Prima di sbattere pesantemente la testa contro il muro la Repubblica e il gruppo Espresso si sono presi 10 giorni di tempo, l’arco di giornate cioè tra la fine del G8 e le ultime significative sortite del Capo dello Stato. L’immondizia gossipara de l’Espresso rilanciata oggi da Repubblica va ad infrangersi non tanto contro il Presidente del Consiglio in qualità di vittima designata del pattume mediatico, ma contro una politica e una linea Maginot segnata da Napolitano con la sua ultima esternazione – intervista rilasciata non a caso al Corriere della Sera.
Traduciamo ancora più semplicemente: il Capo dello Stato sta imponendo a maggioranza e opposizione un metodo di lavoro pur rispettandone la perfetta autonomia e libertà di azione.
A questo metodo, che segnerebbe la definitiva sconfitta dello scandalismo del Gruppo Espresso usato come arma di liquidazione politica, si sta attenendo anche la gran parte del Partito Democratico mentre si oppone forsennatamente il Robespierre di Montenero di Bisaccia! Tanto che i commentatori più arguti della politica nazionale, a cominciare dall’editorialista Stefano Folli, notano con disappunto, come l’ultima melma distribuita dal giornale di Scalfari e Mauro abbia disturbato non poco la cerimonia del Ventaglio al Quirinale e la puntuale riproposizione della linea di tregua che tanto piace all’inquilino del Colle. Dunque, la Repubblica, non trovando più nei Bersani, nei Franceschini e negli altri aspiranti leader del Partito Democratico alla ricerca di stabilità, ha finito per diventare il cavallo di Troia dell’On. Tonino Di Pietro! E per capire che non si tratta di una forzatura o di un’esagerazione basta notare come l’impaginazione della spazzatura gossipara, che divide i commenti di D’Avanzo e la cronaca della signora Milella, finisca per indurre il lettore ad assegnare l’Oscar del politico con gli attributi solo all’ex pm di Mani Pulite, perché l’unico in grado di tifare per la linea editoriale fino a “snobbare, criticare e quasi insultare” il Capo dello Stato.
La morale per noi è più semplice di qualche settimana fa, quando la spazzatura mediatica godeva di un qualche peloso supporto anche da parte di quegli editorialisti che oggi fanno scudo all’uomo del Colle. Dunque, piena convenienza ad appoggiare quella linea di equilibrio e a mettere sempre più nell’angolo della impolitica i “capi popolo della mondezza”: sia che si tratti di direttori di giornale, di loro editori od editorialisti, e naturalmente dei loro referenti politici ben riconoscibili anche se da tempo hanno gettato la toga….
mercoledì 22 luglio 2009
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