pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: 01/08/10 - 01/09/10

venerdì 20 agosto 2010

SENZA COSTA E SENZA VIGILI

- EROSIONE DELLA COSTA A METAPONTO: emergenza drammatica

- L’ASSUNZIONE DEI VIGILI URBANI: una chimera per i giovani liberi
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……..è ipotizzabile che nei prossimi anni si registrerà la più preoccupante crisi regressiva della spiaggia nel tratto di costa tra il fiume Bradano e Metaponto, con un processo di erosione senza naturali inversioni di tendenza,ma che potrà essere contrastato solo con la realizzazione di barriere emerse.
Si tratta della conclusione contenuta nella relazione sugli interventi di mitigazione del fenomeno di erosione dell’arco costiero del Meatpontino, realizzata dal prof. Greco del Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’ambiente dell’Università degli Studi di Basilicata in base ad un accordo di collaborazione tra l’Ateneo Lucano e la Regione Basilicata.
La relazione è stata completata con due mesi d’anticipo rispetto ai tempi previsti per consentire agli Enti Istituzionali di non perdere ulteriore tempo nell’attivare gli interventi di mitigazione del fenomeno erosivo evitando la scomparsa di ulteriori settori di arenile e dei cordoni dunali artificiali presenti sul litorale.
Occorre intervenire con urgenza prima che le prossime mareggiate mettano a dura prova quello che rimane ancora di buono sul nostro litorale che, in più occasioni, di fronte alla forza della natura, ha dimostrato la sua vulnerabilità determinando forti arretramenti della linea di battigia con conseguenti gravi danni alle strutture balneari e alle falde di acqua dolce a servizio dell’agricoltura.
Facendo riferimento al sentimento di collaborazionismo e alla volontà già espressa, di lavorare con la maggioranza, in un clima di confronto democratico, il PDL di Bernalda-Metaponto, rinnova la propria disponibilità e dei suoi rappresentanti politici locali, regionali e nazionali, a collaborare per risolvere con urgenza e definitivamente l’annoso problema dell’erosione costiera della nostra Metaponto, ritenuto di vitale importanza per il nostro comune e per la sua economia.
Abbiamo bisogno di scelte autorevoli, garantite della forza delle idee degli uomini che amano Bernalda- Metaponto e che, tutti i cittadini ben pensanti, uniti da una grande passione, auspicano di realizzare per esaltare le bellezze naturali e favorire la reale ripresa economica e culturale del nostro paese.

Sempre con lo stesso spirito di collaborazionismo chiediamo al Sindaco Chiruzzi ed alla sua Giunta di :
- procedere con urgenza all’assunzione dei Vigili Urbani per incrementare, con la loro presenza , una maggiore attenzione sia verso le periferie dell’ abitato di Bernalda e Metaponto sia verso i tratti “liberi” di arenile presenti sulla nostra costa, completando la selezione già eseguita ma non definita, per il mancato “accordo politico” sulle persone da assumere, metodo clientelare da bandire e da debellare dalla politica bernaldese, perché non costituisce lo stimolo capace di favorire dinamiche di crescita legate al merito, all’impegno ed alle capacità dei giovani.
Molti dei giovani che si sono sottoposti alla selezione rappresentano il grande movimento dei giovani liberi e operosi, non garantiti, che si oppongono e si ribellano al metodo clientelare e alla mortificazione delle loro coscienze,e pertanto, non vanno delusi !
La ventilata mancanza di soldi per garantire la spesa necessaria è la “solita storiella”, infatti, noi che siamo dalla parte di questi giovani, suggeriamo al Sindaco Chiruzzi ed alla sua Giunta di stornare la somma impegnata per il rinnovo della convenzione a tre inutili assistenti sociali (ora per fortuna il numero si è ridotto visto che la moglie dell’ex sindaco Renna è stata assunta definitivamente alla ASL di Matera) a favore dei giovani Vigili Urbani sicuramente più utili alla nostra società.

