pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: 2008

mercoledì 31 dicembre 2008

BUON 2009! ... CHE SIA L'ANNO DELLA SVOLTA PER TUTTI

Cari concittadini,
è con immenso piacere ed orgoglio che Vi auguriamo un prospero e felice anno nuovo! Il modo migliore per augurarvelo con un impegno costante nel preparare un programma politico amministrativo, frutto di idee, progetti, studi, valutazioni, confronti, sogni, aspettative e desideri cresciuti all’ombra dell’autenticità di chi la politica la fa per passione, della saggezza di chi alla politica ha dato lustro e sano impegno, della lucidità di chi della politica conosce le regole studiate sui manuali e di chi, invece, della politica oggi respira e coglie le istanze dal basso, dalla quotidianità del paese e della sua gente. Tutti insieme vogliamo pensare ad un futuro migliore per Bernalda e Metaponto.
Questo nostro impegno raccoglie la voce della gente comune, di chi ha voglia di voltare pagina, di chi crede che insieme sia possibile, di chi ha deciso di contribuire con il suo poco o il suo tutto al cambiamento del nostro paese; si arricchisce dei sorrisi di chi ci sostiene e incoraggia perché ha sentito e constatato la coerenza e la verità dei nostri valori, delle nostre idee, dei nostri intenti, del nostro impegno responsabile; si completa con le parole di chi ci ha criticato costruttivamente e ha posto quesiti interessanti su cui riflettere e interrogarsi per progettare.
È un progetto scritto a più mani, con tutta la fatica e il piacere che comporta il confronto, l’accogliere le diversità di ognuno e il rispetto del pensiero altrui.
“Progetto Comune di SVOLTA” è un aggregazione elettorale formata da “Il Circolo Politico Pitagora”; PDL; UDC; Sviluppo Pulito-Agire Europeo; oltre al contributo di liberi cittadini di Bernalda e Metaponto, nato dalla volontà di impegnarsi per la propria città, la sua comunità e il suo territorio.

Ispirati dalla necessità di riaccendere l’orgoglio di appartenere ad una terra che, pur nelle sue difficoltà, ha sempre saputo essere generosa di risorse, valori ed uomini di pregio; convinti che i processi partecipativi alla amministrazione della cosa pubblica siano stati, nell’ultimo quindicennio, esclusiva gestione di alcuni e, per lo più, a vantaggio di pochi; consapevoli che le conflittualità abbiano comportato un grave ritardo nello sviluppo economico e sociale di Bernalda e Metaponto, aggravato dalla mancanza di progettualità per il futuro; certi che tutto ciò abbia reso il paese ostaggio dell’apatia, dell’immobilismo intellettuale e del disinteresse diffuso per la politica, per l’aggregazione sana e costruttiva, abbiamo ritenuto di costruire un “libero pensatoio e laboratorio” di idee e progetti per la nostra città, dove ritrovare il piacere del dialogo e la voglia di credere con entusiasmo nel nostro futuro a Bernalda e per Bernalda.
Ci anima la certezza che la dignità di ogni uomo è nella sua libertà di pensare, esprimersi, sognare senza costrizione alcuna; lì dove c’è un pensiero libero, vi sono uomini uniti, vi è una comunità viva e laboriosa. Riteniamo che Bernalda e Metaponto abbiano bisogno di cittadini che recuperino l’orgoglio di essere “bernaldesi e metapontini”, fieri del proprio territorio e delle sue risorse. Per questo crediamo nella Democrazia Partecipativa, occasione proficua di dialogo e confronto tra amministratori e cittadini, nella consapevolezza del ruolo che ogni cittadino riveste nella vita politica, amministrativa e sociale della città.

sabato 27 dicembre 2008

2009 :
L'ANNO DELLA SVOLTA

Per l’Italia il 2008 è stato l’anno della svolta, perché i cittadini col voto di aprile hanno scelto di semplificare la rappresentanza politica votando in massa per modernizzare il Paese. Il 70% degli elettori ha infatti votato per i due principali partiti rafforzando il bipolarismo.
La politica ha il dovere di seguire le indicazioni del popolo, ha la responsabilità di decidere ma anche il dovere di ascoltare, e oggi deve capire che non può tornare indietro, perché la gente considera il bipolarismo un processo irreversibile. Purtroppo la politica italiana resta un’anatra zoppa: ad una maggioranza forte e un governo che governa, si contrappone l’opposizione prigioniera dei vecchi schemi ideologici. I buoni propositi di inizio legislatura sono infatti durati lo spazio di una primavera, e questo è ancora più grave di fronte alla crisi internazionale in atto. Per superare questa crisi c’è infatti bisogno del contributo di tutti. Il governo centrale non può essere il solo soggetto chiamato ad operare. Ogni istituzione, pubblica e privata, deve cooperare per attutire gli effetti della recessione che sta colpendo l’Occidente. Il governo la sua parte la sta facendo, e ha avuto il merito di saper prevedere lo tsunami finanziario che stava arrivando, blindando per tre anni il bilancio dello Stato con una manovra senza precedenti. Berlusconi e Tremonti si sono poi mossi per primi, in Europa e nel mondo, indicando la strada da seguire per rassicurare i risparmiatori, mettere al sicuro il sistema bancario, garantire liquidità alle imprese e varare aiuti per le fasce sociali più deboli. Eppure la sinistra ha accusato il governo di fare solo annunci, senza tener conto che le riforme richiedono fermezza nei propositi e gradualità di applicazione, come sta avvenendo - ad esempio - per quella della scuola. Un’opposizione che si definisce riformista non può tenere un atteggiamento sistematico di chiusura alle riforme necessarie per rinfocolare lo scontro sociale, che specialmente ora è un esercizio irresponsabile, perché si riverbera contro le fasce più deboli della popolazione. Da quale pulpito viene al governo l’accusa di immobilismo!

Sembrano oramai passati anni luce, ma vogliamo ricordarci invece come fino alla primavera scorsa ci sia stato un governo affetto da paralisi totale, bloccato dalle sue enormi contraddizioni e congelato da un sistema (quello sì perfetto) di veti incrociati? Vogliamo ricordarci cosa possono avere significato un paio d’anni così mentre il resto del mondo viaggiava a velocità supersonica, nonostante si stesse preparando la crisi finanziaria? Detto questo, nel tracciare il bilancio del 2008, occorre ricordare sempre due cose. Primo. Anche se sembra una vita, il governo Berlusconi è al lavoro da neppure sei mesi. E non stiamo qui a ripetere le tantissime cose fatte in un lasso di tempo pur così breve. Secondo. Nonostante il momento di estrema difficoltà, questo governo continua a lavorare senza cullarsi sugli allori del consenso popolare che continua ad avere, ed anche questo è un dato molto significativo: nei periodi di crisi, solitamente, viene penalizzato chi è al governo, mentre nell’Italia del 2008 i sondaggi premiano l’esecutivo, a fronte di un’opposizione massimalista e inconcludente, per di più travolta dal boomerang delle inchieste giudiziarie. Sembra in effetti di essere tornati al ’92, quando ogni mattina i giornali radio annunciavano nelle prime edizioni retate di politici implicati in casi di corruzione. La differenza è che allora i comunisti reduci dal crollo del Muro di Berlino uscirono praticamente immacolati dalle inchieste, vedendo così confermato il teorema della superiorità morale enunciato da Berlinguer, mentre oggi nell’occhio del ciclone c’è il Pd, cioè il maggior partito della sinistra.

Dopo sedici anni l’Italia ha scoperto che l’obbligatorietà dell’azione penale vale erga omnes, e non solo nei confronti di Berlusconi, delle sue aziende e del centrodestra. Il Partito democratico si era presentato sulla scena politica con due missioni: l’innovazione politica e la moralità pubblica. La prima è sicuramente fallita, mentre sulla seconda aspettiamo l’esito delle inchieste giudiziarie, perché siamo garantisti e pensiamo che al Paese non serva il ritorno al vecchio clima di Tangentopoli, in cui di notte tutti i gatti erano bigi e non si distingueva più il grano dal loglio. L’Italia ha bisogno di una politica trasparente e di una magistratura autonoma, ma non di commistioni improprie e di quel rapporto perverso tra giustizialismo e politica che ha fatto le fortune del Pd e che ora lo sta invece divorando.

lunedì 22 dicembre 2008

A BERNALDA 820 ADESIONI AL PDL

In 820 al gazebo: un successo oltre le aspettative
L`affluenza ai gazebo in questi due week end di dicembre è andata ben oltre le nostre aspettative. Quando oltre OTTOCENTO Bernaldesi e Metapontini decidono di partecipare così attivamente e massicciamente alla vita di partito, scegliendo i delegati che dovranno rappresentarli al congresso fondativo del Pdl, è segno che la svolta impressa dalla straordinaria intuizione di Silvio Berlusconi è quella giusta.

Denis Verdini, coordinatore di Forza Italia/Pdl "Il popolo dei gazebo ha risposto presente per la terza volta consecutiva. La prima, nel dicembre dello scorso anno, quando in 8 milioni sfidarono il gelo di quei giorni per chiedere di mandare a casa Prodi. La seconda, 13 aprile, per approvare con il voto delle Politiche la coraggiosa scelta bipartitica fatta da Berlusconi. La terza, appunto, in questi ultimi due week end, con milioni di persone che hanno partecipato con gioia e allegria, facendo la fila ai gazebo e abbandonando per qualche minuto lo shopping natalizio pur di essere protagonisti di questo straordinario evento. Non posso quindi che esprimere una grande soddisfazione perché ancora una volta i cittadini ci sono stati a fianco e ci hanno dato ragione. Per quanto riguarda l`elezione dei delegati, bisognerà aspettare i prossimi giorni, quando alla sede centrale del partito arriveranno tutte le schede votate dagli italiani nei 10mila gazebo per svolgere il necessario scrutinio".

venerdì 19 dicembre 2008

COME SALVARE IL LIDO DI METAPONTO?


















Abbiamo pubblicato le foto di due interventi riusciti sulla spiaggia del lido di Follonica e quelle delle spiaggie del Cavallino nella laguna Veneziana.
Visto L'esperimento del BMS fallito e travolto dalle onde(oltre all'incuria di chi avrebbe dovuto gestirlo) con spesa di oltre un milione di euro.
Non ritenete sia giunto il momento di metter mano al lido di Metaponto in modo serio e strutturale?

giovedì 18 dicembre 2008

L'UNITA' - RIGURGITO DI SUPPONENZA

Non che lo pretendessimo, ma c’era almeno da sperare che, sull’onda delle inchieste giudiziarie che travolgono ormai la maggioranza delle grandi amministrazioni rosse del Paese, la sinistra si liberasse definitivamente dalla sindrome della “superiorità morale” della propria classe politica. E invece rilancia, fa addirittura un passo avanti, allargando la divisione manichea fra bene e male all’intero elettorato: la “banda degli onesti”, va da sé chi vota a sinistra, contrapposta alla “banda del malaffare”, naturalmente chi vota a destra.

