pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: 01/07/10 - 01/08/10

venerdì 30 luglio 2010

IL DOCUMENTO INTEGRALE DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA

L'Italia necessita di profondi cambiamenti sia nella sfera economica che in quella politica e istituzionale. L'azione del nostro governo presieduto da Silvio Berlusconi e la nascita del Pdl rappresentano, ciascuno nella propria sfera, la risposta più efficace alla crisi del Paese. Il governo ha dovuto agire nel pieno della crisi economica più grave dopo quella del 1929, riuscendo ad evitare, da un lato, gli effetti più dirompenti della crisi sul tenore di vita delle famiglie e dei lavoratori, e, dall'altro lato, preservando la pace sociale e la tenuta dei conti pubblici. Con la nascita del Pdl, dall'altra parte, la vita politica italiana ha fatto un ulteriore passo in avanti verso la semplificazione e il bipolarismo. Occorre aggiungere che, in questi anni, gli elettori hanno sostenuto e premiato sia l'azione del governo che la nuova realtà politica rappresentata dal Pdl.

Immediatamente dopo il nostro congresso fondativo, tuttavia, e soprattutto dopo le elezioni regionali, sono intervenute delle novità che hanno mutato profondamente la situazione, al punto da richiedere oggi una decisione risolutiva. Invece di interpretare correttamente la chiara volontà degli elettori, nella vita politica italiana hanno ripreso vigore mai spente velleità di dare una spallata al governo in carica attraverso l'uso politico della giustizia e sulla base di una campagna mediatica e scandalistica, indirizzata contro il governo e il nostro partito, che non ha precedenti nella storia di un Paese democratico. L'opposizione, purtroppo, non ha cambiato atteggiamento rispetto al passato, preferendo cavalcare l'uso politico delle inchieste giudiziarie e le speculazioni della stampa piuttosto che condurre un'opposizione costruttiva con uno spirito riformista.

Ciò che non era prevedibile è il ruolo politico assunto dall'attuale Presidente della Camera. Soprattutto dopo il voto delle regionali, che ha rafforzato il governo e il ruolo del Pdl, l'On. Gianfranco Fini ha via via evidenziato un profilo politico di opposizione al governo, al partito ed alla persona del Presidente del Consiglio. Non si tratta, beninteso, di mettere in discussione la possibilità di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibilità che non è mai stata minimamente limitata o resa impossibile. Al contrario, il Pdl si è contraddistinto dal momento in cui è stato fondato per l'ampia discussione che si è svolta all'interno degli organismi democraticamente eletti. Le posizioni dell'On. Fini si sono manifestate sempre di più non come un legittimo dissenso, bensì come uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo sottoscritto con gli elettori e votato dalle Camere, come una critica demolitoria delle decisioni prese dal partito, peraltro note e condivise da tutti, e infine come un attacco sistematico diretto al ruolo e alla figura del Presidente del Consiglio.

In particolare, l'On. Fini e taluni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge su temi qualificanti, come ad esempio la cittadinanza breve e il voto agli extracomunitari, che confliggono apertamente con il programma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori. Sulla legge elettorale vi è stata un'apertura inaspettata a tesi che contrastano con le costanti posizioni tenute da sempre dal centrodestra e dallo stesso Fini. Persino il tema della legalità, per il quale è innegabile il successo del Governo e della maggioranza in termini di contrasto alla criminalità di ogni tipo e di riduzione dell'immigrazione clandestina, è stato impropriamente utilizzato per alimentare polemiche interne. Il Pdl proseguirà con decisione nell'opera di difesa della legalità, a tutti i livelli, ma non possiamo accettare giudizi sommari fondati su anticipazioni mediatiche.

Le cronache giornalistiche degli ultimi mesi testimoniano d'altronde, meglio di ogni esempio, la distanza crescente tra le posizioni del Pdl, quelle dell'On. Fini e dei suoi sostenitori, sebbene tra questi non siano mancati coloro che hanno seriamente lavorato per riportare il tutto nell'alveo di una corretta e fisiologica dialettica politica. Tutto ciò è tanto più grave considerando il ruolo istituzionale ricoperto dall'On. Fini, un ruolo che è sempre stato ispirato, nella storia della nostra Repubblica, ad equilibrio e moderazione nei pronunciamenti di carattere politico, pur senza rinunciare alla propria appartenenza politica. Mai prima d'ora è avvenuto che il Presidente della Camera assumesse un ruolo politico così pronunciato perfino nella polemica di partito e nell'attualità contingente, rinunciando ad un tempo alla propria imparzialità istituzionale e ad un minimo di ragionevoli rapporti di solidarietà con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che ricopre. L'unico breve periodo in cui Fini ha «rivendicato» nei fatti un ruolo super partes è stato durante la campagna elettorale per le regionali, al fine di giustificare l'assenza di un suo sostegno ai candidati del Pdl.