Suvvia Sindaco, facciamo una scelta coraggiosa, un salto di qualità comportamentale, ci rendiamo conto che non è facile scegliere un metodo impegnativo e difficile, ma siamo certi che, a lungo andare, consentirà di conseguire il sogno che oggi anima il PDL : contribuire a formare una nuova classe politica capace di creare in Basilicata ed in particolare a Bernalda e Metaponto il rinnovamento necessario per raggiungere la stagione di liberalizzazione della vita economica e sociale e lavorare insieme per un importante progetto per il futuro del nostro territorio.

Bernalda,18 agosto 2010 Il Coordinamento cittadino di Bernalda-Metaponto

martedì 17 agosto 2010

REQUIEM PER METAPONTO


Nel tratto di costa tra il fiume Bradano e Metaponto «è ipotizzabile che nei prossimi anni si registrerà la più preoccupante crisi regressiva della spiaggia», con un processo di erosione senza «naturali inversioni di tendenza», ma che potrà essere contrastato solo «con la realizzazione di barriere emerse». È una delle principali conclusioni contenute nella “Relazione generale sugli interventi di mitigazione del fenomeno di erosione dell’arco costiero del Metapontino”, realizzata dal Difa (il dipartimento di Ingegneria e fisica dell’ambiente) dell’Università degli Studi della Basilicata in base a un accordo di collaborazione tra l’Ateneo e la Reg ione. La relazione, è scritto in una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale, è stata completata con due mesi di anticipo rispetto ai tempi previsti «per la rilevanza assunta negli ultimi tempi dal tema sullo scenario politico regionale, e per le risorse messe in campo dall’Univer - sità e dal dipartimento regionale per le infrastrutture». Lo studio si suddivide in due parti: spiccano l’analisi meteo-marina, con la valutazione delle possibili soluzioni tecniche e il supporto in fase di redazione del disciplinare di gara per l'affidamento dei lavori. I ricercatori hanno ipotizzato che nei prossimi anni, nel tratto davanti a Metaponto, l’erosione della costa sarà «preoccupante» e di non facile soluzione: non sarà possibile «sperare in una naturale inversione di tendenza» o realizzare «opere radenti» per contrastare il fenomeno, essendo necessarie quindi «differenti tipologie di barriere emerse». Lo studio, che fornisce un quadro completo delle problematiche che riguardano il litorale jonico della Basilicata, sarà presentato nei prossimi giorni «per costruire rapidamente un percorso condiviso che consenta di formulare un progetto preliminare degli interventi e avviare le procedure per l'esecuzione dei lavori». L’anticipazione di questi dati scientifici conferma, quindi, che il ripascimento è tecnica che risolve temporaneamente il problema dell’erosione e, pur comportando una spesa di un certo peso, si conferma irrilevante circa la possibilità di risolvere una crisi ambientale complessa. Sembra ormai chiaro che non è sufficiente spostare la sabbia da una parte all’altra per salvaguardare la costa in una prospettiva di lungo periodo.

lunedì 16 agosto 2010

IL PIANO PER IL MEZZOGIORNO

E’ convinzione del presidente del Consiglio e di tutto il Governo che il rilancio del Mezzogiorno sia una priorità del Paese perché le disuguaglianze economiche e sociali tra le diverse regioni impediscono un pieno sviluppo dell’Italia. Per questo il Governo ha varato una strategia complessiva di sostegno al Sud che è basata su dieci punti cardine:

· La lotta contro la criminalità;

· La banca del Sud con il sostegno al credito;

· La fiscalità di vantaggio;

· Le grandi opere;

· Le “Zone franche urbane” per le nuove imprese;

· La rimodulazione dei Fondi europei ora concentrati su interventi di rilevanza strategica nazionale;

· La riorganizzazione degli incentivi alle imprese e agli investimenti produttivi;

· Lo snellimento delle procedure e dei tempi; una migliore valutazione dei progetti imprenditoriali;

