Italia e Francia stringono un patto sul nucleare. Ma non solo: Roma e Parigi sono alleate, con posizioni “comuni”, su molti fronti. A cominciare dall’esigenza di riscrivere le regole dell’Europa. Di un’Europa che sta affrontando la crisi finanziaria con regole del “secolo scorso” e deve cambiare il modo di funzionare. E per farlo il premier Silvio Berlusconi ed il presidente francese, Nicolas Sarkozy, cercheranno insieme anche l’appoggio della Germania.
Roma e Parigi mentre stringono i rapporti su settori strategici come la Difesa apprestandosi a mettere in cantiere una portaerei comune e accelerano sulla Tav Torino-Lione, si presenteranno domenica prossima “con identica posizione” anche a Bruxelles, dove è previsto il consiglio straordinario dei capi di Stato e Governo per fronteggiare la crisi.
E faranno sentire - spiegano Berlusconi e Sarkozy al termine del vertice italo-francese di Roma - la “loro voce comune per chiedere all’Europa decisioni forti” sulla crisi. Pronte ad “assumersi le proprie responsabilità” ma compatte nel superare le “ingenuità” ed agire con “più coordinamento e determinazione” anche in risposta alle strategie di altri player, come gli Usa.
Un’esigenza - quella di un potenziamento dell’azione Ue di fronte alla crisi - ribadita anche dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha ricevuto Sarkozy al Quirinale. Nel colloquio è stato espresso anche l’auspicio che il Trattato di Lisbona possa entrare in vigore prima di fine anno, per rafforzare le istituzioni ed il funzionamento dell’Ue.
Posizione comune Berlusconi-Sarkozy anche per una “nuova strategia della Nato” e stessa visione sulla necessità di creare uno spazio comune con la Russia. Accordo poi sulla proposta di Parigi di una brigata italo-francese sul modello di quello franco-tedesco. Sui temi discussi oggi a Villa Madama - dove c’erano molti ministri dei due governi - le parole d’ordine sono state ‘stretta amicizia-collaborazione-accordo’. A dimostrazione del clima di grande intesa tra i due leader, Sarkozy ha ringraziato Berlusconi per la gestione della presidenza del G8, ma anche per il suo ruolo di ‘amico di Putin’, decisivo all’accelerazione della soluzione della crisi in Georgia. Il premier italiano, da parte sua, ha parlato del capo dell’Eliseo come di un “grande amico” che aiuterà il bene comune.
Nucleare. Nasce un asse italo-francese che, nella cornice dell’accordo intergovernativo firmato oggi da Berlusconi e Sarkozy, sancisce il fidanzamento Enel-Edf su numerosi fronti. La tecnologia delle prime 4 centrali (la prima in funzione entro il 2020) nella penisola sarà ‘made in France’ e permetterà di “fare presto” nel rientro, dopo 22 anni, dell’Italia nella produzione elettrica nucleare.
giovedì 26 febbraio 2009
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7 commenti:
Nucleare/Sondaggio Sky Tg 24: per il 68% è una scelta giusta
Il 68% dei partecipanti al sondaggio quotidiano di Sky Tg24 è favorevole alla costruzione di quattro centrali atomiche in Italia entro il 2020. Al contrario, il 32% dei votanti non è d'accordo con quanto deciso ieri nel corso dell'incontro tra Sarkozy e Berlusconi.
Sono passati 22 anni dallo sciagurato referendum che portò allo smantellamento delle centrali e paralizzò la ricerca sull’atomo in Italia. Mentre gli altri andavano avanti, il Paese pagava duramente quella scelta, con una dipendenza energetica dall’estero superiore all’85% e con costi insostenibili per lo Stato, per i cittadini, per le nostre imprese appesantite nei bilanci dalla bolletta più salata d’Europa. Energia anche nucleare erogata a caro prezzo da centrali oltralpe, situate a pochi chilometri dai nostri confini. E questo la dice lunga sul fantasma del pericolo nucleare agitato anche oggi dal vetero-ambientalismo nostrano.
