pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: IL PDL NON E' UNA CASERMETTA

domenica 6 settembre 2009

IL PDL NON E' UNA CASERMETTA


Perché il PdL non è una casermetta
Il Pdl è nato principalmente dalla fusione di due partiti "presidenziali", cioè Forza Italia e Alleanza Nazionale, il cui primo imprinting stava nel carisma e nell'autorevolezza dei rispettivi leader. Chi oggi, dunque, si meraviglia che il Pdl è un partito presidenziale, forse ha dimenticato qualche passaggio della storia recente.
Quando sentiamo dire che nel Pdl decide tutto Berlusconi, verrebbe la tentazione di rispondere: magari! Il premier ha infatti dimostrato negli anni di saper guardare sempre più avanti degli altri e di possedere un pragmatismo che nessun altro ha, nella politica italiana. Ma basta scorrere lo Statuto del partito per capire che, pur nello schema presidenzialista, ci sono ampi spazi di democrazia, a tutti i livelli. Altro che casermetta.
Non è con i facili slogan che si fotografa la vita di un partito che rappresenta la maggioranza relativa degli italiani. E poi ci permettiamo di domandare: ma cosa accade nell'Udc, o nel PD, o nei grandi partiti stranieri? La centralizzazione delle decisioni nelle mani del leader, quando un partito ha la fortuna di averlo, è ormai una caratteristica generale in questo momento politico.
L'esperienza di Forza Italia e di An continua nel PdL, senza soluzione di continuità. E a chi dice che FI è stata un partito leaderistico e carismatico, rispondiamo che sì, certamente, lo è stata. Ma Forza Italia è stata prima di tutto una grande innovazione politica, e non un partito di plastica, visto che ha messo insieme 400.000 iscritti, 50.000 dirigenti nazionali e locali, 16.000 eletti e che nel 2007 ha celebrato ben 4.500 congressi comunali. Se questa non è democrazia, cos'è, allora?
Bisogna, poi, partire da una realtà incontrovertibile: il Pdl lo ha voluto la gente. Berlusconi ha solo messo in atto quanto stava maturando da tempo nell'opinione pubblica.
Prima del discorso del "predellino" c'erano stati grandi eventi come la manifestazione del 2 dicembre 2006 a piazza San Giovanni e, comune per comune, la mobilitazione unitaria di un'opinione pubblica moderata nell'animo, ma affamata di riforme liberali. Altro che comiche finali, come qualcuno aveva predetto.
Il Pdl è nato per rispondere a questo desiderio di novità, che fra i cittadini è maggioritario. Solo l'establishment è sordo. Gli intellettuali, i media, certi politici non hanno ancora capito. Non si sono ancora messi a studiare questo cambiamento. Certi commenti sono ancora liquidatori. Certe osservazioni sono sterilmente supponenti, segnate da una fondamentale incomprensione. Il popolo, i cittadini, sono molto più avanti. Vogliono la grande semplificazione politica. Vogliono il bipartitismo. Vogliono sapere chi comanda nel Paese e vogliono che chi comanda il Paese, lo migliori.

E chi parlava del Pdl come di una deriva plebiscitaria e avventuristica, dovrà presto rendersi conto che quella era solo una polemica strumentale.

· Il Pdl è nato infatti nel modo più democratico possibile, cioè dal basso, e non attraverso una fusione fredda tra partiti com´è avvenuto, invece, al Pd.

· Il Pdl è un partito liberale di massa, si è formato sul ceppo di Forza Italia, dal patto con la Destra moderna e post-ideologica incarnata da Alleanza Nazionale ed è nato dall’incontro della politica con la società civile.

· È stato, insomma, la risposta più limpida al predominio delle oligarchie e della vecchia politica.

· Il Pdl, dunque, è la forma politica del superamento delle vecchie barriere, è lo strumento del popolo che impone la legge della modernità e inchioda la politica alle sue responsabilità.

· Il Popolo della Libertà è il partito del rinnovamento e delle riforme. Un partito che si ispira ai valori del Partito Popolare Europeo e che fonde le vecchie identità senza annullarle.

“Supereremo le vecchie categorie e i vecchi schemi della politica politicante, al pari di espressioni come ‘destra’, ‘centro’ e ‘sinistra’”. Con queste parole Berlusconi parlò della nascita del Pdl in un messaggio inviato all'assemblea dei Cristiano-popolari, dando esattamente l'idea di quanto il nuovo partito avrebbe modernizzato il modo di fare politica nel nostro Paese.

Il Pdl è destinato dunque a uscire dalle categorie tradizionali del Novecento per esprimere, attraverso un'identità precisa e forte, un moderatismo coraggioso e riformista. Il partito della responsabilità e del merito.

Soprattutto, però, il Pdl è il partito che porterà al superamento di quella frammentazione e di quei personalismi che sono stati tra i mali peggiori della vecchia politica, malata di compromessi sempre al ribasso e di instabilità e dunque priva di credibilità. Per questo, il Pdl punta a superare i vecchi schemi ed è nato con la missione di tradurre in azione di governo il meglio del pensiero liberale.

Ma l'altro compito del nuovo partito è quello di innovare le istituzioni con quella Grande Riforma di cui l'Italia ha bisogno da almeno vent'anni e che si è sempre arenata nelle secche di una politica incapace di decidere. Certo, è il partito del leader, come avviene in tutte le democrazie moderne, dove il leader del partito vincente diventa il premier, e specialmente in questo momento particolare in cui il massimo del riformismo si esprime per forza di cose nell'azione di governo.
Ultima annotazione. Le elezioni dell’anno scorso hanno testimoniato un fortissimo radicamento del Pdl sul territorio.

· La concentrazione dell’attenzione sulla personalità e sul carisma del leader è stato lo strumento che ha consentito di creare un partito a effettiva vocazione maggioritaria.

Non molti anni fa Forza Italia segnava un divario strutturale tra le consultazioni nelle quali era coinvolto direttamente Berlusconi e quelle nelle quali non si votava sul suo nome. Alla prima prova come partito, il Popolo della libertà sembra aver superato questo divario, perché il Pdl è andato meglio alle amministrative che alle europee.
I critici, allora, non si sono resi conto del senso dell’operazione politica costituita dalla costruzione di una forza politica che ha l’ambizione di sopravvivere al suo fondatore mantenendo la funzione di partito di riferimento del popolo moderato. Ma accade spesso che mentre il saggio indica la luna, lo sciocco si fermi ad osservare il dito.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che festa ieri ragazzi stracolma di invitati e spettacoli. alla festa dell'unità non c'era tutta questa partecipazione perche' invitano sempre la krikka e fanno parlare sempre a tataranno

grazie Carbone