I nostri elettori non tollerano più che nei confronti del governo vi sia un atteggiamento di opposizione permanente, spesso oggettivamente in sintonia con posizioni e temi della sinistra e delle altre forze contrarie alla maggioranza, condotto per di più da uno dei vertici delle istituzioni di garanzia. Non sono più disposti ad accettare una forma di dissenso all'interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria opposizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative, prefigurando già l'esistenza, sul territorio e in Parlamento, di un vero e proprio partito nel partito, pronto, addirittura, a dar vita a una nuova aggregazione politica alternativa al Pdl. I nostri elettori, inoltre, ci chiedono a gran voce di non abbandonare la nuova concezione della politica per la quale è nato il Pdl, che si fonda su una chiara cornice culturale e di valori, sulla scelta di un chiaro e definito programma di governo, su una compatta maggioranza di governo e sull'indicazione di un Presidente del Consiglio, in una logica di alternanza fra schieramenti alternativi.

Questo atteggiamento di opposizione sistematica al nostro partito e nei confronti del governo, che - ripetiamo - nulla ha a che vedere con un dissenso che legittimamente può essere esercitato all'interno del partito, ha già creato gravi conseguenze sull'orientamento dell'opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre più sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diverse tradizioni politiche che si riconoscono nel Pdl e per costruire un nuovo movimento politico unitario di tutti coloro che non si riconoscono in questa sinistra. La condivisione di principi comuni e il vincolo di solidarietà con i propri compagni di partito sono fondamenti imprescindibili dell'appartenenza a una forza politica. Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe consegnare alle Procure della Repubblica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione degli organi istituzionali, è incompatibile con la storia dei moderati e dei liberali italiani che si riconoscono nel Popolo della Libertà. Si milita nello stesso partito quando si avverte il vincolo della comune appartenenza e della solidarietà fra i consociati. Si sta nel Popolo della Libertà quando ci si riconosce nei principi del popolarismo europeo, che al primo posto mette la persona e la sua dignità. Assecondare qualsiasi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizione la legalità e il garantismo; mostrarsi esitanti nel respingere i teoremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un «patto criminale» con quella mafia che mai come in questi due anni è stata contrastata con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe contraddire la nostra storia e la nostra identità.

Per queste ragioni questo Ufficio di Presidenza considera le posizioni dell'On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attività politica del Popolo della Libertà. Di conseguenza viene meno, allo stato, anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni. L'Ufficio di Presidenza del Popolo della Libertà ha inoltre condiviso la decisione del Comitato di Coordinamento di deferire ai Probiviri gli onorevoli Bocchino, Granata e Briguglio.

mercoledì 28 luglio 2010

COMETA SVENDESI

COMETA SVENDESI : MENO SVILUPPO AGRICOLO, PIU’SPECULAZIONE EDILIZIA.