Alla nostra sinistra, rimasta a 22 anni fa, la tempistica non porta fortuna. Dalle pagine dell’inglese Independent, quattro icone dell’ambientalismo mondiale ieri hanno fatto clamorosamente outing. Stephen Tindale, ex direttore di Greenpeace: “Mi sono reso conto che l’energia atomica è meglio dei cambiamenti climatici”. Mark Lynas, autore di un best seller sui cambiamenti climatici: “La moratoria sulla costruzione di nuove centrali fu un errore enorme, per il quale ora la Terra sta pagando il suo prezzo”. Si aggiungono ai tanti scienziati e leader pentiti di un ambientalismo passatista e retrogrado dove si distingue la sinistra italiana. Quanto al Pd c’è soltanto la conferma di un partito confuso, il dalemiano “amalgama mal riuscito” dove ognuno va per conto proprio.
Nel 1986 tutto il mondo era terrorizzato dal nucleare. Parlavamo ancora dei due ''blocchi freddi''.
Comunque il PD ancora non ha deciso da che parte stare anche se Veltroni mi pare fosse a favore della ripresa del nucleare.
Ed Ermete Realacci è daccordo ?
Ma io dico che è una scelta forzata, la nostra, di mirare al risparmio energetico per non danneggiare ulteriormente il bilancio statale. Parliamo ovviamente di tempi che vanno dai 9 - 14 anni per la realizzazione.
E poi il nucleare è davvero cambiato.
non ne capisco niente, ma da quello che ho letto di uranio ne abbiamo ancora per 35 anni, sempre che le richieste non aumentino, quindi facendo due calcoli con le nostre centrali in funzione dal 2020 sarebbero utilizzate per solo 23 anni. mi chiedo, il beneficio derivante da questo investimento che credo sia colossale, in ripeto soli 23 anni, in quanto si tradurrà e chiedo: se questa mole ingentissima di danaro fosse spesa per sistemare sui nostri tetti parchi fotovoltaici sarebbe meglio? grazie.
La fonte eolica lo ha già dimostrato nel Paese - la Germania - che più d’ogni altro v’ha investito: assai modesto è infatti il contributo elettrico che proviene dalle più di 15.000 turbine eoliche ivi installate: circa 3% dall’eolico contro il 30% da nucleare (la cui potenza installata è, in Germania, quasi uguale a quella eolica). Il solare termico produce solo aria o acqua calda, e a questo scopo il mondo usa meno del 10% dell’energia che consuma, di cui la porzione maggiore è consumata dalle zone che meno possono servirsi del solare termico; e, infatti, esso contribuisce nel mondo per meno dello 0,001%, anche perché è molto più conveniente utilizzare l’energia dalla rete del gas o elettrica cui ogni edificio deve comunque essere connesso. Quanto al solare fotovoltaico, per produrre con questa tecnologia meno dell’1% dell’energia elettrica consumata dagli italiani, i soli pannelli fotovoltaici (senza installazione, trasformatori, ed eventuali accumulatori) costerebbero la proibitiva cifra di più di 10 miliardi di euro, e vi sono valide ragioni tecniche per dubitare che questi costi possano significativamente abbattersi.
Il mondo produce oggi da tutte le nuove fonti rinnovabili messe insieme - geotermia, rifiuti, biomassa, eolico, e solare termoelettrico e fotovoltaico - meno del 2% dell’energia elettrica che consuma. Quanto a produzione da queste fonti, l’Italia è già al terzo posto in Europa con 11 miliardi di kWh prodotti nel 2003 (il 10% dell’intera produzione europea da queste fonti); nonostante ciò, l’energia elettrica così prodotta copre meno del 4% dell’energia elettrica consumata dal Paese.
Oggi, quella disponibilità alternativa alle fonti fossili - inquinanti e sempre più costose - è offerta solo dalla tecnologia nucleare da fissione. Una tecnologia ormai ben collaudata, che trova largo e sicuro impiego nella maggior parte del mondo industrializzato, e che non può pertanto continuare ad essere esclusa dalle strategie energetiche del nostro Paese.
Teniamo a precisare che con questa nostra critica noi non proponiamo di sospendere, fermare o rallentare le ricerche sulle energie rinnovabili; ricerche che potrebbero portare, in un futuro pur lontano, alla scoperta, che nessuno può naturalmente escludere, di nuovi metodi d'impiego di queste forme d’energia. Questa nostra critica invita solo a non alimentare speranze, vicine o illusorie, sulla soluzione di quel grande problema che è la situazione energetica del Paese e che ha bisogno di essere responsabilmente affrontato.
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