Repubblica, figliocci di Repubblica, campagna di veleni, Michele Santoro, Marco Travaglio, giornalisti che sono gli unici abilitati a giudicare se stessi, oltre che tutti gli altri. Addirittura, come nel caso paradossale de La Stampa, Guido Ruotolo "recensisce" in semi-esclusiva il proprio fratello Sandro Ruotolo, inviato di punta di Anno Zero. Non solo. Sovvenzioni dello Stato e del governo a tutti. Contratti d’oro, stipendi d’oro, carriere garantite. Questo è oggi la stampa italiana; diciamo quell'area vip fatta di direttori, conduttori e grandi firme che si dichiara vittima del “regime berlusconiano”. È questa stampa che organizza la piazza per difendersi dagli “attacchi del governo”. Mentre i giornalisti qualsiasi che, nonostante gli aiuti dati dal governo agli editori rischiano la disoccupazione, sfilano più o meno consapevoli per difendere in realtà le parcelle milionarie di Santoro, Travaglio e Fabio Fazio.
Ma qual è la realtà? Prendiamo i maggiori quotidiani per diffusione: Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Sole 24 Ore. Proprietà: Fiat, Banca Intesa, Mediobanca; De Benedetti; ancora Fiat; Confindustria (cioè nuovamente Fiat e De Benedetti). Sono riconducibili al governo? Non pare proprio. Hanno una linea filo-governativa? Men che meno. In compenso i lettori complessivi dei quotidiani sono rimasti quelli del dopoguerra: poco più di cinque milioni. Insomma, si fanno grandi battaglie, ci si parla addosso ma non si conquistano né lettori né clienti. L'amara verità è che i nostri giornali non appaiono credibili, e forse più di un editore e direttore non sa fare il proprio mestiere. Sarà anche questa colpa di Berlusconi?
Veniamo ai giornalisti. Eleggono un gran numero di organismi, dall’Ordine professionale alla Federazione della Stampa, all’Inpgi (istituto previdenziale), alla Casagit (assistenza sanitaria). In tutti la maggioranza è in maniera schiacciante di sinistra: ed infatti organizzano manifestazioni come quella di sabato scorso. Questa libertà di voto e rappresentanza, anche per organismi che maneggiano ingenti capitali come l’Inpgi, è mai stata messa in discussione? No, e ci mancherebbe.
Già: ma c’è ovviamente la televisione, chiodo fisso dei fautori della tesi del regime. Mediaset, è noto, è controllata da Berlusconi, mentre la Rai è storicamente lottizzata dai partiti (tutti, maggioranza e opposizione). Mediaset ha un solo programma di approfondimento politico, Matrix, in seconda serata. Vi risulta che abbia mai condotto campagne contro chicchessia? Lo dirige Alessio Vinci, prima lo dirigeva Mentana: il quale si dimise perché voleva fare la diretta sulla morte di Eluana Englaro, mentre l’azienda mantenne la programmazione usuale. Questione di palinsesti e pubblicità, non di politica.
Passiamo alla Rai. Cinque talk show politici:
· Porta a porta in seconda serata su Rai1, orientamento ecumenico-moderato.
· Anno Zero prima serata su Rai Due (caso unico al mondo di conduttore, orario e palinsesto imposti dalla magistratura), orientamento antiberlusconiano duro e puro.
· Ballarò prima serata su Rai Tre, orientamento Pd.
· Che tempo che fa, prima serata sabato e domenica su Rai Tre, orientamento sinistra.
· Sette e mezzo, preserale la domenica su Rai Tre, sinistra.
· Tralasciamo Report, prima serata la domenica su Rai Tre subito dopo Che tempo che fa e Sette e mezzo. Report nasce come programma di approfondimento e inchieste, ma l’opposizione se l'è in pratica annesso.
Si noti bene: tutti, programmi e conduttori, sono stati confermati dalla nuova dirigenza Rai, con relativi contratti, collaborazioni e stipendi più o meno d’oro o di platino. C’è anche La 7, naturalmente. Con Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber e, il lunedì, seguito in prima serata da L’Infedele di Gad Lerner. Orientamento, sinistra.