Nel suo “Filo rosso” che apre le pagine del quotidiano “fondato da Gramsci” da quando L’Unità ha indossato la minigonna, il direttore Concita De Gregorio disegna con decisione i confini delle due Italie, scavando un fossato fra l’esercito dell’elettorato del Pd (ipersensibile alla questione morale) e quello del PdL (indifferente e disinteressato, quando non connivente con il malaffare politico).

Sindaci e presidenti di Regione (del Pd) in galera, giunte (di centrosinistra) decimate, decine di avvisi di reato per esponenti della sinistra: eppure il direttore dell’Unità nel suo commento si avventa sull’unico inquisito del PdL (non vale per lui la presunzione di innocenza), per declinare il suo “manifesto della razza”, dove quella ariana si identifica con l’elettorato del Partito democratico.

E così la De Gregorio segnala come nell’elettorato del centrodestra non si rileva “una sollevazione simmetrica a quella che giustamente indigna il popolo del centrosinistra”, che si fa vivo sul sito internet del quotidiano con centinaia di mail che chiedono “pulizia immediata”. Poi chiarisce il concetto:”Lasciateci solo due righe per marcare la differenza di reattività tra un elettorato e l’altro. Non ho visto sindaci di destra incatenarsi davanti a giornali di destra”. E infine:”Diverse sensibilità, per così dire”.

Non è neppure il caso di marcare la differenza delle responsabilità, in queste inchieste nelle amministrazioni locali rosse, tra chi governa anche da tre lustri (come in Campania e a Napoli) e chi sta all’opposizione. E parliamo, naturalmente, di responsabilità politiche prima ancora che giudiziarie (deciderà la magistratura e non la De Gregorio).

Quel che più colpisce, ripetiamo, è questo rigurgito di supponenza, questo considerarsi “i migliori”, questo schiaffo indistinto alla stragrande maggioranza degli italiani che ha scelto Berlusconi e il PdL per il governo del Paese.

C’è da dire che per L’Unità non si tratta di una novità. Ricordiamo che nel dicembre del 2006, quando il popolo del centrodestra scese in piazza contro il governo Prodi, Furio Colombo dipinse quei manifestanti come una massa di inquisiti ed evasori fiscali. Un po’ come la pensa Di Pietro, un po’ come la pensa Travaglio, al quale la De Gregorio, al pari di Santoro, ha appaltato la controcopertina giustizialista del quotidiano che fu di Gramsci e ora è di Soru, stella nascente (?) del Pd, già abbattuta dalla contraerea sul conflitto di interessi dell’ex pm di mani pulite.

LA SINISTRA HA PERSO IL CONTATTO CON I CITTADINI












La sinistra bombardata dalla magistratura ha perso il contatto con i cittadini
Dall’Abruzzo a Firenze, dalla Basilicata a Napoli. Una serie di scandali con conseguenti raffiche di arresti e di indagati illustri. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando il tritacarne mediatico-giudiziario sfornava ogni giorno nuove vittime nel nome del Moloch, del dio purificatore della politica.
Ci viene alla mente che era stato proprio l’on. Di Pietro tempo fa a parlare di una nuova, imminente Tangentopoli. E chissà se l’on Veltroni ha capito finalmente che tutta la sua strategia ha portato soltanto alla gratificazione dell’antipolitica dell’Italia dei Valori. Scrive stamani con acutezza Vittorio Feltri che era fatale che Di Pietro incontrasse il favore di quella fascia di cittadini “che hanno in uggia la sinistra sbiadita e scollata dalla base, odiano il Cavaliere e non si specchiano più in Bossi incline a compromessi governativi”. In sostanza, Veltroni che Di Pietro se lo voleva mangiare, rischia ora di esser lui quello mangiato.
Intanto, anche se il Partito Democratico è bombardato dalla magistratura non perde occasione per rimarcare la distanza da Berlusconi: nessuno ci può giudicare e meno che mai tu, è il ritornello stucchevole che cantano a sinistra. Il problema però è più vasto e non riguarda soltanto il travaglio di Veltroni e del suo partito ormai senza obiettivi e senza anima. C’è il rischio che in questo momento di crisi economica si affacci lo spettro del qualunquismo, il mostro dell’antipolitica. E il nostro Governo potrebbe trovarsi a fronteggiare due diverse emergenze: da un lato, quella delle imprese e del mondo del lavoro, dall’altro quella dalla politica intesa come servizio al cittadino e al Paese. E invece non dobbiamo farci risucchiare in questa voragine e ma ricordarci sempre che è stata la sinistra, con il suo comportamento orgoglioso e arrogante laddove era al potere, soprattutto negli enti locali, a perdere il contatto con i propri elettori, con la gente. È stata la sinistra a rinchiudersi nel palazzo, tappandosi gli occhi e le orecchie per non dover ammettere la verità di una protesta sempre più diffusa.

Quando in una città come Firenze, dove la sinistra è sempre stata largamente maggioritaria, si arriva a delegittimare, o peggio a irridere un referendum, che è strumento di democrazia consultiva per eccellenza, vuol dire che la sinistra si è scollata davvero dalla realtà. Se aggiungiamo che il referendum era su una Tramvia dibattuta su tutti i quotidiani e su tutte le televisioni del mondo, si può percepire quanto siano lontani oggi gli uomini della sinistra e la gente comune, quanto sia vano il nominativo democratico. Perciò, il centrodestra, proprio nel momento in cui i cittadini ci danno maggiore potere e ci chiedono più fatti, deve mantenere ancora più stretti i rapporti con la gente.

martedì 16 dicembre 2008

il MALTEMPO in BASILICATA (Il Quotidiano 16-12-08)

NUOVA INCHIESTA PROCURA DI POTENZA PM WOODCOCK, ARRESTATO LEVHA (AD TOTAL) DOMICILIARI PER L’ON. MARGIOTTA (PD) E ALTRI NOMI ECCELLENTI

L’amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, è stato arrestato oggi nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Potenza per tangenti sugli appalti per estrazione di petrolio in Basilicata: coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. La misura di detenzione domiciliare per il parlamentare potrà, tuttavia, essere eseguita solo se la Camera dei Deputati darà l’autorizzazione. La relativa richiesta è stata presentata questa mattina. Le misure cautelari - in carcere per alcune persone, agli arresti domiciliari per altre - sono state disposte dal gip di Potenza Rocco Pavese, su richiesta del pm Henry John Woodcock, ed eseguite da Carabinieri del Noe guidati dal tenente colonnello Sergio De Caprio (il ‘Capitano Ultimo’ che arrestò Totò Riina) e personale della squadra mobile di Potenza, diretta da Barbara Strappato. Gli arresti sono stati fatti in gran parte a Roma, con la collaborazione della squadra mobile della Capitale e della polizia municipale di Potenza. La custodia in carcere riguarda, oltre all’ad di Total Levha, anche Jean Paul Juguet, responsabile Total del progetto “Tempa Rossa” (così si chiama uno tra i più grandi giacimenti petroliferi della Basilicata), attualmente all’estero; Roberto Pasi, responsabile dell’ufficio di rappresentanza lucano della Total e un suo collaboratore, Roberto Francini.


Foto 2 - L' On. Salvatore Margiotta, deputato lucano del Partito Democratico

E’ stata anche disposta la detenzione in carcere dell’imprenditore Francesco Ferrara, di Policoro (Matera), e del sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta. Arresti domiciliari, invece, oltre che per l’on. Margiotta (la misura potrà essere eseguita solo se la Camera darà l’approvazione), anche per altre tre persone, e obbligo di dimora per altri cinque indagati. I reati contestati, diversi da persona a persona, sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta (con riferimento specifico agli appalti dei lavori per le estrazioni petrolifere), corruzione e concussione. Il gip ha inoltre disposto varie perquisizioni, che sono tuttora in corso, e il sequestro di numerose società. Duecentomila euro: questa la somma che sarebbe stata promessa al deputato del Pd Salvatore Margiotta da Francesco Ferrara, uno degli imprenditori coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per il petrolio in Basilicata, in cambio di un suo interessamento per favorirlo.

da www.lucanianews24.it - 16.12.08
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PERQUISIZIONE A PRESIDENTE PROVINCIA MT


16/12/2008 17.31.05
[Basilicata]

(ANSA) - L'abitazione e gli uffici del presidente della Provincia di Matera, Carmine Nigro (Popolari Udeur) sono stati perquisiti oggi nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal pm di Potenza, Henry John Woodcock, sul "comitato d'affari" costituito per approfittare delle estrazioni petrolifere in Basilicata.
E' stato portato via un computer e a Nigro è stata consegnata una informazione di garanzia che fa riferimento a presunte irregolarità nell'aggiudicazione, nel 2007, di un appalto per l'adeguamento della strada statale 175, finanziato con 18 milioni di euro e affidato all'associazione temporanea composta dalle imprese Ferrara, Polidrica e Giuzio: "Ho la massima fiducia nella magistratura", ha detto Nigro. E' stata perquisita anche l'abitazione del consigliere provinciale Nicola Montesano (Pd), che è agli arresti domiciliari. (ANSA).

SEN. LATRONICO "ACCISE PETROLIO BASTA POLEMICHE"

“E' ormai diventata stucchevole la polemica che i colleghi parlamentari del Pd di Basilicata muovono sulla questione relativa alla mancata diminuzione delle accise sui derivati del petrolio in Basilicata”. Lo ha dichiarato il senatore del Pdl, Cosimo Latronico. “Il centro destra lucano porta il merito di aver posto il tema di assicurare ricadute e vantaggi diretti per i lucani che dopo 10 anni dall'avvio dello sfruttamento dei giacimenti minerari non riscontrano benefici reali per le popolazioni.
Da qui nasce l'impegno di ridurre il prezzo alla pompa dei carburanti per le famiglie lucane e che i governi di centro sinistra del passato non hanno mai voluto considerare.
La regione Friuli da oltre 10 anni gode di vantaggi fiscali che garantiscono prezzi più vantaggiosi per le popolazioni per ragioni legate alla competizione di prezzo con i Paesi frontalieri.
Vedremo l'effetto che avrà l'iniziativa di infrazione da parte dell'Unione Europea che non potrà non tener conto delle ragioni delle popolazioni frontaliere, come non potrà non considerare le istanze di risarcimento reali che una piccola regione come la Basilicata ha il diritto di porre per aver messo a disposizione del Paese risorse strategiche imponenti come quelle minerarie. Siamo sicuri che nei prossimi provvedimenti che il governo Berlusconi si appresta a varare nel settore energetico, si troveranno il modo e gli strumenti adeguati e coerenti con le normative comunitarie per soddisfare l'istanza dei lucani ad ottenere un effettivo risarcimento per lo sfruttamento del loro patrimonio minerario con una riduzione del prezzo della benzina e dei prodotti derivati”.

lunedì 15 dicembre 2008

AL VOLANTINO DELLA FANTOMATICA SINISTRA COSTITUENTE

A tutti i Sindaci del Passato e Presente.
Dedico questa canzone a tutti i cittadini di Bernalda.
Questa canzone si intitola così :






Il nostro Bel Corso che se ne và. (testo originale)


Il nostro Bel corso insieme agli amici,
è un Bel corso di Pieno Avvenire
camminand’, e scherzand’,
il nostro corso divend’ importand’
per il nostro Sindaco e la sua Banda,
un Bel corso di qua, un Bel corso di là,
e il nostro corso, questo Sindaco lo rovinerà.
Poi un, assessore, tira fuori la sua attenzione
Per farci ascoltare le sue indenzione,
dicendo così
un Mal corso di qua, un Mal corso di là,
e il vostro corso, per adesso sparirà.
Poi abbiamo comingiati a fare la grande battaglia
insieme a tutti i cittadin’
per far tornare il corso come era prim’.
Poi alla fine della grande battaglia
tutti a casa a dormire si va,
chi canta di qua, chi pensa di là,
amici il nostro Bel corso Ritornerà.
Chi canta di qua, chi fischia di là,
amici il nostro corso per sembre tornerà.
Perché questa Banda di politici nel 2009
per sembre sparirà.
Vi saluto.

