sia annientato in quanto fonte di legittimazione del governo. Aspettando di tornare al proporzionale, sempre caro ai maneggi dei cacicchi partitici e dei loro referenti in guanti gialli, occorre demolire la figura del vincitore della competizione elettorale, e lo stesso valore della decisione popolare.
Non è un caso se giuristi e giornalisti legati ai cacicchi riesumano a gara la vecchia cretinata d’autore del referendum indetto da Ponzio Pilato, che portò, a furor di popolo, alla liberazione del brigante Barabba e alla crocifissione di Gesù. Raffronto demenziale: è solo in quanto Gesù è figlio di Dio, che possiamo deplorare quella decisione presa a maggioranza. Ma Gesù non è parte in causa nelle competizioni della democrazia maggioritaria. Il senso di questo attacco al suffragio universale è evidentemente quello di svalutare la decisione maggioritaria in favore di Berlusconi, il nuovo Barabba. Se non bastasse, la trasmissione di Santoro ha cominciato a rendere esplicito il tentativo di presentare Berlusconi come il beniamino della mafia. Portato a palazzo Chigi dalle stragi di mafia del ’92, più che dal consenso elettorale.
E’ in rapporto a questo contesto che si colloca la reazione di Berlusconi al colpo di cannone di una guerra civile virtuale, partito dalla Consulta. Alzando la voce contro il tentativo oltraggioso di infangare la sua figura per classificarne la rimozione tra le operazioni di nettezza urbana, Berlusconi ha fatto intendere agli elettori che il paese è in emergenza democratica e che il premier da loro scelto ha la volontà di sventare la minaccia degli eterni ribaltonisti. E’ dal loro consenso e dalla coesione della maggioranza di centrodestra, che attinge la forza per riuscirci.

giovedì 8 ottobre 2009

CON IL PREMIER SETTE ITALIANI SU DIECI


I risultati di alcuni sondaggi, resi noti tra ieri e oggi, rappresentano una doccia fredda per quanti speravano che l’immagine di Berlusconi si fosse un po’ offuscata a seguito delle ultime vicende. Questi sondaggi sono messi in particolare evidenza da Il Giornale, con i dati di Euromedia Research, e da Libero, con i dati di Crespi Ricerche. Significativo silenzio, in nome della “libertà di stampa” (che si traduce in libertà di non far sapere), di Repubblica e Corriere della Sera (quest’ultimo, ieri, aveva fornito alcuni dati all’interno di un altro articolo). Invece da segnalare il sondaggio, condotto dall’Istituto Piepoli per il quotidiano La Stampa, sul tema della libertà di stampa. Il risultato non ammette dubbi: per due italiani su tre la stampa è libera, ovvero 65% contro 35%. Il dato è confermato dal sondaggio condotto da Euromedia Research: il 57,4% degli intervistati ritiene che non ci siano pericoli per la libertà di stampa contro il 28,6%. Da notare che, rispetto a un mese fa, è aumentata la percentuale di chi ritiene che la stampa sia libera ed è leggermente diminuita quella di chi ha l’opinione opposta. Inoltre è ben chiaro agli italiani, nella misura del 51,5%, che l’informazione è schierata con l’opposizione, contro un 30,4% che la vede invece schierata a favore del Governo. Solo il 9,2% ritiene che l’informazione sia “neutrale”, a conferma che gli elettori/lettori/telespettatori si rende ben conto dell’orientamento dei giornali e delle trasmissioni televisive. La popolarità e la fiducia in Silvio Berlusconi restano molto elevate. Secondo Euromedia, il valore è pari al 68,7%. Un dato straordinario, se si considera che il Governo è in piedi da un anno e mezzo ma, secondo la direttrice Alessandra Ghisleri, il giudizio positivo nei confronti del Premier è legato alla sua capacità di affrontare le emergenze e di assicurare la progettualità per il futuro. Il giudizio positivo si estende al Governo, apprezzato dal 54% degli intervistati. Intenzioni di voto, per la prima volta, i partiti di maggioranza superano la soglia del 50%:
· in crescita il Popolo delle libertà al 38,1%, rispetto al 37,4% delle politiche del 2008 e al 35,3% delle europee dello scorso giugno; ma secondo Crespi il Pdl sarebbe al 39%
· stabile nella crescita la Lega Nord, che dall’8,3% delle politiche è passata al 9,9%;
· stabile nella caduta il Partito democratico che con il 26,5% si arresta sui valori ottenuti alle europee ma registra una diminuzione di 6,3 punti rispetto al 33,2% ottenuto alle elezioni politiche;
· secondo Euromedia, l’Idv si manterrebbe di poco al di sopra dell’8%, ma l’istituto diretto da Crespi vede questa formazione in calo al 6% in quanto una parte del suo elettorato si sarebbe spostata a favore del movimento di Beppe Grillo (3%).