· Un maggior ricorso ai cofinanziamenti pubblico-privato con i nuovi contratti di sviluppo;

· La standardizzazione con il federalismo di servizi e costi, la responsabilizzazione della classe dirigente.

martedì 10 agosto 2010

LETTERA DI SILVIO BERLUSCONI AI CLUB DELLE LIBERTA'

Cari Amici dei Club della Libertà,siamo giunti alle meritate vacanze al termine di un anno difficile nel quale il governo ha affrontato con determinazione, con efficacia e con competenza le sfide per un’Italia più moderna e sicura. In questi ultimi dieci giorni, mentre altri producevano le solite chiacchiere, noi abbiamo approvato quattro importanti provvedimenti. La manovra economica, che mette in sicurezza i conti dello Stato e prevede decisive innovazioni sul campo della semplificazione legislativa. Il Senato ha approvato una fondamentale riforma dell’Università per rimettere al centro il merito a discapito delle baronie. Ancora, la riforma del Codice della strada, la più importante dai tempi della patente a punti, determinante per rendere le nostre strade più sicure e fermare quella mattanza che costa ogni anno quasi 5.000 vite umane. Infine, ancora una volta con i fatti, abbiamo dato un segnale fortissimo per la lotta alla mafia con l’approvazione al Senato del Codice unico contro le mafie, che conferma la dirompente azione del governo nel contrasto alla criminalità con la cattura di oltre seimila presunti mafiosi, di 26 dei 30 latitanti più pericolosi e con il sequestro di 13 miliardi di beni mafiosi. Risultati importantissimi che sono la prova concreta di come stiamo realizzando gli obiettivi del programma di governo. Ora, cari amici dei Club della Libertà, tocca a Voi. Abbiamo agito bene, ma bisogna comunicarlo. Per questo motivo Vi chiedo di essere il megafono dell’azione di Governo sul territorio. E’ necessario far conoscere questi provvedimenti a tutti gli italiani. Dovremmo riuscire a collocare in ogni piazza degli 8100 comuni della nostra Italia un nostro banchetto, un nostro gazebo e nostri sostenitori che spieghino quanto il Governo è riuscito a realizzare in due anni di appassionato lavoro. Per questo motivo Vi chiedo la disponibilità a partecipare a questa grande opera di diffusione attraverso una capillare rete di militanti basata sulla suddivisione delle 60 mila sezioni elettorali. Sarà il più grande porta a porta mai realizzato in Italia, ed è per questo che chiedo il contributo di tutti coloro che credono negli ideali di libertà. Una mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese.Da settembre quindi dobbiamo impegnarci tutti e di più!
Un forte abbraccio e buone vacanze.