Dall’autore Leonardo Caroli
detto il MAGO

LA SCIAGURA CONTINUA... 2004 ....2008












Alluvione 2004 - Al Comune di Bernalda 4 milioni di euro per i danni:
Asfaltate oltre 100 km di strade rurali

Pavimentazione del centro storico: Via Eraclea, Via Cavour, Piazza San Bernardino

Alluvione 2008 .. la sciagura continua.



Abbiamo utilizzato i fondi affinchè tali eventi calamitosi non continuassero a far danni ?

Secondo il capo della protezione civile "le strade rurali non si fanno con i fondi della protezione civile". Quanto l'uomo è corresponsabile dei danni causati dagli eventi naturali ?

Voi cosa ne pensate ?

venerdì 12 dicembre 2008

IL PDL IN PIAZZA - GAZEBO A BERNALDA IN CORSO UMBERTO ANGOLO VIA CAIROLI

SABATO E DOMENICA 13 e 14 ; 20 e 21 DICEMBRE vi aspettiamo al nostro gazebo dove potrete iscrivervi al costituendo POPOLO DELLE LIBERTA' e votare la lista dei candidati al 1° Congresso Nazionale del PDL. Bernalda e Metaponto sono rappresentati da: FRANCO PRISCO

giovedì 11 dicembre 2008

LA GIOIOSA MACCHINA DA SOLDI

Se malafede è la consapevolezza propria di voler ingannare (accusa rivoltaci dal PD che ovviamente respingiamo), allora di peggio può esserci soltanto l’inganno perpetrato senza averne neppure più la consapevolezza.
Questa si chiama falsa coscienza. Rende impossibile vedere la realtà, comprenderne il significato e conduce al disprezzo nei confronti di qualunque regola sia etica che legale.
Questo è quanto sta accadendo nel PD, dal centro alla periferia.
L’origine del fenomeno affonda le proprie radici nell’epoca di Tangentopoli e di Mani Pulite. Allora la magistratura spazzò via come birilli interi partiti e classi politiche, lasciando in piedi soltanto il PDS di Occhetto che si sentì quindi investito di una incontrastata supremazia morale. La supremazia politica era ancora tutta da conquistare ma erano certi che l’offensiva della “gioiosa macchina da guerra” non avrebbe incontrato ostacoli. Contavano infatti sull’appoggio attivo di grandi potentati: dalla magistratura più aggressiva alle maggiori testate giornalistiche, dalla grande impresa assistita al mondo della cultura, dai salotti buoni al sindacato, e sventolavano il vessillo di Sindaci come Bianco, Rutelli, Cacciari, Bassolino. Ma a sorpresa e all’ultimo momento scese direttamente in campo Berlusconi e vinse le elezioni. E ha continuato a vincerle.
Se la corsa all’incontrastato potere politico nazionale ha subito intoppi e ripetute sconfitte lo stesso non si può dire sul piano del potere locale dove le alleanze di centro-sinistra sono arrivate a governare quasi l’80% dei Comuni e il 60% delle Province italiane.
La realtà dei fatti, infine e finalmente, gli si sta rivoltando contro.
Le inchieste giudiziarie delle Procure di mezza Italia si abbattono sui Governatori, sui Sindaci (anche nella figura del loro presidente Domenici), sulle Giunte di centro-sinistra e ne smascherano la presunta superorità morale. Da Genova a Perugia, da Crotone a Trento, dall’Aquila a Foggia, da Napoli a Firenze, sotto i colpi dell’innegabile evidenza dei fatti contestati e divulgati dalle televisioni e dai giornali, le giunte perdono pezzi, talvolta si sciolgono. Più spesso si arroccano nell’ostinata e orgogliosa difesa del proprio operato, della propria onorabilità e dignità. Si dichiarano vittime innocenti di un corto circuito politico-giudiziario-mediatico (lo stesso che li ha creati) e passano al contrattacco, non accettano le accuse e aspettano le scuse.
Uno spettacolo vergognoso, grottesco, che compromette l’immagine del PD, fa precipitare il consenso sotto la soglia del 30% e scoppiare al suo interno la questione morale.
Sarà la giustizia ad appurare le responsabilità penali di ognuno. Tuttavia quello che emerge e si impone è il quadro di uno stile di gestione della politica da parte del centro-sinistra sistematicamente caratterizzato dalla commistione impropria con affari e interessi privati. E non si tratta “semplicemente” di malgoverno e di corruzione, di incompetenza e disonestà ma di qualcosa di molto peggiore. Siamo infatti di fronte alla perdita del rispetto verso i princìpi, le istituzioni e le persone. Anzi addirittura di fronte alla perdita della consapevolezza dei diritti delle popolazioni a non veder offesa la propria dignità e danneggiati i propri beni. Solo così infatti diventa possibile spiegare l’incredulità con la quale accolgono gli avvisi di garanzia, le clamorose proteste con le quali danno voce al loro orgoglio ferito, la disperata volontà di dichiararsi innocenti e sentirsi offesi. Perché loro, molto probabilmente, davvero si sentono innocenti e proprio questa è la cosa più grave. Siamo alla degenerazione della coscienza e con essa alla degenerazione nella gestione del potere. Il favoritismo viene elevato a norma, il familismo a sistema, i diritti collettivi sacrificati al primato delle amicizie e degli interessi particolari, l’incarico ricevuto dagli elettori si trasforma in feudo di proprietà personale.
Forse la magistratura, la stampa e gli altri potentati coinvolti non resero un buon servizio al PDS salvandolo dalla furia distruttiva del ciclone Mani Pulite e oggi rimediano all’errore commesso. Forse il centro-sinistra ha poi fatto il peggiore uso possibile dell’occasione che gli veniva concessa. Certo è che a farne le spese è stato un intero Paese, tradito nella fiducia e nella speranza che in loro aveva riposto. Altrettanto certo è che la credibilità e l’autorità del centro-sinistra è profondamente invalidata e che a niente servono le proteste, le reazioni isteriche e gli attacchi al veleno. Oggi siamo di fronte alla fine di un ciclo e questo, che lo vogliano o no, vale anche e a maggior ragione per Bernalda e Metaponto e per un’ intera Regione portata alla bancarotta.
Inutile continuare ad accanirsi contro Berlusconi e il centro-destra. Inutile persistere nel misconoscimento e nella denigrazione della sua autorità perché sono stati gli italiani a concedergliela e a confermargliela democraticamente. Meglio farebbero quelli del PD a svegliarsi dal sonno della coscienza e dal delirio di onnipotenza, a riconoscere le loro gravi responsabilità politiche e a cominciare a riflettere sull’ ingloriosa fine della loro propria autorevolezza.

P.S. : Per quanto riguarda le inversioni di marcia in autostrada e i sensi unici non rispettati in paese, che tanto preoccupano il PD di Bernalda e Metaponto, ci sentiamo di dar loro conforto informandoli dell’esistenza di recentissimi dispositivi creati per il rispetto delle regole: Polizia Stradale, Carabinieri, Vigili Urbani e telecamere.

mercoledì 10 dicembre 2008

LA "DIVERSITA' MORALE" NON ESISTE

Disse Enrico Berlinguer nella famosa intervista rilasciata a Scalfari nel 1981: "I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e clientele prive di passione civile, federazioni di correnti, camarille, ciascuna con un boss e dei sottoboss che gestiscono interessi talvolta anche loschi. Insomma, i partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano".
Parole pesantissime che, per ironia della storia, si attagliano perfettamente alla situazione attuale del Partito democratico, che tenta disperatamente di derubricare la questione morale che lo attanaglia a semplice "questione politica", come ha fatto il sindaco di Firenze Domenici incatenandosi sabato mattina davanti alla sede del gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso. Un'operazione mistificatoria e allo stesso tempo disperata, perché tutti sanno che già ai tempi di Tangentopoli la questione morale comunista esisteva, eccome, ma fu scientemente "archiviata" dalla magistratura amica.
La realtà è che per i giovani leoni, figli politici di Berlinguer, che presero in mano il partito a cavallo della caduta del Muro e che hanno gestito tutte le trasformistiche operazioni di maquillage politico e di cambio del nome degli ultimi venti anni, è giunta l'ora della resa dei conti con la storia. Simbolicamente, la "diversità morale" della sinistra comunista e post declamata ventisette anni fa da Berlinguer è finita con l'incatenamento di Domenici e con la sua rivendicazione di avere le mani pulite. Cosa che lo stesso popolo di sinistra non dà più per scontata, come dimostra l'ultimo, drammatico sondaggio che ha visto scendere il Pd al 28 per cento, una quota da allarme rosso.
Le convulsioni politiche di Domenici rappresentano in modo realistico le convulsioni del suo partito, accusato dallo stesso sindaco di Firenze e dalla Iervolino, nella trasmissione di Lucia Annunziata, semplicemente di non esistere.
C'è grande confusione nel traballante regno di Veltroni, dove ognuno tenta di salvarsi da solo sulla zattera di Medusa, e i primi a denunciare il vuoto politico della sinistra sono i sindaci, cioè le sentinelle sul territorio che un tempo erano il fiore all'occhiello del Pci. Ognuno cerca la sua strada, chi per salvarsi dalle incombenti valanghe giudiziarie, chi per prendere le distanze (come Chiamparino e Cacciari) dal Botteghino romano che assomiglia sempre più a una nave senza timone.
L'immagine del caos di un'intera classe dirigente è quella di Domenici incatenato, che prima ha annunciato il ritiro dalla politica ("Sono schifato"), poi ci ha ripensato chiedendo un seggio alle Europee e un posto di rilievo nel partito, e infine è tornato all'idea dell'abbandono. Domenici è il presidente dell'Anci, non un sindaco qualunque, e Firenze nella geografia della sinistra non è una città qualunque, in quanto baluardo per eccellenza delle amministrazioni rosse. Domenici, che ha la giunta a pezzi e due assessori indagati, non accetta che cada fango su di lui e sul suo operato, respinge ogni sospetto di affarismo nei disegni urbanistici, reclama la trasparenza dei suoi rapporti con gli imprenditori. Però deve ai fiorentini, da sindaco, una risposta chiara sulla plausibilità di certe pratiche di potere, così come sono emerse dalle intercettazioni.
Così come il Pd deve agli italiani una risposta chiara su quella questione morale evocata nell'81 da Berlinguer contro il Psi di Craxi e che ora sta tornando come una maledizione sui suoi eredi politici.

