pdl bernalda popolo della libertà bernalda matera pdl bernalda metaponto politica bernalda: PDL NATO PER MODERNIZZARE

giovedì 8 luglio 2010

PDL NATO PER MODERNIZZARE

Berlusconi lo ha detto chiaro, a tutti: il Pdl è nato per modernizzare la politica italiana e accelerare la transizione verso una democrazia finalmente compiuta, e non può diventare un contenitore partitocratico che sarebbe la brutta copia della Dc. L’avvertimento del premier è preciso: se qualcuno si è messo in testa l'obiettivo di paralizzare il Pdl per indebolire il governo e aprire la strada a scenari futuribili che sarebbero in realtà vecchi come il cucco, ha sbagliato luogo, tempo e circostanze politiche. Lo schema in atto è già collaudato, anche se solo una volta è andato a segno contro Berlusconi (fu nel ’94, all’alba della seconda Repubblica) ed è quello tipicamente leninista secondo cui in democrazia il voto popolare non conta, conta soltanto la volontà di una ristretta élite che ha la facoltà - a differenza del popolo - di discernere il bene e il male e di guidare le masse nella giusta direzione al di là, appunto, della loro stessa espressione di voto.

Berlusconi, da quando è sceso in politica, ha sempre avuto con sé il popolo dei moderati, la forza straordinaria che deriva dal rapporto diretto tra il leader e il suo elettorato - e questa la conserva intatta - ma la sua leadership ha anche bisogno di un partito compatto, avulso dalla tentazione correntizia. Da questo punto di vista, Forza Italia è stata un modello di partito moderno, che ha saputo costantemente supportare il suo leader discutendo, certo, ma senza mai mettere in discussione i fondamentali della “nuova politica”. Ora Forza Italia non c'è più, c'è il PdL. È legittimo sventolare la bandiera dei diritti delle minoranze, senza però infrangere la regola aurea della democrazia, secondo cui alla fine di ogni confronto decide chi ha la maggioranza.

Berlusconi ha lanciato un altolà alle fondazioni che da bruchi culturali si stanno trasformando in farfalle politiche che svolazzano qua e là intorno al partito; la storia di Forza Italia dimostra che se dietro il leader non c’è un partito coeso, la politica fa non uno, ma cento passi indietro, e questo nessuno se lo può permettere in un momento in cui è necessario dare il massimo supporto al governo impegnato a traghettare il Paese fuori dalla crisi economica.

Dunque, la nascita esponenziale di tante fondazioni epigone degli spezzoni politici e culturali confluiti nel Pdl, anche se nate con le migliori intenzioni, rischiano solo di fare il gioco di chi ha interesse a indebolire il partito, e di tutto c’è bisogno adesso meno che di una simile deriva.
Oggi come nella legislatura 2001-2006, dopo un paio d’anni di governo si stanno mettendo in modo meccanismi se non identici, almeno molto simili. Il primo colpo arriva dall’interno, una sorta di fuoco amico che cerca di ammantarsi dell’autorevolezza di chi vuole il bene del centrodestra mentre invece non fa che indebolirlo. Prima erano Casini, Follini e Fini, che parlavano di “discontinuità”, poi di tre punte, con il risultato di far cadere i consensi verso il governo Berlusconi, poiché ogni volta che veniva varato un provvedimento c’era chi prendeva le distanze proprio dall’interno. Adesso c’è un’esigua minoranza pronta a prendersi il ruolo di chi fa le pulci a governo e maggioranza indebolendone (involontariamente) l’azione.

Questo ha permesso in parte all’opposizione e in parte – forse preponderante – ai mezzi d’informazione, d’insinuarsi negli spazi di un consenso berlusconiano dilagante, per fomentare il dubbio che tanto efficiente questo governo poi non è, che non è tutto oro ciò che riluce all’ombra del Pdl, del governo, del credo berlusconiano.

Quindi, oggi come allora, il Corriere della Sera può permettersi, sempre usando editorialisti storicamente vicini al centrodestra (per rendere più credibile il tutto), di accusare d’immobilismo l’esecutivo e Berlusconi stesso.

A questo si aggiungono le proteste di piazza, gli scioperi, l’offensiva della magistratura politicizzata. Tutto fa brodo per presentare una situazione peggiore di quella esistente.

E’ per questo motivo che a differenza della legislatura 2001-2006 è necessario un guizzo, per confermare nella testa e nell’immaginario degli italiani che mentre molti parlano a vanvera, puntano a giochi di palazzo, resistono ad ogni tentativo di ammodernamento del Paese, c’è chi davvero si è rimboccato le maniche nell’esclusivo interesse dei cittadini, per dar loro dignità, sicurezza, solidità e – perché no? – floridità sotto il profilo economico.

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