lunedì 9 agosto 2010

IL BOOMERANG DI AN di Mario Sechi

Se la contessa Colleoni fosse viva, dopo aver letto la nota di Gianfranco Fini sulla casa di Montecarlo avrebbe esclamato: «Siamo alle comiche finali». È la frase che il leader di Alleanza nazionale riservò alla svolta del predellino di Silvio Berlusconi e all’idea di fondare un nuovo partito del centrodestra italiano. La vicenda dell’appartamento di An nel Principato passerà alla storia nel guinness dei fiaschi politici.
Ho letto con attenzione la nota del Presidente della Camera e, francamente, stento ancora a credere ai miei occhi. Non so chi abbia consigliato Fini, ma raramente mi è capitato di vedere qualcosa di più politicamente disastroso. Un boomerang. Fini offre una ricostruzione e una serie di valutazioni sulla vicenda che non diradano alcuna ombra e, semmai, creano un imbarazzo istituzionale senza precedenti. Cercherò di procedere con un certo ordine nel disordine totale con cui è stata presentata da Fini la vicenda. Chiedo ai lettori di avere la pazienza di seguirmi, ne vale la pena.
1.La stima dell’appartamento. Fini spiega che fu iscritto a bilancio per la somma di 450 milioni di lire. Non indica la data di carico, ma è certamente da collocare prima dell’adozione dell’euro. Dunque la valutazione dell’immobile, per quel che ne sappiamo, è di un’era geologica fa e non tiene conto dei valori espressi dal mercato con la moneta unica. Anche i sassi sanno che quei valori in Europa sono praticamente raddoppiati subito dopo l’avvento dell’euro.
2.Lo stato dell’appartamento. Fini cita le visite fatte dall’onorevole La Morte e dalla sua segretaria, la signora Marino. Dimentica quelle più che ufficiali fatte per conto del partito dal suo tesoriere, Francesco Pontone e dal senatore Antonino Caruso. Quest’ultimo, intervistato ieri da Il Tempo, spiega che «è una casa in una palazzina d’epoca, un appartamento al piano rialzato, verso l’interno ha una piccola loggia molto graziosa. Una casa gradevole nel centro di Montecarlo. Cinque minuti a piedi dal casinò».
«Un tempo era un albergo, il Shakespeare Milton». Fatiscente? Per chi? E da quando in qua le valutazioni immobiliari si fanno fare alla segretaria personale?
3. Le offerte per l’acquisto. Fini dice che non vi era alcuna offerta alternativa. Il senatore Caruso racconta un’altra storia: An aveva la possibilità di vendere quell’appartamento per una valutazione pari a 6 milioni di franchi, pari a circa un milione di euro con il cambio dell’epoca, dunque senza rivalutazione. Caruso informò Pontone, il quale rispose che la casa in quel momento non era in vendita.
4. Il ruolo di Giancarlo Tulliani.Fini svela che fu il fratello di Elisabetta a mettere in contatto i compratori della casa con il partito. È un passaggio delicatissimo che non avrei mai voluto leggere e che apre scenari imprevedibili. La prima cosa che avrei fatto al posto di Fini è chiedermi: chi compra? E per quale scopo? Il lascito della contessa Colleoni non era nella disponibilità personale di Fini, ma in quella collettiva di An. Perché il fratello della Tulliani si interessa alla casa? E chi lo ha informato dell’esistenza di quel bene nel bilancio del partito? Sono domande alle quali per ora non c’è alcuna risposta e lo stesso Fini pare non essersele poste.
5. Il prezzo della vendita. Fini spiega che era un buon affare perché l’offerta era di trecentomila euro. Facciamo un po’ di conti. La casa era iscritta a bilancio per 450 milioni di lire, cioè circa 230 mila euro. L’iscrizione a bilancio è priva di rivalutazione e An si accontenta di un guadagno pari a 70 mila euro. Chiunque possiede un bene immobile con il passaggio all’euro ha rivalutato il valore del cespite. Se non lo fa, è come minimo un incapace. La vendita della casa a Montecarlo non è un buon affare, è un disastro economico e non credo sia frutto della volontà del tesoriere Francesco Pontone.
6. L’eredità Colleoni.Fini spiega le successive alienazioni dell’eredità Colleoni. Non aggiunge niente di nuovo, ma in realtà c’è un elemento politicamente spesso: fa una chiamata di correo per gli altri dirigenti del partito che non si sono opposti alla cessione degli immobili. Vedremo cosa risponderanno gli ex parlamentari di An. Faccio solo notare che il tesoriere Pontone ha sempre detto: «Rispondo al Presidente e tanto basta». Non è mai emersa una gestione collettiva del patrimonio, del bilancio. La gestione di An era riconducibile a tre persone: Gianfranco Fini, Francesco Pontone e Donato Lamorte.
7. I paradisi fiscali. Fini dice di non sapere nulla sulla "natura giuridica della società acquirente". Chiunque vende un bene - e Pontone vendeva grazie a una procura generale firmata da Fini - prende due o tre informazioni sul compratore. Lui no. La casa di Montecarlo viene ceduta a una società off-shore, con sede nel paradiso fiscale delle Piccole Antille. Passa poi ad un’altra società off-shore e infine, magicamente, diventa l’abitazione monegasca in affitto di Giancarlo Tulliani. Visto che non c’è la risposta, ripetiamo la domanda: chi c’è dietro queste società?
8. Il cognato in affitto. È la parte più incredibile della nota di Fini. In sostanza, il presidente della Camera dice di aver saputo dalla Tulliani, «qualche tempo dopo» che «il fratello Giancarlo aveva in locazione l’appartamento». Chiosa finiana: «La mia sorpresa e il disappunto sono facilmente intuibili». Sorpresa? Disappunto? I lettori a questo punto si chiedono ben altro: quando ha saputo Fini del cognato in affitto? Non si è chiesto Fini come mai il cognato prima si faccia parte diligente per vendere la casa a Montecarlo e poi ne diventi l’affittuario? Perché Fini non ha sollevato il telefono e invitato Tulliani a levare il disturbo da una casa che era parte del patrimonio di An e dunque poteva mettere in grave imbarazzo il Presidente della Camera?
Non siamo di fronte a un problema di «legalità». La politica - e Fini lo sa meglio di tutti - non è tutta riconducibile al codice civile e penale. Questa storia mostra ben altro. Politicamente, Fini è nei guai.