martedì 9 dicembre 2008

LA TANGENTOPOLI DI CHI FU SALVATO LA PRIMA VOLTA

Il sindaco di Firenze Leonardo Domenici che va a Roma ad incatenarsi davanti alla sede dell’Espresso e di Repubblica per protesta contro le inchieste che mettono sotto accusa il malaffare delle giunte rosse. Il Consiglio superiore della Magistratura alle prese con l’ultima delle guerre per bande tra procure, quella tra Catanzaro e Salerno, guerre che toccano anche in questo caso gli intrighi di due regioni amministrate dalla sinistra; e se la cava sospendendo salomonicamente sia il capo della Procura di Salerno sia il procuratore generale di Catanzaro. Che cosa sta succedendo? Forse la risposta giusta la dà Agostino Cordova, negli anni Novanta magistrato di punta in Campania, uomo indipendente e per questo isolato e trasferito dal Csm: “E’ la Tangentopoli – dice Cordova – di chi fu salvato la prima volta”.
· Pd: la questione morale c’è. In questo intreccio politico-giudiziario-mediatico c’è di tutto. Ma nulla sarebbe accaduto se non fosse esplosa la mala amministrazione delle giunte di sinistra in quasi ogni angolo d’Italia. Intrecci affaristici che il centrodestra denuncia da tempo, ma che ora sono finiti nel mirino di un giornale di sinistra, L’Espresso, e di una magistratura che in passato li aveva sempre coperti. E questo sta facendo impazzire il Pd, dal vertice alla periferia. “Nella sinistra c’è una evidente questione morale” dice Silvio Berlusconi. “Non esiste, non può dirlo lui” replica Dario Franceschini, numero due di Veltroni. Proprio nelle stesse ore in cui il suo capo – Veltroni – cerca di far dimettere gli amministratori a lui ostili, come Bassolino in Campania, e solidarizza con quelli più vicini, come Domenici e la Jervolino. Inascoltato da entrambi. Come si può dire che non esiste una questione morale? La difesa di Franceschini e di altri come lui è ormai da ultima spiaggia.
· Giustizia: siamo all’emergenza. La questione morale del Pd, dei suoi amministratori locali e dei suoi dirigenti nazionali che non sono più in grado di controllarla, non può però adombrare l’altra faccia della medaglia: l’emergenza giudiziaria. Se oggi, come dice Cordova, le procure indagano le giunte rosse è perché le hanno salvate quindici anni fa. Se le procure intervengono contro altre procure è perché la lottizzazione e la mancanza di ogni regola cala dall’alto verso il basso trasformandosi in guerra per bande. E, così come il Pd non riesce più a farsi sentire dai suoi dirigenti periferici, il Csm non riesce a controllare i suoi procuratori.
· Saltano i referenti. Perché tutto ciò proprio adesso? Semplice: da Tangentopoli in poi la magistratura ha sempre trovato nella sinistra ex comunista una salda sponda politica. Che l’ha messa al riparo da ogni riforma, garantendo privilegi e carriere in nome dell’autonomia, e ricevendo in cambio l’immunità nelle inchieste. Oggi questa sponda si è indebolita; dal governo Prodi in avanti non è in grado di garantire più nulla. La sua presa sulla società si sta sfarinando, e così mentre crolla il consenso elettorale della sinistra va a picco anche la credibilità della magistratura. Il terzo attore di questa rappresentazione che ha tenuto banco per lunghi anni, la stampa fiancheggiatrice pronta a squadernare intercettazioni a senso unico, è andata egualmente fuori controllo. Non per garantismo e rispetto della deontologia, ma perché è saltata quell’apparato ben rodato della regìa unica.
· I carnefici si trasformano in vittime. La scena di Leonardo Domenici incatenato davanti alla sede di Repubblica è la somma di tutto questo. La sinistra che oggi finisce sotto inchiesta e sotto intercettazione non accetta di subire quel trattamento inflitto per anni agli avversari, con il suo compiacente assenso. Non è in discussione, almeno per ora, l’estraneità o meno del sindaco di Firenze ai fatti contestati alla sua giunta: ciò che conta sono la sorpresa e la disperazione che hanno mosso Domenici. Il Pd sente d’improvviso aprirsi la terra sotto i piedi, e se la debolezza politica è storia già vecchia, la novità è il venire meno delle garanzie e delle connivenze giudiziarie e mediatiche.
· Veltroni non è Moro. Di fronte a tutto questo, il Pd annuncia di non volersi far processare sulle piazze. E’ la famosa frase con cui Aldo Moro si rivolse al Parlamento nel 1977, all’epoca dello scandalo Lockheed. Ma Veltroni non è Moro, la Dc di allora (che pure doveva subire l’assassinio del suo leader da parte delle Br) sopravvisse e governò per altri 15 anni. Che prospettiva ha oggi il Partito democratico? Che capacità di governo?
· La riforma va fatta. Moro comunque si presentò in Parlamento. Veltroni rifiuta di confrontarsi con la maggioranza sull’unica cosa da fare adesso, non per salvare il suo partito ma per ripristinare la giustizia in Italia: la riforma della magistratura. Anzi, in Parlamento il Pd ha finora fatto catenaccio contro qualsiasi ipotesi riformista, appellandosi al solito alla “società civile” per come la intendono loro: talk show e giornali amici. Ancora sicuri, probabilmente, di poter godere di un trattamento di favore dalle procure; non accorgendosi che il tempo era scaduto.
· Cambiare il Csm e le carriere. I due pilastri della proposta del centrodestra riguardano la separazione delle carriere dei magistrati tra inquirenti e giudicanti (com’è in ogni paese civile), e la riforma del Csm per sottrarlo alla partitocrazia. Mai come in questi giorni si vede come ci sia bisogno di una riforma del genere: e non certo per mettere al riparo maggioranza ed opposizione dalle intrusioni della magistratura, ma per restituire ai cittadini una giustizia degna di tale nome.
· L’imbarazzo di Napolitano. La riforma è urgente anche per mettere al riparo la credibilità del Quirinale, che anche in questa vicenda si è mosso da autorità di garanzia, ma che non può continuare a tappare la diga con le dita di una mano. Il presidente della Repubblica chiede, com’è suo dovere, una riforma condivisa: giusto, ma manca all’appello il Pd. Come al solito.
· La riforma non per salverà la sinistra. Sia chiaro: la riforma della magistratura non salverà e non assolverà il Partito democratico dalla sua questione morale. Non è questo l’obiettivo, e non sarebbe ovviamente giusto. Servirà però a proprio campo, ad isolare le responsabilità di assessori e dirigenti democratici dai polveroni giudiziari. E forse ripristinare la divisione tra giustizia e politica, a tenere ognuno nel a restituire a Veltroni, o a chi per lui, un po’ di quella leadership necessaria a guidare l’opposizione.

lunedì 8 dicembre 2008

RICEVIAMO, PUBBLICHIAMO E CHIARIAMO

«Alleanza Nazionale è in ottima salute». Questo il commento di Giuseppe Labriola, presidente provinciale di An, al termine del direttivo provinciale che si è tenuto nella serata di venerdì presso il circolo di Bernalda. Direttivo che Labriola ha fortemente voluto a Bernalda per il grande risultato elettorale che la cittadina jonica ha prodotto nelle ultime elezioni che hanno dato la leadership alla Pdl, a cui An ha dato massima adesione. Nelle due ore tanti i temi toccati, ma soprattutto quello della grande speranza di portare una forza alternativa al centrosinistra a Bernalda. Tra i presenti anche il sindaco di Matera,Emilio Nicola Buccico e il segretario cittadino, Franco Carbone. Dopo due lunghe ore, nelle quali il direttivo provinciale di An ha discusso dei problemi e delle manovre per le prossime elezioni, il presidente Labriola ha aperto le porte alla stampa, sottolineando l'ottima salute del partito e di tutti i suoi iscritti. Labriola ha parlato poi del momento politico provinciale e di quello bernaldese. «Essere oggi a Bernalda -ha detto- è stato voluto da tutto il partito di An per dare la nostra totale solidarietà al presidente del circolo bernaldese, Franco Carbone. Ma -ha continuato il presidente provinciale di An- noi di An non siamo allarmati per la situazione che si è creata nel nostro partito nei giorni scorsi a Bernalda.

Quello, invece, che ci preoccupa è la decisione di Forza Italia di essere parte attiva di una lista civica. Anzi, più che preoccupato, sono allarmato per questa linea adottata a Bernalda e da chi rappresenta il partito di Forza Italia. In merito a questa situazione ho già prodotto una lettera al segretario provinciale di Forza Italia, Cosimo Latronico, da cui però non ho avuto risposta. Nella lettera invitavo Latronico a fare una riunione a Bernalda, con i circoli di Forza Italia, che non so se per la verità esistono, per chiarire una volta per tutte questa situazione. Quindi, se Forza Italia intende far parte di liste civiche, dove ci sono forze politiche dell'Udc, del Circolo Pitagora e Sviluppo Pulito – Agire Europeo, che non so di che parte politica siano, vorrei sottolineare il fatto che noi non siamo ruota di scorta per nessuno. Noi vogliamo, anzi dobbiamo essere i protagonisti del Pdl. E se Forza Italia prende questa posizione, il Pdl a Bernalda sarà rappresentato da An. Su tutto ciò vorrei aggiungere che ci teniamo a questa situazione che si è creata a Bernalda, in quanto se come Pdl siamo uniti allora si può vincere. Ma se questo non dovesse avvenire An presenterà una lista autonoma del Pdl; su questo non abbiamo dubbi. Quindi tutte quelle forze che si fanno carico di fantasie saranno annullate a Bernalda nel nome del Pdl. Ritornando invece a quelli che a Bernalda si sono firmati come gruppo storico di An, vorrei dire che noi non facciamo differenze tra chi ha più anni di militanza nel partito e chi ne ha meno all'attivo. In An c'è una linea ufficiale. Quindi anche a Bernalda per quanto riguardano le direttive politiche esse spettano all'esecutivo e al suo segretario che è Franco Carbone. E chi non è d'accordo o e contrario alle decisioni del partito è fuori. Ci preoccupa la mancanza di dialogo con Forza Italia.

