Non che lo pretendessimo, ma c’era almeno da sperare che, sull’onda delle inchieste giudiziarie che travolgono ormai la maggioranza delle grandi amministrazioni rosse del Paese, la sinistra si liberasse definitivamente dalla sindrome della “superiorità morale” della propria classe politica. E invece rilancia, fa addirittura un passo avanti, allargando la divisione manichea fra bene e male all’intero elettorato: la “banda degli onesti”, va da sé chi vota a sinistra, contrapposta alla “banda del malaffare”, naturalmente chi vota a destra.
Nel suo “Filo rosso” che apre le pagine del quotidiano “fondato da Gramsci” da quando L’Unità ha indossato la minigonna, il direttore Concita De Gregorio disegna con decisione i confini delle due Italie, scavando un fossato fra l’esercito dell’elettorato del Pd (ipersensibile alla questione morale) e quello del PdL (indifferente e disinteressato, quando non connivente con il malaffare politico).
Sindaci e presidenti di Regione (del Pd) in galera, giunte (di centrosinistra) decimate, decine di avvisi di reato per esponenti della sinistra: eppure il direttore dell’Unità nel suo commento si avventa sull’unico inquisito del PdL (non vale per lui la presunzione di innocenza), per declinare il suo “manifesto della razza”, dove quella ariana si identifica con l’elettorato del Partito democratico.
E così la De Gregorio segnala come nell’elettorato del centrodestra non si rileva “una sollevazione simmetrica a quella che giustamente indigna il popolo del centrosinistra”, che si fa vivo sul sito internet del quotidiano con centinaia di mail che chiedono “pulizia immediata”. Poi chiarisce il concetto:”Lasciateci solo due righe per marcare la differenza di reattività tra un elettorato e l’altro. Non ho visto sindaci di destra incatenarsi davanti a giornali di destra”. E infine:”Diverse sensibilità, per così dire”.
Non è neppure il caso di marcare la differenza delle responsabilità, in queste inchieste nelle amministrazioni locali rosse, tra chi governa anche da tre lustri (come in Campania e a Napoli) e chi sta all’opposizione. E parliamo, naturalmente, di responsabilità politiche prima ancora che giudiziarie (deciderà la magistratura e non la De Gregorio).
Quel che più colpisce, ripetiamo, è questo rigurgito di supponenza, questo considerarsi “i migliori”, questo schiaffo indistinto alla stragrande maggioranza degli italiani che ha scelto Berlusconi e il PdL per il governo del Paese.
C’è da dire che per L’Unità non si tratta di una novità. Ricordiamo che nel dicembre del 2006, quando il popolo del centrodestra scese in piazza contro il governo Prodi, Furio Colombo dipinse quei manifestanti come una massa di inquisiti ed evasori fiscali. Un po’ come la pensa Di Pietro, un po’ come la pensa Travaglio, al quale la De Gregorio, al pari di Santoro, ha appaltato la controcopertina giustizialista del quotidiano che fu di Gramsci e ora è di Soru, stella nascente (?) del Pd, già abbattuta dalla contraerea sul conflitto di interessi dell’ex pm di mani pulite.
giovedì 18 dicembre 2008
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