martedì 3 agosto 2010

LA STORIA DEL PDL NON FINISCE QUI ! di Maurizio Morabito

E’ ovviamente difficile seguire il turbinio di dichiarazioni e controdichiarazioni che provengono in queste settimane dal PdL. Sembra non passare giorno senza che qualcuno, compiaciuto o meno, annunci la fine dell’esperimento politico inaugurato con la Convention di Roma del Marzo 2009, mentre dall’altro lato si sentono i mormorii soddisfatti di un’opposizione che non vedrebbe l’ora di veder implodere il lavoro di Silvio Berlusconi, misteriosamente ignara del fatto che non esistendo alcuna alternativa seria toccherebbe all’Italia un periodo particolarmente buio e difficile.
Diciamoci allora: davvero stanno per suonare le campane a lutto per il Popolo della Libertà, è vicino il capolinea, buonanotte suonatori, e l’ultimo chiuda la porta! Anzi, no. Chiediamoci invece: i cambiamenti che tutti sanno essere necessari a livello economico e sociale, possono davvero essere raggiunti da soporosi gruppi di persone categoricamente sempre d’accordo su tutto (leggi, il PD) o succubi al Leader su tutto (leggi, l’IdV)? E dunque: e se tutti i segnali di sconvolgimento dall’interno del PdL non fossero altro che la prova che il PdL stesso sia un partito (anche troppo!) vitale, e che si trovi alla vigilia di una fase di sviluppo e capacità di riforma davvero fuori dal comune per un Paese come l’Italia?
E' proprio questo, dopotutto, che viene indicato dalle teorie di psicologia sociale. In particolare quanto sta accadendo ricorda molto da vicino il modello di evoluzione della vita di gruppo proposto nel 1965 dall’americano Bruce Tuckman, sulla base della sua esperienza come psicologo nella Marina degli Stati Uniti, modello successivamente modificato fino a includere cinque stadi di sviluppo:
1. Formazione (forming)2. Conflitto (storming)3. Strutturazione (norming)4. Attività (performing)5. Trasformazione (transforming)
Cosa significano i vari stadi? Inizialmente (la “formazione”), il gruppo viene creato dalla volontà in tal senso dei suoi membri. Non vengono quindi discussi gli argomenti più scottanti, ma ci si concentra sullo stabilire i meccanismi e le regole necessarie al funzionamento del gruppo stesso. Questo è il periodo più tranquillo, del “volemose bene”, e anche se non vengono ottenuti molti risultati pratici, i partecipanti hanno l’occasione di conoscersi meglio l’un l’altro.
A un certo punto però i nodi arrivano al pettine e si passa al “conflitto”. Quali sono le priorita’? Come verranno coordinate? Come potranno essere riconciliati aspetti e prospettive individuali a tutta prima inconciliabili? Come reagiranno i vari membri alle situazioni difficili? Questo è il periodo meno tranquillo, quando la tolleranza, il rispetto e la pazienza reciproci sono messi a durissima prova. C’e’ chi si vuole allontanare, altri che vogliono allontanare, ogni tanto qualcuno inspiegabilmente sembra impegnarsi a distruggere tutto e tutti.
Alcuni gruppi non sopravvivono allo stadio del “conflitto”, ma secondo Tuckman non è possibile lavorare insieme in maniera efficiente e fattiva senza passare per questo stadio: anzi, un eccessivo uso della diplomazia a questo punto può risultare, paradossalmente, nell’autodistruzione del gruppo stesso. Il gruppo che invece sopravvive si trova poi nell’invidiabile situazione di avere finalmente individuato un unico e chiaro scopo comune, a cui tutti cominciano a lavorare in maniera responsabile per il successo di tutti (la "strutturazione"). Si può quindi passare alle "attività", dove i problemi vengono risolti praticamente senza più conflitto interno, e dunque alla "trasformazione", incidendo in maniera efficace e significativa sul mondo.
Non si tratta di idee campate in aria, visto che sono applicate (ed esperite!) da 45 anni con poche modifiche. E se è vero che Tuckman pensava a gruppi piccoli, è anche vero che i meccanismi della politica italiana significano che in un partito come il PdL la dinamica più appropriata da osservare è quella fra la manciata di personalità di spicco. A che punto siamo dunque, secondo il modello di Tuckman? Più o meno dall’autunno 2009, il PdL è ovviamente entrato nella fase del conflitto: il che vuole anche dire che la struttura di partenza è stata messa insieme con una rapidità straordinaria. Comunque, c’e’ poco di che lamentarsi nell’attuale tempesta, che anzi deve essere la benvenuta: il PdL sta attraversando uno sviluppo ma assolutamente naturale, dietro il quale non esiste altra regia che quella della natura umana.
Il rischio è che il partito scompaia da un giorno all’altro, semmai le “corde” vengano troppo tirate, o le parole risultino troppo forti, o le dichiarazioni di mutua inimicizia diventino troppo roboanti. Ma questo è il prezzo da pagare per un “rischio” ben piu’ grande e positivo, quello di diventare come PdL quel gruppo di riformatori, liberalizzatori e modernizzatori che tutti aspiriamo essere. A questo punto, è solo una questione di tempo…