CHIARIMENTO DA FORZA ITALIA-PDL

Egregio Avv. Labriola, lei sarà anche allarmato di ciò che succede nel suo partito. Confidiamo nel suo spirito conciliatore per sedare ogni forma di contrasto intervenuto al suo interno, in quanto a Noi di forza Italia, più che ad altri, rammarica fortemente la situazione del Partito di AN di Bernalda.
Tanto premesso, teniamo a farle sapere e a rassicurarla che le nostre azioni e decisioni politiche non discostano affatto da un comume obiettivo: scalzare lo strapotere della sinista a Bernalda, che da oltre 15 anni ha ridoto questa città in un degrado politico- culturale e sociale che non ha eguali. Lei permetterà che le forme ed i modi per raggiungere tale traguardo, abbiano una autonomia prettamente locale , sia nella conoscenza degli uomini, degli schieramenti e dei partiti. (che lei ha giustamente dichiarato di non conoscere nè di sapere il loro credo politico). Ciò, per un segretario provinciale di AN di una piccola provincia, è una deficienza facilmente rimediabile.
Ancor più grave è che Lei abbia anche una assoluta disconoscenza dei suoi più prossimi alleati di Forza Italia.
Teniamo a ricordarle che Bernalda ha un sistema elettorale a turno unico.
Non come Matera, dove al doppio turno è stato necessario allearsi con ogni sorta di lista civica o anche liste di sinistra per poter dare una vittoria al sen. Buccico.
Comunque saremo ben lieti di ospitarla nella nostra sede di Forza Italia - PDL per qualsiasi sana e chiarificatrice discussione.
Pertanto restiamo in attesa di un suo incontro, allorquando Ella vorrà degnarci della sua presenza. Il tutto per un ulteriore chiarimento rassicuratore delle nostre iniziative programmatiche tese esclusivamente ad una esigenza della nostra comunità.
Il coordinamento di Forza Italia-PDL di Bernalda e Metaponto

domenica 7 dicembre 2008

LA BANCAROTTA DELLA BASILICATA ( da La Repubblica)

QUANDO LA STAMPA AMICA CREA UNA CRISI POLITICA
La remota Baviera pubblica del Sud chiude con un fax. I manager delle multinazionali, in Valbasento, da mesi non vengono più. Comunicano. Poche righe, inviate da qualche ufficio lontano, per spiegare che la crisi del mercato Usa, che il crollo delle Borse, che il calo dei fondi pensione. Che la Cina e che l' India, eccetera. Pochi minuti, insomma, per abbassare i basculanti e appiccicare sul cancello l' avviso agli operai: "Da oggi a casa". Il cuore della nuova recessione italiana, che silenziosamente respinge il Meridione nella povertà del dopoguerra, è sepolto in Basilicata, da qualche parte, tra Ferrandina e Pisticci. Il "polo della chimica", voluto da Mattei e liquidato da Fanfani, è un deserto di capannoni pericolanti. Sconfinati parcheggi vuoti. Piazzali invasi da erbe seccate. Campi da tennis coperti da muschi e con la rete sfasciata tra i gelsi. Ciminiere spente. I vetri rotti rivelano stabilimenti fermi. Pochi custodi del nulla, abbandonati qui come cani, rossi e rabbiosi per il dolore e per la nostalgia dei loro olivi soffocati, minacciano chiunque si avvicini. Sulle colline di terra smossa sono appoggiati, quasi fossero concime, sacchi bianchi di amianto. Tra le fabbriche, riconvertite nel tempo alla meccanica, o a qualsiasi lavorazione avvelenata, si nascondono le case incompiute per i dirigenti mai trasferiti. Le occupano famiglie operaie, cassintegrati decennali, neo disoccupati, giovani sposi precari. Si vergognano di vivere su al paese antico. Con "ottocento euri" al mese abitano le stanze di un fallimento, giù nel villaggio nuovo. Sotto le finestre, rivoli aromatici di trielina confluiscono nel letto prosciugato del Basento. I maschi, troppo vecchi per rifare la valigia, sperano che sotto il cimitero dell' industria assistita si celi la necropoli di una bonifica eterna. Si consegnano all' inquinamento, condanna e salvezza estreme, ostili ai comitati che dopo anni denunciano la morte di centinaia di colleghi intossicati. Tagliati, in pochi mesi, altri 1300 posti di lavoro. Nessuno si incatena ai macchinari, come un tempo, occupa strade dove non passa che qualche trattore, o fa lo sciopero della fame. Contro chi, se un padrone ignoto si fa chiamare globalizzazione? Michele Sirago, appena licenziato, mostra un passo di Carlo Levi, confinato da Mussolini pochi calanchi più in là: «Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo. Le stagioni scorrono sulla fatica, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria». L' indicazione però, mezzo secolo dopo, è chiara. L' industria politica fondata sullo Stato, o aggrappata ai favori di Colombo, crolla. La delocalizzazione straniera in Italia, chiude. La linea dell' economia e della ricerca abbandona i meridioni e si concentra nei nord dell' Occidente. Il lavoro operaio si trasferisce negli Orienti dell' Europa e dell' Asia. La Basilicata, simbolo della parodia clientelare dello sviluppo affidato a catastrofi e ricostruzioni, precipita nel vuoto della rinuncia alla propria vocazione. «Ci vorrebbe un terremoto ogni dieci anni - dice lo storico Raffaele Giuralongo - perché il Sud ormai produce solo il cemento delle opere pubbliche. La recessione, qui, è una sentenza senza appello: essere l' impresentabile e irraggiungibile retrovia tossica della riconversione verde del Nord». Non se ne parla, nell' ottimista tivù padanizzata. Ma nel Paese che inizia a fare i conti con la spietatezza dei propri errori, c' è una terra dispersa già in caduta libera. La Basilicata, venduta come modello della modernizzazione meridionale, è la regione italiana dove negli ultimi due anni ha chiuso il maggior numero di imprese. Detiene, in percentuale, il record dei posti di lavoro perduti. Segna l' esodo più massiccio di emigrati negli ultimi tre anni e il più drammatico crollo demografico del Sud. È l' unica regione dove sono negativi sia il saldo naturale sia quello migratorio. In pochi mesi hanno perduto il lavoro oltre 7 mila persone, strappando al Piemonte il primato dei giorni in cassa integrazione. In tre anni si è passati da un crescita del 3% ad un recessione dell' 1%. In nessun luogo l' indebitamento delle famiglie è esploso del 50%. Le imprese in crisi, da gennaio, sono 152, seimila i lavoratori in mobilità, ottomila i posti a rischio entro la primavera. La Fiat di Melfi, campione europeo di produttività, ventila per il prossimo anno sei mesi di stop: novemila, con l' indotto, gli operai che intravedono lo spettro dell' impossibilità di pagare il mutuo. Eppure, questa, è la regione più industrializzata del Meridione, quella che ospita lo stabilimento automobilistico più importante, quella dove lo Stato ha effettuato il più grande investimento degli ultimi trent' anni. Naviga sul giacimento petrolifero di terra più ricco d' Europa, vanta il bacino idrico più generoso del continente, la diga più imponente. Sette distretti industriali, grazie al sisma del 1980, ospitano i gioielli dell' imprenditoria nazionale e straniera. Un tesoro di carburante, gas, acqua e motori, sfumato tra le mani di seicentomila abitanti rimasti poveri. «La Basilicata - dice il sociologo Davide Bubbico - ospita solo filiali, terminal produttivi, catene di montaggio. Come il resto del Sud, non ha generato imprenditoria, un progetto economico interno. Si fabbricano voti per la politica, non beni per il mercato. Non ci sono teste. Per questo la somma esplosiva delle crisi spazza via le aziende con una velocità impressionante. Resta una massa di ricattabili depressi: vittime di un sistema incompatibile con il mondo ridisegnato dal tramonto di un' epoca». In nessun altro luogo, come in questo follemente sacrificato territorio contadino, si avverte oggi il senso di abbandono disperato che rioccupa le periferie del Paese. I quotidiani locali aprono ogni giorno con il bollettino dei fallimenti e dei processi contro i truffatori di contributi. Da quattro mesi, per un viadotto pericolante, l' autostrada è interrotta prima di Potenza. L' interporto, dopo vent' anni di progetti, non si farà. Tramontato, dopo cinquant' anni di dibattiti, anche l' aeroporto. Trenitalia ha appena annunciato i tagli dei principali collegamento ferroviari. In molti paesi, nonostante la distribuzione pubblica di computer, non arrivano Adsl, segnale telefonico, metano. I negozi, il pomeriggio, aprono dopo le 17. Le case non si vendono più e nel capoluogo è scoppiata la "guerra del pane" contro i gruppi di acquisto popolare che lo distribuiscono per un euro al chilo. «Se non fosse per oleodotti, acquedotti e vagoni di rifiuti - dice l' economista Nino D' Agostino - saremmo già isolati. Ci stiamo trasformando in una discarica-serbatoio, popolata da cassintegrati, vecchi, badanti rumene ed emigranti». Il "distretto del salotto", fuori Matera, è lo specchio dell' ignorato choc dell' economia meridionale. Tre aziende di divani imbottiti, fino a tre anni fa, offrivano lavoro a 14 mila persone ed esportavano in tutto il mondo. Una è fallita, due oscillano tra contributi, ammortizzatori sociali e delocalizzazioni. Restano 3 mila occupati, a casa per settimane. Stabilimenti e magazzini sono sbarrati. «All' inizio - dice Corrado Asquino, ex dipendente di un' agenzia interinale - lottavamo con il sindacato per avere subito la liquidazione, invece della cassa integrazione. Uscivi dalla fabbrica e ti assumeva il laboratorio a fianco. In sei mesi sono spariti tutti». L' abisso della smobilitazione affiora però nella zona industriale di Potenza. A Tito Scalo, da settembre, hanno chiuso le multinazionali più importanti. Tre nelle ultime quattro settimane. Americani e tedeschi se ne vanno: riportano il lavoro in patria, o nei Paesi dove la mano d' opera costa meno e i sindacati non esistono. Centinaia di famiglie non arrivano più nemmeno alla seconda settimana. Le donne, fuori dai supermercati, vengono fermate con la bistecca sfilata dal vassoio e nascosta nel fazzoletto dentro la borsetta. Rimane il veleno nei terreni, su cui tornano greggi a pascolare, il business miserabile delle bonifiche a pagamento. Il Comune ha vietato l' uso dell' acqua per dissetare bestie e campi. Sul cancello di un' industria abbandonata, un cartello dice "se il destino è contro di noi, peggio per lui". Anche nella "Sinoro", metafora della rapace industrializzazione lucana, rimangono solo i custodi asserragliati. È il più grande stabilimento cinese in Italia. Doveva trasformare l' oro in gioielli. Vent' anni di vita, venti milioni di euro pubblici scomparsi, tre fallimenti, tre nomi cambiati. Mai prodotto un orecchino, solo due corsi di formazione finanziati con 400 mila euro. Sei giorni fa, la grottesca richiesta italiana di risarcimento alla Cina. «Dobbiamo riconoscere - dice Antonio Mario Tamburro, rettore dell' Università della Basilicata - che abbiamo sbagliato tutto. Non è un caso se questa regione e il Meridione si risolvono in un elenco di occasioni perdute. La recessione mondiale travolge prima i territori più fragili, dove l' economia è una finzione. Invece di lamentarci dobbiamo riconoscere che il drenaggio del denaro pubblico non funziona più. E che la società del Sud implode per cinque ragioni: classe dirigente impreparata, industria nata vecchia, prodotti privi di innovazione, infrastrutture inesistenti, vocazione territoriale tradita». Le conseguenze, con la frenata occidentale, sono drammatiche. Nove giovani laureati su dieci lasciano la Basilicata entro sei mesi. Quattro maschi attivi su dieci, negli ultimi tre anni, sono emigrati. Otto immigrati extracomunitari su dieci, spina dorsale di ciò che resta dell' agricoltura, cambiano regione entro un anno. Una fuga senza precedenti, da una terra meravigliosa che si svuota nella distrazione assoluta del Paese. Nel Novecento se ne andavano poveri e analfabeti. Nel Duemila partono ricchi e laureati. Gli emigrati però, per la prima volta, trovano negli immigrati concorrenti più convenienti di loro. Il fallimento si nasconde lontano dalla culla. La stessa corsa all' energia, in Val d' Agri, tradisce più il profilo di uno scippo, che l' opportunità di un riscatto. Tra Viggiano e Sant' Arcangelo scorre l' 80% del petrolio italiano, oltre il 10% del fabbisogno nazionale. Le compagnie pagano localmente le royalties più basse del pianeta: 7%, contro il 50% di Paesi arabi e America del Sud. Poche centinaia i posti di lavoro, legati alla manutenzione delle condotte verso Taranto. Quantità di combustibile estratto e tassi di inquinamento sono affidati al monitoraggio degli stessi produttori. Regione e Comuni impiegano i proventi delle trivellazioni per tappare buchi e comperare consenso. La cassaforte delle risorse naturali italiane, che i paesani chiamano amaramente "Lucania saudita", consumata per riprodurre il sistema del ricatto ai miserabili. «Milioni di euro - dice l' economista Pietro Simonetti - per sagre, lampioni, convegni e centri per il recupero dell' arpa. Potremmo finanziare lo sviluppo, tagliare i costi locali dell' energia, abbattere i tassi dei mutui, riconvertire le imprese, rifondare un modello economico capace di unire il Meridione attorno alle sue risorse secolari. La politica non ha ancora compreso la dimensione della crisi reale che ci investe: salva l' Alitalia, si rianima sulla Rai, e non vede che il Sud è sull' orlo di una rabbiosa mobilitazione di massa». Anche Melfi, epicentro industriale tra Bari e Napoli, per la prima volta trema. Dieci settimane di cassa integrazione, nella Sata - Fiat di Lavello, tra luglio e Natale. I parcheggi riservati ai 5480 operai sono vuoti. Deserti i capannoni delle venti aziende dell' indotto. I piazzali interni traboccano di auto da consegnare. I dipendenti, anche questa settimana, raccolgono olive e castagne, o pigiano l' uva. Nel bar del distributore di benzina si cerca di capire perché, se oggi fallisce una banca a New York, domani saltano gli stipendi a Venosa. «Eravamo i giapponesi d' Europa - dice Libera Russo, impiegata - un esempio di qualità. Ma se fatica il Nord, alle prese con i tagli europei, difficile che qualcuno salvi questo Sud». Un annunciato effetto a catena. Le imprese lucane, aperte per consumare i fondi pubblici, impiegano solo braccia. Sono qui perché anno ricevuto soldi, terra, uomini, sicurezza e assenza di diritti. La responsabilità, pur promessa, non è mai arrivata, come la ricerca e il portafoglio. «Il lavoro - dice Antonio Pepe, segretario regionale della Cgil - non si è trasformato in economia, l' industria non è diventata progetto. Per questo, ora che alla politica mancano i soldi per l' assistenza, l' occupazione si estingue». La gente si era illusa di aver compiuto il salto nel consumo. A garantirlo, marchi come Fiat, Barilla, Ferrero, Parmalat, Coca Cola, Panasonic, Natuzzi, Eni, Total, Shell, più le multinazionali della chimica e della meccanica mondiale. Un caso unico, a sud di Bologna. Invece, all' improvviso, il crollo secco che ridona al "Texas italiano" la sua identità di mediterraneo Meridione. «Il rischio - dice il vescovo di Potenza Agostino Superbo in un' assemblea di operai licenziati - è che una generazione senta perduta anche la propria dignità». Un appello estremo, subito ottimizzato in locale rissosità di partito. «Intanto - dice Anna Maria Dubla, presidente di "Ambiente e legalità" - i russi sono pronti a stoccare il gas nei pozzi esauriti della Valbasento e il governo federalista sfila alla Regione anche la competenza sulle concessioni petrolifere. La Basilicata, presa per fame, non può più dire di no. Confonde il futuro, vende anche l' ultima terra, chiude le fabbriche e si prepara ad essere discarica e ciminiera. Solo i disperati possono morire silenziosamente tra i rifiuti, o intossicati: il destino del Sud, che il Paese prontamente riconsegna, svuotato, a se stesso». Pochi, si salvano. Qualche grande contadino, un pugno di magnifici artigiani, alcuni ineguagliabili pastori, non più di dieci vignaioli d' eccezione, un gruppo di ragazzi e di donne, come la scrittrice Mariolina Venezia, che si ostinano a credere nella cultura e nella natura. Fedele Agata, a 70 anni, a Ferrandina sta costruendo una sella di cuoio "per non perdere una capacità". Il figlio spreme la "maiatica nera" nell' oleificio stretto tra le fabbriche fallite. Rino Botte, rientrato a Barile dopo una vita di gloria a Cremona, è ridisceso nelle cantine dell' Aglianico. Non c' è altro, oltre la "retorica dell' impossibile", di mondiale. Botte invece fa, e se ci pensa si commuove, fino a piangere in pubblico. Pochi esempi, pigri ed eterni, soli. E nessuno che accetti di ascoltare la drammatica lezione dei maestri semplici.

