La cosa più sorprendente, almeno per chi non lo conosce e tenta di non apprezzarne le qualità umane dividendole da quelle politiche, è stato il tono dell’intervento. Il Presidente del consiglio chiamato al passaggio più delicato della legislatura ha trovato l’equilibrio necessario a ribadire i concetti e i valori che quella discesa hanno determinato nel ’94 e che ancora costituiscono il significato più profondo per trasformare l’Italia in un paese moderno, democratico e liberale dove il popolo può davvero interferire nelle decisioni che lo riguardano. Anche la meticolosità con cui ha riconosciuto il lavoro comune dell’intero Pdl e della Lega in questi due anni serve a rilanciare la necessità di proseguire un cammino di cui non ha bisogno questo o quel leader, questo o quel partito, questa o quella coalizione ma, appunto, l’Italia tutta.
Non sono mancati, tra le righe, dei richiami critici e persino in apparenza autocritici rispetto a qualcosa che sembra non aver funzionato in quello spirito di unità che da sempre ispira il suo sogno politico: la riunificazione di tutti i moderati!
Non sappiamo quali saranno gli effetti a lungo termine di questo discorso, mentre sappiamo che oltre a superare la barriera formale della fiducia in modo più ampio del previsto, questo richiamo-appello di Silvio Berlusconi alla parte migliore del paese, resterà. Ha parlato dentro il Palazzo, ma non ha parlato solo al Palazzo: si capiva anche lo spirito con cui i diversi richiami alla concordia quando si ha un comune progetto di rinnovamento del paese, erano rivolti a chi sedeva attorno a lui e ai milioni dei cittadini disorientati dall’impressione che la politica divida persino ciò che è (già) unito.
L’auspicio sta diventando più forte delle polemiche che questa estate hanno disorientato soprattutto i nostri elettori: quello di ritrovare nell’azione di governo – cioè nella fatica e nell’impegno del fare – la soluzione ad alcune divisioni che la gente comune non potrà mai comprendere.
giovedì 30 settembre 2010
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