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martedì 26 gennaio 2010

DISSESTO: FINE DEI PRETESTI

Parlare di “anima critica” è legittimo solo a condizione di vedere e analizzare tutti, o almeno molti degli aspetti delle situazioni e delle responsabilità. Altrimenti si rischia di essere soltanto anime faziose e maldicenti.
Mai nessuno è perfetto. Qualsiasi buon padre di famiglia commette anche errori. Questo non significa che non ne sia responsabile e non debba essere chiamato a risponderne. Così come non si può misconoscere ciò che di buono ha fatto. Soprattutto non lo si può comodamente trasformare nel capro espiatorio di peccati ampiamente condivisi.
All'epoca dei fatti incriminati non esisteva l'elezione diretta del Sindaco. Si votava solo per eleggere il consiglio comunale, al cui interno poi si costruiva uno schieramento di maggioranza che decideva chi dovesse essere il sindaco. Non essendo stato eletto dai cittadini, il sindaco nel suo operare non rispondeva direttamente a un preciso programma e ai cittadini che lo avevano votato, ma alla maggioranza consiliare che lo aveva designato e che era dunque al tempo stesso garante e corresponsabile politica del suo agire. Se il buon padre di famiglia è colpevole di aver dilapidato il patrimonio comune, la chiamata in correità dei parenti consiglieri è inevitabile.

Occorre poi andare a vedere anche le specifiche responsabilità della giunta che ha deciso di dichiarare lo stato di dissesto. Davvero era l'unica scelta coraggiosa che si poteva fare? O forse paura, inadeguatezza e autolesionismo hanno preso il sopravvento? O, ancora peggio, si è creduto di riuscire a mettere a segno un colpo da maestri, scatenando l'assalto alla diligenza e la razzia delle casse comunali, convinti che alla fine la voragine debitoria sarebbe stata ripianata a spese dello Stato, con buona pace e guadagno di tutti?
Inutile aggiungere, perché tutti lo sanno, che nell'immediato l’interesse privato e personale di tanti, tantissimi, ha trovato il modo di avvantaggiarsi e l’occasione di ricavare profitti più o meno grandi dal saccheggio delle risorse pubbliche.
Ma il diavolo, si sa, è sempre affrettato e pasticcione e come al solito ha sottovalutato l'importanza del coperchio. Oppure si è volutamente dimenticato che tutto ha un prezzo e che prima o poi il conto sarebbe arrivato. Il costo sociale, materiale e immateriale, pagato per la dissipazione del patrimonio pubblico è stato altissimo e le conseguenze sotto gli occhi di tutti.

Cominciano qui le gravi responsabilità delle giunte succedutesi fino ad oggi, il cui compito fondamentale era per l'appunto quello di risanare i conti, pianificare, difendere magari pochi ma ben definiti e irrinunciabili baluardi di civiltà, dignità e speranza sociale. L'oculata e lungimirante gestione delle entrate e delle spese, la riscossione intransigente dei crediti vantati dal comune, l'esatto e puntuale censimento del patrimonio pubblico e l'ottimizzazione della sua redditività, nonché l'elaborazione di un chiaro progetto di sviluppo, la definizione di priorità programmatiche e sinergiche, la messa in campo di valide capacità e competenze. Questo era il compito che spettava alle giunte, innegabilmente tutte di centrosinistra, che si sono succedute negli ultimi 15 anni e tutte lo hanno miseramente fallito.
Anziché restare il terreno di confronto e verifica dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione politica e amministrativa, il dissesto è diventato la scusa per giustificare ogni improvvisazione, incapacità, incompetenza e misfatto.
Affrontare il dissesto seriamente e in nome del supremo interesse della collettività avrebbe certamente richiesto il coraggio di scelte impopolari, o meglio impersonali. Più di qualcuno avrebbe dovuto essere chiamato a restituire il mal tolto o quantomeno a versare prontamente nelle casse comunali il corrispettivo in contanti del suo valore. Ma forse, facendosi due conti e scambiandosi una complice strizzatina d’occhio, si è preferito adottare la strategia del “Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato; scurdammose 'o passato, simm'e Napule, paisa'... !”

Indimostrabile che giunte di diverso orientamento politico sarebbero riuscite a fare di più e meglio ma lo stato attuale del nostro territorio attesta che tutto il meno e il peggio possibile è stato fatto. A Bernalda infatti non esiste più niente. Non c’è un razionale piano del traffico, non ci sono trasporti pubblici, non ci sono strutture e servizi sanitari, non c’è asilo nido, non ci sono centri per gli anziani, non ci sono giardini attrezzati per bambini, non ci sono locali e strutture per lo spettacolo, la cultura, l’arte, non c’è la piscina, non c’è decoro urbano. A Metaponto non esiste nemmeno più la spiaggia. E quel che è peggio il futuro stesso sembra tramontato alle nostre spalle.
Non è più possibile continuare così. Occorre chiudere una volta per tutte i conti con il passato e cominciare a ricostruire il futuro.
E per prima cosa è indispensabile fare chiarezza su cosa è veramente successo a Bernalda e Metaponto in questi ultimi 20 anni, sui bilanci comunali e sulle scelte amministrative fatte. Una vera e radicale Operazione Verità, nero su bianco, estesa, condivisa, puntuale e pubblica, e senza sconti per nessuno. Non certo la misera farsa messa in scena nei giorni scorsi dal PD.
Occorre che finalmente tutta la cittadinanza conosca i numeri, le voci e le dinamiche del dissesto, così che ognuno possa esprimere il proprio informato giudizio sul passato e soprattutto formulare la propria lucida e consapevole volontà sul futuro.
Si tratta di un compito improbo, che incontra non pochi ostacoli, ostilità e boicottaggi. Ma alla capacità di portarlo a termine è legata l’ultima speranza che abbiamo di ritornare ad essere un popolo maturo e responsabile, una società civile operosa e ricca, e soprattutto uomini e donne liberi, coraggiosi e felici.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Pizzola,se le azioni generate sono azioni irresponsabili, che si risponda a 10 o 10.000 persone, esse tali restano. La correità, poi, certo non le mitiga. La necessità di dover fare chiarezza a distanza di un ventennio, è di per sè sufficiente a dimostrare l'inadeguatezza etica e morale.
L'anima critica

amministratore ha detto...

Candidiamo le anime critiche e i loro fan's a sindaci ed assessori di Bernalda ? SIAMO DACCORDO?
Prisco rinuncia e candida a sindaco Anima Critica va bene?
Cosi almeno possiamo vedere la sua faccia uscire dall'anonimato!
Hai coraggio Anima Critica? ora è il momento di dimostrarlo! altrmineti rimani solo Anima Faziosa e Maldicente!

Anonimo ha detto...

L'anima critica è sempre la stessa persona una e trina e vuoi gli date anche ascolto! si vede apertamente che vuol sembrare uno di sestra ma la sua anima è sinistra e vuol destabilizzare!
Franchi, voi che siete i Tiratori impallinateli.

Un amico ha detto...

Caro Franco Prisco stai attento al tuo fido Coordinatore, perchè il tuo posto alla carica di candidato Sindaco si sta volatilizzando.

Anonimo ha detto...

anima critica e anche maldestra?
Chiacchiericcio infinito e fuori luogo. Spero che la provvidenza ti dia ragione. Sono altri che si impiccherebbero per una candidatura volatilizzata non il tuo amico, se SEI un amico vero , dovresti conoscere Franco Prisco!