venerdì 5 dicembre 2008

IL SONDAGGIO DEL MESE VA AL TEATRO CHE NON C'E'


Le preferenze sulle priorità dei bernaldesi hanno dato il seguente responso , su un campione di 100 cittadini intervenuti.

Alla domanda : Cosa ritieni prioritario dover fare per Bernalda con un mutuo di 1.500.000 euro, contratto dalla giunta Renna? Cosi hanno risposto:

- 42% per il recupero del Cine Teatro delle Vittorie

- 20 % per l'apertura e completamento del parco fosso San Rocco

- 15 % per il completamento della Piscina Comunale

- 11 % per una nuova strada di accesso per Bernalda

- 9% per intervento su piazza del Popolo e rifacimento di Corso Umberto

- 2% per una nuova sede più moderna per il Municipio

- 2% per nessun intervento, visto la crisi economica
Per quanto possa sembrare parziale questo sondaggio , possiamo ritenerlo autenticamente rispondente agli umori della città. Non è un caso che si sia scatenata la protesta e la raccolta di firme contro questo provvedimento! E non sono dei casi isolati, i voti contrari delle due più autorevoli consigliere di maggioranza in Consiglio Comunale per l'intervento su piazza del Popolo e sul rifacimento dei marciapiedi.
Se poi si considera che la giunta Renna ha vinto le elezioni amministrative del 2004 con il solo 34% dei consensi! risulta attendibilissimo che oggi riscuota solo il 9 % dei consensi.

giovedì 4 dicembre 2008

PDL OCCUPA CONSIGLIO REGIONALE : ELEZIONI SUBITO !!!

Gli esponenti del centrodestra hanno esortato il presidente Vito De Filippo e i consiglieri del centrosinistra ''a venire a discutere in Aula'' le ragioni della crisi politica nata dalle dimissioni del vicepresidente della Giunta, Vincenzo Folino, e da quelle successive degli altri assessori
I consiglieri regionali Nicola Pagliuca, Franco Mattia e Sergio Lapenna (Fi-Pdl), Pasquale Di Lorenzo (misto-Pdl), Antonio Tisci (An) e Michele Napoli (misto-la Destra) hanno occupato l'Aula consiliare per protestare contro ''l'illegittimo rinvio della riunione del Consiglio regionale, avvenuto senza la convocazione della Conferenza dei capigruppo''. La riunione era saltata dopo le dimissioni della giunta regionale. All'ordine del giorno c'era la crisi economica. Gli esponenti del centrodestra hanno esortato il presidente Vito De Filippo e i consiglieri del centrosinistra ''a venire a discutere in Aula'' le ragioni della crisi politica nata dalle dimissioni del vicepresidente della Giunta, Vincenzo Folino, e da quelle successive degli altri assessori.''Ci eravamo espressi contro il rinvio della seduta sollecitato dal presidente De Franchi - ha spiegato Pagliuca - perche' riteniamo che quanto accaduto con le dimissioni del vicepresidente Folino e degli assessori richieda, a maggior ragione, e per rispetto delle istituzioni, che il presidente De Filippo venga in Aula a spiegare le ragioni della crisi.
Non c'era motivo per rinviare d'imperio la seduta del Consiglio, visto che tra l'altro non si e' neanche riunita la Conferenza dei capigruppo come previsto dal regolamento. Cio' che e' accaduto testimonia la permanente crisi del centrosinistra''. ''Di fronte al popolo sofferente facciamo appello ai consiglieri regionali ad abbandonare le alchimie politiche e venire in Aula'', gli ha fatto eco Di Lorenzo. ''Siamo ben pagati - ha aggiunto - e abbiamo il dovere di affrontare e risolvere i problemi della crisi economica''. ''La crisi produttiva - ha aggiunto Mattia - si intreccia con la crisi della politica: il problema di fondo e' l'incapacita' del governo regionale e il fallimento delle politiche regionali di questi anni, che hanno prodotto uno stillicidio di fabbriche e di posti di lavoro''.''Se non fosse stato per le richieste del centrodestra - ha detto Tisci - il dibattito sulla crisi industriale non sarebbe mai arrivato in Consiglio regionale. Ed ora anche i problemi politici non possono essere affrontati nelle segrete stanze del Pd ma devono essere discussi in quest'Aula. De Filippo si e' appellato all'autonomia del Consiglio mentre il centrosinistra ha aperto una crisi che e' extra consiliare, dimostrando un grave deficit di democrazia''.Di crisi ''fatta fuori dall'Aula'' ha parlato anche Lapenna, rilevando che ''i cittadini non vogliono alchimie politiche ma la risoluzione dei problemi'' e denunciando i limiti della maggioranza sulle questioni della sanita', dell'universita' e dell'Agrobios.
''Abbiamo dimostrato che la crisi politica c'era'', ha detto Napoli facendo riferimento ad dibattito consiliare svolto qualche settimana fa. ''Mostra il fallimento della politica messa in atto dal centrosinistra e l'irresponsabile atteggiamento della maggioranza che dovrebbe assumersi le proprie responsabilita''', ha concluso.

mercoledì 3 dicembre 2008

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: FRIZIONI IN AN, TISCI DIFENDE CARBONE

BERNALDA - Nei giorni scorsi il segretario di Alleanza Nazionale di Bernalda, Franco Carbone, si è trovato al centro della polemica sulla diaspora di AN, con una sconfessione dei suoi tesserati.
Ebbene, su tale situazione è intervenuto direttamente il presidente del
Gruppo Regionale di Alleanza nazionale, Antonio Tisci, il quale dichiara la propria stima per il segretario Carbone e per la sua capacità di affrontare i problemi politici del suoterritorio.