domenica 1 agosto 2010

IL MANCATO APPUNTAMENTO CON LA STORIA di Pinuccio Rinaldi

Se a Bernalda è stato facile intuire che il PDL sarebbe morto, certamente non era facile pensare che anche a livello nazionale si sarebbe potuto verificare identico epilogo.
Purtroppo oggi chi tocca constatare che il sogno immaginato da moltissimi italiani in quel lontano 2 dicembre 2006 si è miseramente interrotto provocando forse, anche rovinose rotture per le istituzioni.
Quest’identità di epilogo e le conseguenti ripercussioni negative e diverse , non possono non generare costernazione e riflessioni in tutte le persone che si rivedono nella cultura e nei principi della destra.
Una destra il cui cammino (sino alla nascita del PDL) non ha mai esplicitamente conosciuto una parentesi governativa a livello nazionale e tanto meno al nostro livello locale. Questa perpetua condizione di esclusione, ha ovviamente attraversato periodi,economie,scenari e anche uomini diversi, però ha conservato l’incapacità di esprimere un progetto politico unico e condiviso.
Questa semplice considerazione doveva essere sufficiente a far capire all’onorevole FINI che la condizione di essere al governo della nazione era veramente l’appuntamento con la storia e che in essa si sarebbero potute scrivere pagine memorabili, vedi riforma della giustizia, carta costituzionale, università ecc.ecc. e che qualsiasi diversità di veduta, pure legittima doveva essere considerata subalterna all’appuntamento.
Cosi purtroppo non è stato, e comunque vada a finire resterà un gravissimo mancato appuntamento.