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mercoledì 14 gennaio 2009

LAVORO: ANCORA DATI NEGATIVI IN BASILICATA DA RILEVAZIONE ISTAT

“Sebbene la rilevazione sulle forze lavoro condotta dall’ Istat, per il periodo giugno-settembre, sia solo parzialmente influenzata dagli effetti della crisi, che inizia a manifestarsi proprio a ridosso del terzo trimestre, i dati per la Basilicata diffusi dall’istituto di statistica indicano un’ulteriore crescita del numero dei disoccupati lucani, sia pure con la tradizionale” rilevazione statistica che non corrisponde alla realtà (tasso di disoccupazione 11,2% contro il precedente 8,9%) e un ulteriore aumento di persone in cerca di prima occupazione (più 6 mila unità in un anno). Il leggero aumento di 2 mila unità tra gli occupati (201 mila unità al terzo trimestre 2008 contro le 199 mila unità del terzo trimestre 2007) è deludente specie se raffrontato all’incremento della forza lavoro effettiva di 8 mila unità avvenuto nel giro di un anno”. E’ il commento del segretario generale regionale della Basilicata della Uil Michele Delicio per il quale “i nuovi segnali negativi che provengono dal mercato del lavoro dovrebbero scuotere i partiti alle prese ancora con una crisi politica alla Regione sempre più incomprensibile ed irresponsabile. L’aumento percentuale della disoccupazione, rispetto allo stesso periodo del 2007, malgrado sia ancora contenuto, va anche letto parallelamente alla definitiva battuta d’arresto - continua - registrata dal tasso di occupazione, che si ferma in Basilicata sotto quota 51%. Per la prima volta in dieci anni -sostiene il segretario della Uil - si arresta la crescita dell’occupazione, aumenta il tasso di disoccupazione, aumenta il numero di persone in cerca di occupazione, aumenta il ricorso alla cassa integrazione così come aumentano le richieste di finanziamento per gli ammortizzatori sociali in deroga. Inoltre - sottolinea - diminuisce anche la “qualità” dell’occupazione dipendente, caratterizzata da un incremento del lavoro a tempo parziale, che nella quasi totalità dei casi ha riguardato il cosiddetto “part-time involontario”, così come è cresciuto il ricorso al lavoro a termine. Proprio la lettura di questi ultimi dati - conclude Delicio - congiuntamente agli effetti negativi che la crisi finanziaria sta trasferendo all’economia reale ed al nostro mercato del lavoro, rendono non più rinviabile la messa a regime di un robusto ventaglio di strumenti a tutela del reddito di quelle fasce di lavoratori più deboli e che saranno quelle più esposte agli effetti deleteri della crisi”.

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