Siamo fortemente amareggiati per la scelta della Regione Basilicata di mettere all’asta un insediamento storico dello sviluppo industriale agricolo di Metaponto, IL centro ortofrutticolo COMETA, simbolo del industrializzazione in agricoltura, uno dei maggiori insediamenti di trasformazione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli del metapontino. La svendita arriva dopo la fallimentare gestione dell’ESAB, che non ha saputo rendere operativa una struttura come IL COMETA dotata di servizi idonei e posizionata nel baricentro del Metapontino, unica struttura con servizi di accesso intermodale dei trasporti da gomma a rotaia con la ferrovia della stazione di Metaponto.
Proprio quando altrove la Regione Basilicata investe notevoli finanziamenti per il recupero dei presidi industriali e agricoli, proprio quando il polo della ricerca e sviluppo del Metapontino Agrobios e Pantanello vengono finanziati e riqualificati, si decide di cancellare IL COMETA. Una struttura che avrebbe potuto essere il segnale della ripresa agricola e imprenditoriale, creare di posti di lavoro, viene invece svenduta per mera speculazione edilizia.
L’asta diventa appetibile , solo grazie alla sprovveduta scelta del Regolamento Urbanistico del Comune di Bernalda che la rende area edificabile per attività commerciali e residenziali .
Oltre 9 ettari dove, previo abbattimento delle esistenti strutture, sorgeranno oltre 150 appartamenti residenziali e oltre 100 negozi per attività commerciali più i relativi servizi.
Una alta marea di metricubi di cemento invaderà il Borgo di Metaponto ed è doveroso chiedersi: saranno funzionali 8.700 mq di locali commerciali per un Borgo di 600 abitanti? Cosa potrà attrarre un popolazione tale da riempire i 150 appartamenti proprio mentre il Borgo si spopola? Ha senso una speculazione per vendere seconde case in prossimità del mare occupate solo per tre mesi all’anno e per di più su una costa devastata dall’erosione?
Per tanto, chiediamo di sospendere tale svendita, e bandire il sito ai fini del recupero degli insediamenti industriali agricoli.
Invitiamo il sindaco di Bernalda a indire un Consiglio Comunale al fine di non perdere l’ultima speranza per un sano sviluppo dell’economia di Metaponto e per dare una speranza agli agricoltori metapontini. Dopo aver perso La Cantina Sociale del Metapontino , l’oleificio del Metapontino e dopo ancora la Fallimentare area industriale della Felandina , difendiamo l’ultimo baluardo di sviluppo economico per la creazione di posti di lavoro.
E PENSARE CHE QUALCHE SETTIMANA FA’ L’INTERO CONSIGLIO REGIONALE SI ERA FINALMENTE ACCORTO DELL’ABBANDONO E DEL SOTTOSVILUPPO DI METAPONTO. E’ QUESTA L’IMMEDIATA RISPOSTA?

mercoledì 14 luglio 2010



METAPONTO, MATTIA: DOPO MOZIONE ATTENDIAMO IMPEGNI GIUNTA
Approvata ad unanimità di consensi la mozione presentata dai consiglieri del Pdl, Franco Mattia e Romeo Sarra, sui problemi inerenti la situazione del Lido e, più in generale, dell’intera area di Metaponto
13/07/2010 17.58.43[Basilicata]
(ACR) - “L'approvazione all'unanimità oggi in Consiglo regionale della mozione su Metaponto Lido, a mia firma e del collega Romeo Sarra, che fa seguito ad un ampio dibattito, segna una nuova attenzione politica ed istituzionale sui problemi della località turistica, dopo decenni di disattenzione e sottovalutazione". E' il commento del consigliere regionale Franco Mattia (Pdl), che nell’esprimere soddisfazione per il primo risultato raggiunto, evidenzia come " si richiede adesso, da parte della Giunta regionale, il mantenimento di una serie di impegni che la mozione le trasferisce, perchè al di là della situazione di emergenza dovuta ai danni provocati dall’erosione costiera affrontata, momentaneamente, per la stagione turistica da poco iniziata, permane la ‘questione’ più complessiva che riguarda il destino di Metaponto, che da quarant’anni vive in condizioni mortificanti, sugli albori di una rudimentale civiltà turistica, avviata e subito fermata negli anni sessanta”. “Abbiamo rivendicato in proposito un Piano Speciale per Metaponto – continua Mattia - perchè ci sono opere infrastrutturali e civili indispensabili da realizzare. Metaponto è la località marina che non possiede opere di urbanizzazione primaria e secondaria, non ha una piazza, non ha marciapiedi, è una località che non ha negozi, non ha servizi, non ha una rete del gas, non ha una sede per il culto, non ha una viabilità adeguata ai flussi turistici che soprattutto d’estate sono consistenti. Questa è la realtà di Metaponto che deve essere modificata e in tempi ragionevolmente brevi, attraverso un ‘Piano Speciale’ dotato di adeguati finanziamenti che superi le attuali gravi carenze infrastrutturali e di servizi civili per rilanciare Metaponto lido nei programmi regionali e nazionali di promozione turistica e, quindi, attrarre sempre nuovi flussi di turisti”. “Vigileremo adesso - conclude Mattia - perchè i contenuti della mozione condivisi e sostenuti dall'intero Consiglio regionale trovino efficaci soluzioni a breve termine e, contestualmente, si affronti la questione delle pratiche per la regolarizzazione dei suoli demaniali che si trascinano ormai da quarant’anni con inenarrabile lentezza burocratica, con gravi pregiudizi e con pesanti ed inaccettabili oneri finanziari a carico di enti e privati".