Nel comunicato si legge della stima che gli organi regionali hanno nei confronti della figura di Carbone e della volontà di essere parte integrante del nuovo progetto politico che lo stesso Carbone, all'interno di un articolo pubblicato tra le pagine del Quotidiano della Basilicata, lo definì nuovo e tanto atteso dalla popolazione bernaldese.
«Il presidente Carbone -dichiara Antonio Tisci- è riuscito come pochi ad allargare la base del partito rinnovandolo e lo ha messo nelle condizioni di essere veramente protagonista della scena politica del suo territorio, anche in previsione della prossima tornata amministrativa che vedrà impegnato il Pdl, e quindi Alleanza nazionale anche nella città di Bernalda.
Per andare coerentemente e attivamente verso il Pdl -continua il presidente del gruppo regionale di Alleanza nazionale senza rinnegare nulla della propria storia e traendo dalla propria storia le capacità per affrontare le sfide future Alleanza nazionale deve riuscire ad aggregare insieme il progetto politico e le radici culturali che di questo progetto politico sono il fondamento, di tutto ciò è stato capace Franco Carbone nella sua attività politica verso la quale c'è sempre stata l'attenzione del gruppo regionale di Alleanza nazionale che intende -conclude Tisci collaborare attivamente con il presidente del Circolo per la realizzazione di questi scopi».
Quindi grande sostegno a Carbone e alla sua politica.
Inoltre, la segreteria bernaldese ha anticipato che, il presidente del gruppo regionale di Alleanza nazionale, Antonio Tisci nei prossimi giorni intende recarsi a Bernalda per incontrare il presidente del Circolo Franco Carbone onde poter ascoltare direttamente dalla sua voce quali siano le esigenze del partito per le prossime elezioni amministrative e come il gruppo regionale possa collaborare per consentire ad Alleanza nazionale di ottenere a Bernalda il miglior risultato possibile.

martedì 2 dicembre 2008

MENSILE INGLESE "MONOCLE": Brunetta è uno dei "20 Nuovi eroi nel mondo"

Nel numero in edicola, l’autorevole mensile inglese ’Monocle’ propone - intitolandola ’20 Nuovi eroi nel mondo’ - una galleria di ritratti di personalità internazionali della politica, del business, della musica e del design ’di cui vorremmo sentire parlare di più nel 2009’. L’unico italiano è il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, che così viene descritto:

“L’assenteismo è un problema cronico tra i 3,65 milioni d’impiegati pubblici italiani. La stampa riporta continuamente casi di "fannulloni" che prolungano le ferie con falsi permessi per malattie o si dilettano a svolgere secondi lavori mentre sono sul libro paga dello Stato. Tuttavia, un pacchetto di riforme disegnato da Renato Brunetta, il Ministro italiano per la Pubblica Amministrazione, sta per porre fine a questa condotta. Incaricato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la scorsa primavera, per rimettere in sesto la sofferente burocrazia italiana, l’economista non ha perso tempo. La sua prima mossa è stata quella di inasprire le misure contro i falsi certificati di malattia, di conseguenza il numero di assenze per malattia si è ridotto di quasi il 50 per cento.

“Nessuno aveva mai avuto il coraggio di affrontare il problema dei fannulloni" afferma Brunetta. “prima, i cittadini non erano visti come clienti da servire. La mia rivoluzione consiste nel cambiare questo atteggiamento.” Per incrementare la produttività intende trasferire più servizi in rete in modo da eliminare le inutili scartoffie. Propone anche un programma Erasmus per dipendenti pubblici allo scopo di far loro conoscere le migliori pratiche all’estero. Ovviamente, le sue misure hanno riscosso molto successo garantendogli l’85 per cento di approvazione da parte dei cittadini. Persino i battaglieri sindacati del paese stanno capitolando. Ma noi abbiamo scelto Brunetta perché rappresenta la possibilità di capovolgere la reputazione globale dell’Italia come uno dei posti peggiori dove trattare affari in Europa”.

lunedì 1 dicembre 2008

Il Lettore indipendente (chi sarà ?) é CATONE IL CENSORE

A me lettore indipendente, la lettura del contenuto – semmai alcuno ve ne fosse - dell’ultimo volantino del PD “Farse e Democrazia”, nonché il suo, tanto sovrumano quanto inutile, sforzo mirato al cambiamento del nome del partito in Partito Nuovo, non mi sottrae dal proporre un modesto e disinteressato suggerimento.

Tanto mi appresto a dare con modestia e sincero disinteresse a mezzo della seguen-te lettera, la prima di una lunga serie.
Il tutto nella suprema ottica di offrire un risolutivo contributo al miglioramento della politica bernaldese che sembra sempre più avvitarsi in un profondo abisso, senza alcuna speranza di risollevarsi.
Tu, misero politico diessino, credi che sia capitato soltanto a Te di sentire la necessità di cambiare nome al Tuo partito ?
Anche altri Tuoi avversari, che non sono mai Tuoi nemici, hanno sentito tale necessi-tà, ma con una rilevante differenza rispetto a Te: hanno modificato anche la propria visione di vita, il proprio modo di porsi innanzi ai problemi sociali.
Girati intorno ed scorgerai illustri protagonisti della vita politica di Bernalda che po-tranno esserTi da esempio e farti da CICERONE.
Fa come hanno fatto altri Tuoi avversari: è il tuo spirito deve mutare non la denomi-nazione del Tuo partito.
Anche se cambi partito, anche se – come diceva Virgilio – “ti lasci dietro terre e città” dovunque andrai ti seguiranno i tuoi vizi.

Ricordati e trai giovamento da quello che disse Socrate ad uno che si lamentava del fatto che i suoi diversi viaggi non gli portavano giovamento: Egli così disse: “ i tuoi viaggi non ti giovano perché tu porti in ogni luogo te stesso; ti incalza, cioè, sempre lo stesso male che ti ha spinto a viaggiare”.
Sai perché Tu, povero uomo di sinistra, non trovi sollievo e pace nel continuo cam-biamento del nome dei partiti? Perché Tu fuggi sempre in compagnia di te stesso, delle tue illogiche ed anacronistiche ideologie.
Nessun luogo, nessun partito, nessun nome di partito Ti piacerà finchè non avrai abbandonato il Tuo errato pensiero politico.
Confortati, però, che allorquando Tu riuscirai ad estirpare codesto male ogni cambia-mento di nome di partito Ti darà piacere.
Allora potrai anche essere cacciato dal Tuo partito. Allora ogni partito, qualunque esso sia, sarà per te ospitale. L’importate è sapere con quale spirito arrivi , non dove arrivi.
Concludo questa mia prima lettera con un suggerimento che prendo a prestito da Epicuro e che, spero Tu ne faccia tesoro: “La conoscenza dei propri difetti è l’inizio della guarigione”.
Mi sembra che questo motto sia molto appropriato al Tuo caso.
Io l’aggiornerei e personalizzerei con il seguente: Chi non sa di peccare non può correggersi.
Perciò, per quanto puoi, accusati da Te, esamina le Tue colpe, i Tuoi macroscopici errori. Prima esercita la funzione di accusatore, poi quella di giudice.
All’occorrenza sappi anche infliggerTi una condanna.
Questo Ti chiedo per il bene del paese, ma anche per il Tuo.
Affettuosamente.