Il panorama parla da solo. La sinistra lo chiama pluralismo: quale? Di certo mancano l’obiettività e l’equilibrio. La sinistra, inoltre, afferma che non ci sono solo i talk show, ma anche i tg. Un falso. L’errore più grossolano è stabilire un nesso diretto tra televisione, libertà di informazione, consenso politico e soprattutto risultati elettorali. Berlusconi vinse nel ’94 quando la Rai era interamente appaltata ai partiti della Prima repubblica, e su Mediaset si faceva solo intrattenimento. La Lega si affermò praticamente ignorata dalla tv. Prodi è caduto due volte (e assieme a lui D’Alema e Amato) con presidenti Rai e direttori dei telegiornali nominati dall’Ulivo. Ultimi, Claudio Petruccioli a viale Mazzini e Gianni Riotta al Tg1. Ce ne siamo forse dimenticati?
Ma c’è un ultimo aspetto da tenere presente quando si parla di televisione: si chiama Sky, e agisce da monopolista sul satellite, raggiungendo un pubblico via via crescente grazie al calcio, ad una tv spesso di qualità ma anche a nessun vincolo di tetto sulla pubblicità. Sky tg 24 non è certo filogovernativo; anzi. Lo è diventato ancora meno da quando il governo, dovendo parificare per un ultimatum europeo l’Iva sulla pay-tv, anziché ridurla a Mediaset (che sarebbe accaduto se l’avesse fatto?) l’ha alzata all’azienda di Rupert Murdoch.
Ecco, questo è il quadro dell’informazione in Italia. Sia quella scritta sia quella trasmessa sullo schermo tv. Tralasciamo internet, dove il governo Prodi voleva introdurre una sorta di censura sui blog, e dove Carlo De Benedetti chiede ancora una tassa sulle rassegne stampa.
È questa la libertà di stampa negata? È per questo che la sinistra scende in piazza? Qualcuno ha notizia di un giornalista censurato, sottoposto a restrizioni, di un giornale sequestrato, della puntata di un programma non andata in onda? Di uno sproloquio di Marco Travaglio al quale sia stata toccata una virgola? Di una raccolta di firme contro il governo con mobilitazione di premi Nobel, o della consueta rassegna stampa dei “giornali stranieri” ostili al premier (altro caso unico al mondo) che abbiano patito un qualche problema? Ma ci facciano il piacere.
lunedì 5 ottobre 2009
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2 commenti:
Sola la tv? e la magistratura ad orologeria?
Fini difende Berlusconi: se cade il governo solo elezioni
"Nel nostro sistema, la maggioranza è quella che esce dalle urne. Non a caso gli elettori che hanno votato nelle ultime Politiche hanno trovato sulla scheda il nome del candidato premier"
Nel nostro sistema, la maggioranza è quella che esce dalle urne. Non a caso gli elettori che hanno votato nelle ultime Politiche hanno trovato sulla scheda il nome del candidato premier". Parola di Gianfranco Fini. E' la svolta (tanto attesa da Silvio Berlusconi). Il numero uno della Camera mette così fine a tutte le ipotesi di un governo bipartisan o del Presidente (come ha chiesto Rutelli) nel caso dovesse cadere il Cavaliere. Un esecutivo che avrebbe dovuto fare perno proprio sull'ex leader di Alleanza Nazionale: o come presidente del Consiglio 'traghettatore' o quantomeno per la sua pattuglia di fedelissimi in Parlamento. Niente da fare.
Fini ha scelto il momento perfetto per sottolineare la sua fedeltà a Berlusconi e spazzare via dubbi e retroscena. Nel mezzo della bufera per la sentenza (e le relative motivazioni) che hanno condannato la Fininvest a pagare 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti e alla vigilia della riunione fondamentale della Corte Costituzionale chiamata a decidere sul Lodo Alfano. Bossi non esclude il ricorso alle elezioni anticipate, Calderoli attacca duramente - ma senza citarlo - Gianni Letta, il Pdl è pronto a manifestare per difendere il Cavaliere e nel Centrodestra si parla ormai apertamente di un tentativo di golpe. Di sovvertire la volontà popolare.
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