giovedì 8 luglio 2010

PDL NATO PER MODERNIZZARE

Berlusconi lo ha detto chiaro, a tutti: il Pdl è nato per modernizzare la politica italiana e accelerare la transizione verso una democrazia finalmente compiuta, e non può diventare un contenitore partitocratico che sarebbe la brutta copia della Dc. L’avvertimento del premier è preciso: se qualcuno si è messo in testa l'obiettivo di paralizzare il Pdl per indebolire il governo e aprire la strada a scenari futuribili che sarebbero in realtà vecchi come il cucco, ha sbagliato luogo, tempo e circostanze politiche. Lo schema in atto è già collaudato, anche se solo una volta è andato a segno contro Berlusconi (fu nel ’94, all’alba della seconda Repubblica) ed è quello tipicamente leninista secondo cui in democrazia il voto popolare non conta, conta soltanto la volontà di una ristretta élite che ha la facoltà - a differenza del popolo - di discernere il bene e il male e di guidare le masse nella giusta direzione al di là, appunto, della loro stessa espressione di voto.

Berlusconi, da quando è sceso in politica, ha sempre avuto con sé il popolo dei moderati, la forza straordinaria che deriva dal rapporto diretto tra il leader e il suo elettorato - e questa la conserva intatta - ma la sua leadership ha anche bisogno di un partito compatto, avulso dalla tentazione correntizia. Da questo punto di vista, Forza Italia è stata un modello di partito moderno, che ha saputo costantemente supportare il suo leader discutendo, certo, ma senza mai mettere in discussione i fondamentali della “nuova politica”. Ora Forza Italia non c'è più, c'è il PdL. È legittimo sventolare la bandiera dei diritti delle minoranze, senza però infrangere la regola aurea della democrazia, secondo cui alla fine di ogni confronto decide chi ha la maggioranza.

Berlusconi ha lanciato un altolà alle fondazioni che da bruchi culturali si stanno trasformando in farfalle politiche che svolazzano qua e là intorno al partito; la storia di Forza Italia dimostra che se dietro il leader non c’è un partito coeso, la politica fa non uno, ma cento passi indietro, e questo nessuno se lo può permettere in un momento in cui è necessario dare il massimo supporto al governo impegnato a traghettare il Paese fuori dalla crisi economica.

Dunque, la nascita esponenziale di tante fondazioni epigone degli spezzoni politici e culturali confluiti nel Pdl, anche se nate con le migliori intenzioni, rischiano solo di fare il gioco di chi ha interesse a indebolire il partito, e di tutto c’è bisogno adesso meno che di una simile deriva.
Oggi come nella legislatura 2001-2006, dopo un paio d’anni di governo si stanno mettendo in modo meccanismi se non identici, almeno molto simili. Il primo colpo arriva dall’interno, una sorta di fuoco amico che cerca di ammantarsi dell’autorevolezza di chi vuole il bene del centrodestra mentre invece non fa che indebolirlo. Prima erano Casini, Follini e Fini, che parlavano di “discontinuità”, poi di tre punte, con il risultato di far cadere i consensi verso il governo Berlusconi, poiché ogni volta che veniva varato un provvedimento c’era chi prendeva le distanze proprio dall’interno. Adesso c’è un’esigua minoranza pronta a prendersi il ruolo di chi fa le pulci a governo e maggioranza indebolendone (involontariamente) l’azione.

Questo ha permesso in parte all’opposizione e in parte – forse preponderante – ai mezzi d’informazione, d’insinuarsi negli spazi di un consenso berlusconiano dilagante, per fomentare il dubbio che tanto efficiente questo governo poi non è, che non è tutto oro ciò che riluce all’ombra del Pdl, del governo, del credo berlusconiano.

Quindi, oggi come allora, il Corriere della Sera può permettersi, sempre usando editorialisti storicamente vicini al centrodestra (per rendere più credibile il tutto), di accusare d’immobilismo l’esecutivo e Berlusconi stesso.

A questo si aggiungono le proteste di piazza, gli scioperi, l’offensiva della magistratura politicizzata. Tutto fa brodo per presentare una situazione peggiore di quella esistente.

E’ per questo motivo che a differenza della legislatura 2001-2006 è necessario un guizzo, per confermare nella testa e nell’immaginario degli italiani che mentre molti parlano a vanvera, puntano a giochi di palazzo, resistono ad ogni tentativo di ammodernamento del Paese, c’è chi davvero si è rimboccato le maniche nell’esclusivo interesse dei cittadini, per dar loro dignità, sicurezza, solidità e – perché no? – floridità sotto il profilo economico.