Traducendo queste intenzioni di voto in seggi, il centrodestra aumenterebbe di una decisa di seggi la sua rappresentanza alla Camera, passando dagli attuali 340 a 350 deputati; stabile la sua maggioranza al Senato. Parallelamente, l’opposizione perderebbe seggi, scendendo dagli attuali 211 deputati a 189.
A favore di elezioni anticipate si dichiarano solo i partiti dell’estrema sinistra che, presentandosi in un’unica lista, supererebbero lo sbarramento del 4% e potrebbero riaffacciarsi in Parlamento: prospettiva che spaventa il Pd. Stabile l’Udc al 6,5%, anch’essa favorevole al voto anticipato.

lunedì 5 ottobre 2009

ILLUSIONI EVERSIVE

Macché “pettegolezzo”. Quando le vicende private del Presidente del Consiglio forniscono a un leader dell’opposizione (D’Alema) l’occasione per l’annuncio di “scosse” in avvicinamento, e all’informazione di sinistra la materia del cancan mediatico internazionale che ha attraversato tutta l’estate per culminare nella trasmissione di Santoro, siamo in presenza dell’innesco di un’operazione politica. Sporca e magari autolesionistica, ma politica. Con lo scopo – eversivo - di giungere per vie traverse al ribaltamento di un assetto di governo che non concede di farsi abbattere per vie democratiche, in libere elezioni.
La tempistica e i contenuti di una sentenza che a 20 anni dai fatti arriva con sospetta puntualità, rafforzano l’opinione di quanti, come noi, pensano che vi sia chi sta tentando, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano

Nelle intenzioni dei piccoli Lenin e dei loro sponsor, l’operazione di “moral assassination” del presidente del Consiglio prelude allo sfaldamento della maggioranza di governo voluta dagli elettori.

E quindi alla formazione di un altro governo, ovviamente “di salvezza nazionale”, esentato dallo scomodo di cercare legittimazione elettorale, rispondente agli interessi di potentati economici congiunti a quelli di una sinistra che vive il dramma esistenziale (dichiarato dallo stesso D’Alema) di sapersi “minoranza strutturale” in Italia. In pratica, una riedizione riveduta e corretta del ribaltone palatino del 1995, complicata, rispetto ad allora, da due handicap: Napolitano non è Scalfaro e Bossi ha tutto da guadagnare dalla tenuta di una formula di governo che riconosce il ruolo della Lega.

La prima parte del progetto eversivo ha mancato lo scopo di provocare uno smottamento del consenso popolare che è la forza di Berlusconi. Ma invece di prenderne atto e cambiare strategia, l’opposizione allarga l’offensiva ad altri fronti di lotta. A cominciare da quello mafioso, oggetto della prossima fatica di Santoro, per quanto assurdo appaia il tentativo di coinvolgere Berlusconi nella leggenda nera imbastita intorno alle stragi del 1992-1993, quando la “discesa in campo” era di là da venire.

Un ulteriore fronte di lotta, aperto con sprezzo del ridicolo dagli stessi beneficiari dell’egemonia mediatica dell’antiberlusconismo militante, è la mobilitazione in difesa della “libertà dell’informazione”.

Anche Rutelli ha dato il suo contributo, anticipando l’uscita del libro in cui invoca la formazione di “un governo di ricostruzione, un governo del presidente, con larga base parlamentare e un programma ambizioso per tre anni”. Alle spalle degli elettori, naturalmente. La pervicace nostalgia del “governissimo” esprime il disagio verso il bipolarismo, che costringe i poteri forti a vedersela con esecutivi voluti direttamente dagli elettori, e chiude in angolo una sinistra che cambiare per diventare competitiva non sa e rinunciare alle poltrone ministeriali non vuole. Colpisce, in questo complicato progetto eversivo, la sua essenza avventuristica. Si crea un’atmosfera, nella speranza illusoria che serva a dare all’eventuale giudizio negativo sul lodo Alfano effetti politici che in nessun caso avrebbe di per sé. Uno sparo nel buio.

STAMPA / LA SINISTRA PADRONA DELLA TV

Repubblica, figliocci di Repubblica, campagna di veleni, Michele Santoro, Marco Travaglio, giornalisti che sono gli unici abilitati a giudicare se stessi, oltre che tutti gli altri. Addirittura, come nel caso paradossale de La Stampa, Guido Ruotolo "recensisce" in semi-esclusiva il proprio fratello Sandro Ruotolo, inviato di punta di Anno Zero. Non solo. Sovvenzioni dello Stato e del governo a tutti. Contratti d’oro, stipendi d’oro, carriere garantite. Questo è oggi la stampa italiana; diciamo quell'area vip fatta di direttori, conduttori e grandi firme che si dichiara vittima del “regime berlusconiano”. È questa stampa che organizza la piazza per difendersi dagli “attacchi del governo”. Mentre i giornalisti qualsiasi che, nonostante gli aiuti dati dal governo agli editori rischiano la disoccupazione, sfilano più o meno consapevoli per difendere in realtà le parcelle milionarie di Santoro, Travaglio e Fabio Fazio.