Bernalda lì 28 novembre 2008

(Il lettore indipendente)
28 novembre 2008 18.25

sabato 29 novembre 2008

CONSIGLIO COMUNALE DEL 27/11/08

GRUPPO CONSILIARE LISTA CIVICA SVILUPPO PULITO AGIRE EUROPEO
Intervento del Consigliere Comunale Cosimo Damiano Pizzolla
Signor Presidente del Consiglio,
Gentili Consigliere, cari Consiglieri,
ancora una volta sono a chiedervi la grazia, la cortesia di consentirmi un ragionamento sulla grande responsabilità che deriva dalla nostra carica elettiva, nel dover rispondere costantemente al Popolo che ci ha pregiati del privilegio di designarci suoi eletti. Un ragionamento necessario all’inizio dei lavori della seduta odierna, il cui ordine del giorno, reca – al punto 5) – il perentorio richiamo, da parte della Corte dei Conti di Basilicata, ai nostri precipui doveri di controllo. Siamo chiamati a porre riparo alle nostre distrazioni del passato ed adottare, urgentemente le necessarie misure correttive in ordine ad una serie di contestazioni di irregolarità, relativamente al bilancio di previsione 2008, elencate nella Delibera n. 58/2008 del 31.10.2008 della Corte dei Conti - Sezione Regionale di Controllo per la Basilicata. Pervenuta al Comune di Bernalda il 17.11. u.s. con invito al Presidente del Consiglio di darne comunicazione urgente al questa Assemblea. Per l’adozione delle necessarie misure correttive e la conseguente comunicazione tempestiva alla stessa Corte dei Conti, al fine di consentire che venga espletata la regolare attività di vigilanza, prevista dalla legge.
Ragioniamo quindi insieme, con rispetto reciproco, sui nostri doveri disattesi, cui si è sostituita necessariamente la Corte dei Conti. E sulle conseguenze di riverbero sul futuro e quindi sul nuovo Consiglio Comunale che verrà, delle lacune , dei buchi, delle voragini contabili che si trascinano ormai da anni. Alle quali – così come certamente anche questa volta – e, comunque non ci è dato saperne, come pure sarebbe nostro diritto – saranno poste, sistematicamente delle toppe di apparente giustificazione, che si sveleranno in tutta la loro artificiosità e macchinazione opportunistica, alla nuova resa dei conti. Quindi, non le vere soluzioni chieste, per legge, dalla Sezione di Controllo della Corte dei Conti.
Rispetto a tale singolare modello di amministrare, si vorrà finalmente considerare da parte della maggioranza che avalla tale irresponsabile sistema, che l’intero Consiglio Comunale, indistintamente fra maggioranza e opposizione, ha invece il compito preciso di controllare e fare proposte di raddrizzamento dei conti, attraverso soluzioni credibili, di entrate certe, a fronte di buchi di spesa poco responsabile, trascinati negli anni e proiettati sulle spalle del futuro Consiglio.
Ci chiediamo se finalmente giunge chiaro che, se avesse funzionato il Consiglio Comunale come rivendichiamo insistentemente, non saremmo ai termini urgenti e perentori della delibera della Corte dei Conti. La regolare attività democratica dei consiglieri comunali è l’antidoto vero alla perversione delle regole attuate qui a Bernalda. Per cui, si calpestano e si annientano le prerogative di legge del Consiglio e si esaltano all’inverosimile le vanagloriose pratiche da delirio di onnipotenza, con l’imperversare dei supposti strapoteri del sindaco eletto dal Popolo. Che godrebbe finanche dell’ impunita facoltà di narcotizzare, a proprio piacimento, le poste di bilancio e di giustificarne i buchi, attraverso artificiose e improvvisate toppe che, a distanza di mesi, alla prova dei fatti, rivelano l’evidente magagna del sistema, del modello. Tutto basato su dati falsi. Dove si è surrettiziamente dato valore di previsione di entrate certe, a tutto ciò che invece, la dottrina contabile, di norma definisce a fisiologia precaria e straordinaria, di previsione.
Parliamo delle previsioni di entrate certe derivanti dalle ipotetiche contravvenzioni degli autovelox a trappola, contro gli ignari cittadini. Che non sempre ci cascano e fanno svelare la precarietà degli artifizi di previsioni di entrate, che – la Democrazia vera e partecipata dovrebbe vietare rigorosamente. Perché è pratica infame dal sapore di dominio feudale, di quegli Enti Locali che danno a sì infima furberia, dignità di accesso alla formulazione del Bilancio, che la Politica dovrebbe esaltare ad atto eminentemente rappresentativo dei valori identitari delle virtù civiche dell’intera Comunità amministrata. Che non va così vilipesa e umiliata nel disprezzo dell’intelligenza dei Cittadini, messi a dura prova dagli autovelox trappola. Invece, i Cittadini devono certamente contribuire alle entrate giuste, non alle estorsioni a tradimento degli autovelox.
Vi è poi il capitolo dell’abusato ricorso alle previsioni di ipotetiche entrate da improbabili oneri da nuove costruzioni. Tale pratica abusata la si ritrova indifferentemente a giustificazione, sia di poste di bilancio taroccate, sia nella facilitazione di accesso ai mutui per opere, si fa per dire, come si è potuto constatare, nel caso di Piazza del Popolo e dintorni.
Questo Consiglio, Signor Presidente, se fosse dato di esercitare regolarmente il proprio compito di legge e avesse regolare accesso agli atti che consentissero il monitoraggio della spesa e delle entrate, per come vengono previste in bilancio, sarebbe avvertito automaticamente che il Sindaco e la Giunta, quando adottano tali pratiche di ricorso a quelle entrate pocanzi dettagliate, particolarmente quelle derivanti dagli oneri per nuove costruzioni, compiono atti di vero tradimento alla Città. Proprio nel momento in cui vengono date disposizioni politiche agli ottimi funzionari contabili, di scrivere previsioni d’entrata su capitoli che non ne vedranno mai la luce. In quanto il sindaco Renna sa bene di aver già accordato ai suoi amici impresari immobiliaristi, scomputi miliardari non dovuti, che terranno a secco le entrate, su tali capitoli. Saranno disattese anche quelle previste a fronte dei ratei di mutuo per la Piazza del Popolo e dintorni.
Non occorre essere dotati di chissà quale scienza, per capire che tali pratiche di perverso turbidume affaristico, scaricano inevitabilmente sugli amministratori che verranno, la voragine di debiti finora coperti da false giustificazioni. Artifiziate anche nelle misure correttive che vengono comunicate alla Corte dei Conti.
Tutte queste cose le sa Lei Signor Presidente? E voi tutti Consiglieri, fra cui vi è chi spesso si avventa contro chi fa il proprio dovere verso la Comunità disamministrata, le sapete? E’ di questo che si tratta nei rilievi della Corte dei Conti. E ci è chiesto, sì proprio a noi consiglieri comunali, è chiesto di trovare soluzioni credibili e che abbiano il crisma della verità e della certezza.
Correttezza e rispetto reciproco vorrebbe che il Consiglio tenesse già agli atti le soluzioni condivise da fornire alla Corte dei Conti, in adempimento della delibera in questione. Il fatto stesso che il Consiglio venga tenuto fino a quest’oggi all’oscuro di tutto, vien di dedurre che – ancora una volta – saranno fornite le solite toppe di consolidata marca casereccia, cucinate in privato, fra presunti addetti ai lavori. Quello che passa il convento !
Se poi dobbiamo far parlare il cuore, come siamo abituati noi appassionati della Politica della partecipazione diretta e popolare all’attività consiliare, dobbiamo dire che ci aspettavamo un maggiore coinvolgimento e una diversa considerazione del ruolo attivo di consiglieri, con l’avvento del Compagno Mario Grieco alla guida dell’assessorato Bilancio e Patrimonio. Avevamo sperato che ad ogni domanda nostra, su argomenti che attengono la politica della spesa e della tutela del patrimonio comunale, non ce la si cavasse con la scivolosa risposta di dover interpellare il Ragioniere o il Funzionario contabile perché, in materia di Bilancio, di Finanza e di patrimonio, non vi è Politica amministrativa ma solo tecnica contabile! Peccato ! Non per le nostre disillusioni personali, ma per l’occasione perduta per il Popolo di Bernalda Metaponto. Nel non aver potuto stillare tutte quelle promesse conquiste che fanno la differenza, nella scintilla rivoluzionaria che fanno grande l’anima della differente Politica di sinistra. Di cui certamente si sarebbe potuta ben caratterizzare e corroborare la politica di bilancio e di spesa, di un Comune come il nostro. Ricco dell’apporto costruttivo ed esaltante delle virtù civiche idenditarie dei suoi laboriosi ed industriosi cittadini.
Che dire poi dell’ attesa occasione propizia di uno scatto di fierezza,nell’appropriazione legittima del proprio ruolo di consiglieri attivi, almeno nella materia di cui è per l’appunto responsabile di Giunta il Compagno Grieco. Dobbiamo proprio rassegnarci. Anche perché stiamo alla fine della Consiliatura e della già troppo lunga sequela delle disastrose giunte di sinistra.
Cosa vi possiamo quindi dire in questa situazione così da voi ridotta, nell’attuazione delle leggi sulla partecipazione popolare all’attività amministrativa, ognuno certamente nei propri ruoli, ma nel rispetto della legge.
Fate pure come vi aggrada assumendone tutte le responsabilità, in continuità fra voi addetti ai lavori.
Ovviamente non possiamo neppure consentirvi di avere noi partecipi al vostro fianco in questo Consiglio, nel cotale vostro modo di fare, neppure un attimo oltre.
E’ bene che si sappia. Noi conosciamo bene qual è il nostro compito. La verità è che Lei Presidente di fatto ci ha impedito di svolgerlo in pieno, per tutta la Consiliatura.
Per essere tutti noi consiglieri, impediti di apportare il nostro contributo costruttivo per invertir tendenza, dovremmo vibratamente protestare tutti e riappropriarci del legittimo esercizio dei nostri compiti di legge, ancor più perché chiestici esplicitamente, dalla stessa Corte dei Conti.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Alla c.a. del Coordinatore di Forza Italia - PDL
Si prega di pubblicare il comunicato stampa allegato.
Cordiali saluti
Prof. Pietro Lorito

COMUNICATO STAMPA
La componente storica del Circolo di Alleanza Nazionale di Bernalda, formata da oltre quaranta tesserati regolarmente iscritti, visto il perdurare della politica autoritaria e “particolarista” attuata dall’attuale Segretario Franco Carbone prende le distanze da quest’ultimo e si apre al tavolo delle trattative con le altre componenti politiche presenti sul territorio cittadino, contro la sinistra del governo locale.


Bernalda lì 26 novembre 2008
(La Componente Storica di AN)

venerdì 28 novembre 2008

GIOIELLI E POTERE ( atto secondo)

Cosa stabilisce dunque il piano del Traffico? Niente. Assolutamente niente.
Siamo ancora a livello di schema generale. Più o meno due righe messe in croce, Se e quando scenderà nel dettaglio, il consiglio comunale promette che farà nuove verifiche e prove, consulterà la cittadinanza e infine arriverà a stendere il miglior piano possibile.
Ma allora, dopo quasi 5 anni di intenso lavoro sul traffico, cosa hanno approvato nel drammatico Consiglio Comunale dello scorso 18 Novembre? Ve lo diciamo noi. Hanno approvato, assolto e promosso se stessi. Hanno approvato che gli servono altri 5 anni per arrivare a elaborare un piano degno delle esigenze cittadine.
Hanno anche approvato che la maggioranza in carica è la sola che sia in possesso dei requisiti e delle capacità indispensabili al raggiungimento dell’obiettivo.

Volevano approvare anche, stando così le cose, l’annullamento del prossimo inutile e fastidioso appuntamento elettorale e passare direttamente all’esercizio del nuovo mandato. Probabilmente è stato a questo punto che alle due zie consigliere, in un sussulto di decenza, sono scappati di mano i due schiaffoni! La malafede stizzosa implicita nelle accuse rivolte dal PD agli oppositori politici e ai dissenzienti è tradita e smascherata da quello che potremmo definire un improvviso sbalzo di tensione nel discorso o un lapsus freudiano. Infatti, dopo aver ammonito i cittadini a collaborare e a impegnarsi nel rispetto del futuro piano del traffico, il discorso prosegue così: E’ legittimo per ogni persona desiderare di possedere un gioiello, ma non è altrettanto legittimo sfasciare le vetrine di una gioielleria per impadronirsene!” Si rimane interdetti. Cosa c’entrano i gioielli e i ladri con il piano del traffico? Che il piano del traffico sarà un gioiellino? No. Il non-senso veicola un significato più profondo e sottile.
Se la gioielleria è il Palazzo, il gioiello è il potere e i ladri sono tutti coloro che aspirano ad impossessarsene, allora la metafora diventa chiara. Il potere spetta al PD. E’ un suo diritto che si tramanda per via ereditaria. Le libere elezioni vanno bene ma solo come momento rituale e liturgico, come cerimonia formale che conferma la gerarchia esistente e rinnova il voto di ubbidienza dei fedeli.

Perdere le elezioni per il PD è inconcepibile e inaccettabile. La sconfitta è un sopruso, uno scippo, un furto, una rapina, un reato, un colpo di stato militare, un attentato contro la democrazia e la giustizia. Per il PD gli oppositori politici, siano essi vecchi o nuovi partiti o, ancor peggio, liste civiche, sono soltanto dei cani pulciosi e famelici, degli invidiosi e volgari arrivisti, dei delinquenti, dei ladri. Che andrebbero arrestati, processati e condannati. Non a caso hanno preferito Di Pietro ai Socialisti. Tutti possono legittimamente aspirare a sostituirli nella gestione del potere ma nessuno è legittimato a farlo. Nemmeno se raccoglie milioni e milioni di voti. In altre parole è legittimo soltanto il desiderio, mai la sua libera e sana soddisfazione. Guardare e non toccare!
La Storia ha già spazzato via imperatori e re, zar e dittatori, gioiellieri di ogni sorta. Non si farà certo scrupolo di giudicare alle prossime elezioni l’operato degli ultimi quindici anni del centro-sinistra e le promesse dei reggenti in nome e per conto del giovane PD, unico legittimo e degno erede al trono.
Il vento del cambiamento preme sui portoni del Palazzo Comunale e noi siamo certi che li spalancherà all’ingresso del nuovo, del diverso e migliore. E’ vero, il PdL è di origine molto più umile e plebea. Non ha visto la luce nella mangiatoia (!!!) romana ma sul predellino milanese di un’automobile. E’ nato per strada il PdL ma è sostenuto dall’impegno convergente di milioni di persone, di uomini e donne che vogliono vivere in un paese capace di rispondere alle esigenze della realtà contemporanea.

Esattamente come la coalizione cittadina di cui facciamo parte e che si batterà con coraggio, lealtà e determinazione contro il perpetuarsi del vostro insipiente e pernicioso potere locale. Con tutto il vostro compunto, serioso e bacchettone moralismo da politically correct in 15 anni siete riusciti soltanto a sprecare ogni possibilità, a frustrare e tradire le migliori speranze della popolazione. La farsa da avanspettacolo è irriverente e buffonesca, fa ridere. Ma voi del PD siete maestri in un altro genere di spettacolo che è sotto gli occhi di tutti a Bernalda e a Metaponto: la tragedia. Che è dolore e distruzione, fa piangere.
Sarebbe grandioso se alla fine fosse proprio una bella risata liberatoria quella che vi seppellirà|