Domanda (retorica): ve l'immaginate se della sceneggiata napoletana orchestrata dal sindaco Iervolino con la registrazione dell'incontro con il commissario del Pd Nicolais sulla formazione della nuova giunta, fosse stato protagonista un sindaco del Popolo della Libertà?
Ve l'immaginate se questo episodio di spionaggio da Quartieri Spagnoli avesse coinvolto, che so, il sindaco Moratti o il sindaco Alemanno con i rispettivi interfaccia di partito?
Vi immaginate cosa si sarebbe scatenato di commenti, di denunce, di dichiarazioni allarmate sulla tenuta della democrazia in Italia, sul sistema spionistico malavitoso instaurato dal centro destra, e chi più ne ha più ne metta?
In effetti, c'è poco da immaginare: sarebbe stato un fiume in piena di indignazione. E diciamolo, sinceramente, ci sarebbe stato in effetti abbondantemente da indignarsi. Perchè, se un sindaco di una grande città arriva a registrare quasi certamente di nascosto un vertice con i maggiorenti del maggior partito di giunta, significa che il degrado della politica è arrivato a un punto intollerabile. Significa che quel sindaco, quella giunta, quel sistema devono andare a casa rapidissimamente per consentire alla gente di votare, di scegliere subito una nuova classe dirigente. Siccome è capitato a loro, titolari della cattedra universitaria di indignazione e affini, le reazioni sono state ridotte, ovattate. Ovviamente.
Il che non toglie che ci si trovi di fronte a un fatto che non ha certo rilevanza penale, ma una penosa e clamorosa, questo sì, rilevanza politica. Un fatto che testimonia di un partito che non solo non ha i titoli per candidarsi alla guida del paese, come del resto gli elettori hanno abbondantemente certificato. Non solo non ha i titoli per porre sul tavolo della politica nazionale il tema della questione morale, come ha cercato di fare fino a qualche mese fa prima che esplodere la catena di scandali che ha coinvolto varie amministrazioni di sinistra; e come in fondo cerca ancora di fare continuando a ritenere queste vicende fatti isolati, episodici, e non parte di un sistema evidentemente degradato.
Non solo non può fare tutto ciò, ma deve, dovrebbe avviare al proprio interno e nei confronti dell'opinione pubblica una serissima autocritica, e una ancor più seria opera di pulizia. Esattamente quanto non fa Tentenna-Veltroni che continua a dichiarare che il Pd non è il “partito dei cacicchi locali”.
Peccato che siano proprio i cacicchi locali, come si vede, che comandano nel partito, con i loro registratori, i loro ricatti, i loro diktat che dalla periferia paralizzano il centro. Ammesso che questo non sia già abbondantemente paralizzato di suo.
Tangenti/Il sindaco D’Alfonso rischia l’arresto
Si complica la situazione al Comune di Pescara. Politicamente e legalmente. Il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco, Luciano D’Alfonso, indagato nell’ambito dell’inchiesta su tangenti negli appalti pubblici, ha, infatti, aperto nuove polemiche, anche di carattere etico, e nuovi scenari. D’Alfonso, al momento, è un normale cittadino.
Ha revocato, sì, le dimissioni, ma ha inviato un certificato medico che conferma la sua impossibilità a governare la città per motivi di salute. Circostanza, questa, che ha impedito l’arrivo di un commissario in Municipio, offrendo nel contempo a D’Alfonso la possibilità di ricandidarsi alla poltrona di primo cittadino alle elezioni anticipate d’inizio giugno. Ma la Procura di Pescara intende chiarire la questione.
Il procuratore capo, Nicola Trifuoggi, sta esaminando la documentazione presentata da D’Alfonso sull’autosospensione per motivi di salute, allo scopo di valutare l’ipotesi di un “arresto-bis”. Motivo, reiterazione del reato. Il certificato sanitario sarà esaminato da un consulente nominato dal pm Gennaro Varone, titolare dell’inchiesta, o direttamente dal gip in sede di incidente probatorio. Ciò che la Procura di Pescara intende valutare è la veridicità della malattia di D’Alfonso.
