pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: IMMIGRATI ACCOGLIENZA E LEGALITA'

martedì 29 settembre 2009

IMMIGRATI ACCOGLIENZA E LEGALITA'

Il sostanziale via libera del ministro La Russa al presidente della Camera Fini, che dal palco della festa del Pdl ha proposto la riforma della legge sulla cittadinanza, ha ufficialmente aperto il dibattito nel Pdl sul delicato tema dell'immigrazione. Il coordinatore ex An si è detto infatti d’accordo con Fini sul fatto che il tema debba essere affrontato, appunto, "nelle sedi di partito" e sulla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza, pensando in particolare alla "generazione Balotelli", cioè ai ragazzi che hanno già compiuto un ciclo scolastico, e che per questo " hanno diritto, se amano l’Italia, di essere italiani".

A fronte di un "percorso agevolatissimo" per i giovani nati in Italia e che hanno compiuto un ciclo scolastico, La Russa resta però rigido sui tempi necessari per gli adulti che vogliano la cittadinanza. E' significativo che Franceschini si sia subito allineato alla proposta dei cinque anni, invocando rispetto per le differenze multietniche e che la Lega, all'opposto, sia subito insorta affermando, con Calderoli, che anticipare la cittadinanza, e quindi il diritto di voto agli immigrati sarebbe un attentato alla democrazia e un esproprio della volontà popolare.

Ora, siccome il problema-immigrati sarà al centro della campagna elettorale nei prossimi mesi in tutte le regioni, sarà meglio maneggiare l'argomento con un po' di prudenza in più le fughe in avanti, come la presentazione di una proposta di legge bipartisan insieme al Pd proprio sull'accorciamento dei tempi per la cittadinanza senza alcun confronto interno al partito rischiano infatti di determinare una situazione di incertezza fra gli elettori moderati. Quale segnale si dà in vista delle regionali? E' giusto coniugare la fermezza con l'accoglienza, ma sconfinare nel buonismo della sinistra su un tema così cruciale rischia di diventare un clamoroso autogol. Non perché non si debba affrontare il problema, ma perché il problema deve essere affrontato all'interno del Pdl, seguendo il principio di maggioranza enunciato da Berlusconi a marzo, durante il congresso fondativo. Senza dimenticare che la cittadinanza agli immigrati non è contemplata nel programma di governo.

Parlare continuamente dell'esigenza di dare una "cittadinanza sociale" soprattutto ai minori nati in Italia rischia di essere un segnale di debolezza nel momento in cui l'elettorato richiede invece fermezza. Anche perché l'esperienza insegna che non è automatica - con la cittadinanza - l'integrazione di ragazzi che vivono in famiglie e in comunità, come quella cinese e gran parte di quella islamica - per non parlare dei rom - che non hanno alcuna intenzione di integrarsi. E non vanno dimenticate le recentissime esperienze di altri Paesi europei come la Gran Bretagna e la Francia.
Insomma, il problema vero è quello di saper coniugare accoglienza e legalità, senza cedimenti buonisti alle sole ragioni degli altri, perché difendere i diritti degli immigrati senza citarne mai i doveri significa intraprendere la strada del dialogo a senso unico che è tipico delle politiche perdenti della sinistra.

Questo mentre il Pdl dovrebbe fare fronte comune nei confronti di quei magistrati che si ritengono liberi di applicare e interpretare le leggi a loro piacimento, riparandosi dietro il paravento della Costituzione, come sta accadendo alle nuove norme sulla sicurezza che prevedono il reato di immigrazione clandestina. Il presidente dell'Anm Palamara ha addirittura teorizzato che i magistrati possano fare un controllo di costituzionalità, sostituendosi alla Consulta, fingendo di ignorare che non applicare una legge dello Stato è un reato, punto e basta.

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