Ma qual è la realtà? Prendiamo i maggiori quotidiani per diffusione: Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Sole 24 Ore. Proprietà: Fiat, Banca Intesa, Mediobanca; De Benedetti; ancora Fiat; Confindustria (cioè nuovamente Fiat e De Benedetti). Sono riconducibili al governo? Non pare proprio. Hanno una linea filo-governativa? Men che meno. In compenso i lettori complessivi dei quotidiani sono rimasti quelli del dopoguerra: poco più di cinque milioni. Insomma, si fanno grandi battaglie, ci si parla addosso ma non si conquistano né lettori né clienti. L'amara verità è che i nostri giornali non appaiono credibili, e forse più di un editore e direttore non sa fare il proprio mestiere. Sarà anche questa colpa di Berlusconi?

Veniamo ai giornalisti. Eleggono un gran numero di organismi, dall’Ordine professionale alla Federazione della Stampa, all’Inpgi (istituto previdenziale), alla Casagit (assistenza sanitaria). In tutti la maggioranza è in maniera schiacciante di sinistra: ed infatti organizzano manifestazioni come quella di sabato scorso. Questa libertà di voto e rappresentanza, anche per organismi che maneggiano ingenti capitali come l’Inpgi, è mai stata messa in discussione? No, e ci mancherebbe.

Già: ma c’è ovviamente la televisione, chiodo fisso dei fautori della tesi del regime. Mediaset, è noto, è controllata da Berlusconi, mentre la Rai è storicamente lottizzata dai partiti (tutti, maggioranza e opposizione). Mediaset ha un solo programma di approfondimento politico, Matrix, in seconda serata. Vi risulta che abbia mai condotto campagne contro chicchessia? Lo dirige Alessio Vinci, prima lo dirigeva Mentana: il quale si dimise perché voleva fare la diretta sulla morte di Eluana Englaro, mentre l’azienda mantenne la programmazione usuale. Questione di palinsesti e pubblicità, non di politica.

Passiamo alla Rai. Cinque talk show politici:

· Porta a porta in seconda serata su Rai1, orientamento ecumenico-moderato.

· Anno Zero prima serata su Rai Due (caso unico al mondo di conduttore, orario e palinsesto imposti dalla magistratura), orientamento antiberlusconiano duro e puro.

· Ballarò prima serata su Rai Tre, orientamento Pd.

· Che tempo che fa, prima serata sabato e domenica su Rai Tre, orientamento sinistra.

· Sette e mezzo, preserale la domenica su Rai Tre, sinistra.

· Tralasciamo Report, prima serata la domenica su Rai Tre subito dopo Che tempo che fa e Sette e mezzo. Report nasce come programma di approfondimento e inchieste, ma l’opposizione se l'è in pratica annesso.

Si noti bene: tutti, programmi e conduttori, sono stati confermati dalla nuova dirigenza Rai, con relativi contratti, collaborazioni e stipendi più o meno d’oro o di platino. C’è anche La 7, naturalmente. Con Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber e, il lunedì, seguito in prima serata da L’Infedele di Gad Lerner. Orientamento, sinistra.

Il panorama parla da solo. La sinistra lo chiama pluralismo: quale? Di certo mancano l’obiettività e l’equilibrio. La sinistra, inoltre, afferma che non ci sono solo i talk show, ma anche i tg. Un falso. L’errore più grossolano è stabilire un nesso diretto tra televisione, libertà di informazione, consenso politico e soprattutto risultati elettorali. Berlusconi vinse nel ’94 quando la Rai era interamente appaltata ai partiti della Prima repubblica, e su Mediaset si faceva solo intrattenimento. La Lega si affermò praticamente ignorata dalla tv. Prodi è caduto due volte (e assieme a lui D’Alema e Amato) con presidenti Rai e direttori dei telegiornali nominati dall’Ulivo. Ultimi, Claudio Petruccioli a viale Mazzini e Gianni Riotta al Tg1. Ce ne siamo forse dimenticati?

Ma c’è un ultimo aspetto da tenere presente quando si parla di televisione: si chiama Sky, e agisce da monopolista sul satellite, raggiungendo un pubblico via via crescente grazie al calcio, ad una tv spesso di qualità ma anche a nessun vincolo di tetto sulla pubblicità. Sky tg 24 non è certo filogovernativo; anzi. Lo è diventato ancora meno da quando il governo, dovendo parificare per un ultimatum europeo l’Iva sulla pay-tv, anziché ridurla a Mediaset (che sarebbe accaduto se l’avesse fatto?) l’ha alzata all’azienda di Rupert Murdoch.

Ecco, questo è il quadro dell’informazione in Italia. Sia quella scritta sia quella trasmessa sullo schermo tv. Tralasciamo internet, dove il governo Prodi voleva introdurre una sorta di censura sui blog, e dove Carlo De Benedetti chiede ancora una tassa sulle rassegne stampa.
È questa la libertà di stampa negata? È per questo che la sinistra scende in piazza? Qualcuno ha notizia di un giornalista censurato, sottoposto a restrizioni, di un giornale sequestrato, della puntata di un programma non andata in onda? Di uno sproloquio di Marco Travaglio al quale sia stata toccata una virgola? Di una raccolta di firme contro il governo con mobilitazione di premi Nobel, o della consueta rassegna stampa dei “giornali stranieri” ostili al premier (altro caso unico al mondo) che abbiano patito un qualche problema? Ma ci facciano il piacere.