Ve l'immaginate se questo episodio di spionaggio da Quartieri Spagnoli avesse coinvolto, che so, il sindaco Moratti o il sindaco Alemanno con i rispettivi interfaccia di partito?
Vi immaginate cosa si sarebbe scatenato di commenti, di denunce, di dichiarazioni allarmate sulla tenuta della democrazia in Italia, sul sistema spionistico malavitoso instaurato dal centro destra, e chi più ne ha più ne metta?
In effetti, c'è poco da immaginare: sarebbe stato un fiume in piena di indignazione. E diciamolo, sinceramente, ci sarebbe stato in effetti abbondantemente da indignarsi. Perchè, se un sindaco di una grande città arriva a registrare quasi certamente di nascosto un vertice con i maggiorenti del maggior partito di giunta, significa che il degrado della politica è arrivato a un punto intollerabile. Significa che quel sindaco, quella giunta, quel sistema devono andare a casa rapidissimamente per consentire alla gente di votare, di scegliere subito una nuova classe dirigente. Siccome è capitato a loro, titolari della cattedra universitaria di indignazione e affini, le reazioni sono state ridotte, ovattate. Ovviamente.
Il che non toglie che ci si trovi di fronte a un fatto che non ha certo rilevanza penale, ma una penosa e clamorosa, questo sì, rilevanza politica. Un fatto che testimonia di un partito che non solo non ha i titoli per candidarsi alla guida del paese, come del resto gli elettori hanno abbondantemente certificato. Non solo non ha i titoli per porre sul tavolo della politica nazionale il tema della questione morale, come ha cercato di fare fino a qualche mese fa prima che esplodere la catena di scandali che ha coinvolto varie amministrazioni di sinistra; e come in fondo cerca ancora di fare continuando a ritenere queste vicende fatti isolati, episodici, e non parte di un sistema evidentemente degradato.
Non solo non può fare tutto ciò, ma deve, dovrebbe avviare al proprio interno e nei confronti dell'opinione pubblica una serissima autocritica, e una ancor più seria opera di pulizia. Esattamente quanto non fa Tentenna-Veltroni che continua a dichiarare che il Pd non è il “partito dei cacicchi locali”.
Peccato che siano proprio i cacicchi locali, come si vede, che comandano nel partito, con i loro registratori, i loro ricatti, i loro diktat che dalla periferia paralizzano il centro. Ammesso che questo non sia già abbondantemente paralizzato di suo.
Tangenti/Il sindaco D’Alfonso rischia l’arresto
Si complica la situazione al Comune di Pescara. Politicamente e legalmente. Il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco, Luciano D’Alfonso, indagato nell’ambito dell’inchiesta su tangenti negli appalti pubblici, ha, infatti, aperto nuove polemiche, anche di carattere etico, e nuovi scenari. D’Alfonso, al momento, è un normale cittadino.
Ha revocato, sì, le dimissioni, ma ha inviato un certificato medico che conferma la sua impossibilità a governare la città per motivi di salute. Circostanza, questa, che ha impedito l’arrivo di un commissario in Municipio, offrendo nel contempo a D’Alfonso la possibilità di ricandidarsi alla poltrona di primo cittadino alle elezioni anticipate d’inizio giugno. Ma la Procura di Pescara intende chiarire la questione.
Il procuratore capo, Nicola Trifuoggi, sta esaminando la documentazione presentata da D’Alfonso sull’autosospensione per motivi di salute, allo scopo di valutare l’ipotesi di un “arresto-bis”. Motivo, reiterazione del reato. Il certificato sanitario sarà esaminato da un consulente nominato dal pm Gennaro Varone, titolare dell’inchiesta, o direttamente dal gip in sede di incidente probatorio. Ciò che la Procura di Pescara intende valutare è la veridicità della malattia di D’Alfonso.
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